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L’importanza dell’educazione nella natura
natura

PARLA ALLA TERRA, e lei ti insegnerà…

Prima dell’introduzione alla letteratura e ai numeri, alla filosofia e alla storia; prima di apprendere le abilità della comunicazione attraverso la parola scritta, e acquisire la capacità di interpretare gli scritti delle grandi menti a livello mondiale; prima di sviluppare una qualsiasi cognizione di educazione e civiltà, ogni individuo è prima di tutto un figlio della Terra.

Ognuno possiede delle necessità peculiari e del tutto naturali che devono essere soddisfatte appieno per garantire una sana sopravvivenza e raggiungere con successo l’età adulta. Di fatto, un bambino alla nascita non è molto diverso da ogni bambino nato prima di lui dall’inizio dei tempi.
Persino in quest’epoca moderna di rapido sviluppo tecnologico, di economia del profitto, di nuclei familiari isolati, ogni nuovo nato richiede le stesse identiche cure essenziali che erano necessarie ai nostri antenati: nutrimento, attaccamento fisico ed emotivo, affetto, calore e sicurezza. Man mano che i bambini crescono, questi bisogni restano ancora fondamentali, e si scopre di continuo come i piccoli rispondano meglio, e con esiti felici, a una vita familiare sana e a lunghi periodi di tempo trascorsi in grandi spazi all’aperto.
Esistono lezioni indispensabili, che ogni bambino deve apprendere per poter vivere una vita sana, e che nulla hanno a che vedere con la cultura moderna o con gli studi accademici, ma che è possibile ricevere solo a contatto con la Natura.
Non è affatto nuova l’idea che i bambini abbiano bisogno di lunghi e indisturbati periodi di tempo da trascorrere nella Natura per poter crescere e prosperare. Il concetto che la salute fisica e intellettiva si realizzi a contatto col mondo naturale è un filo rosso che lega gli scritti dei migliori educatori e filosofi della storia. Persino i più grandi maestri del mondo, nei loro programmi si sono sempre avvalsi della Natura per insegnare molte fra le lezioni più importanti nella vita.

Sembra, d’altronde, che con il procedere delle generazioni questo tipo di saggezza vada sparendo, e dimentichiamo sempre più di affidarci alla Natura come migliore maestra per i nostri figli.

Per un bambino piccolo, non ancora in grado di apprendere dalla pagina stampata o di sostenere la routine scolastica, la Natura è una fonte infallibile di divertimento e istruzione.” (Ellen G. White)
Mettiamo fretta ai nostri figli, li spingiamo a bruciare le tappe nella convinzione che debbano costruirsi una biblioteca interiore di conoscenze pratiche e teoriche non appena mostrano di poterne afferrare i concetti.
Li iscriviamo, ancora piccolissimi, a corsi di musica, storia, lingue straniere. Facciamo loro da autisti accompagnandoli a nuoto, a danza e karate. Riempiamo il tempo che resta e le fine settimana libere con altre attività analoghe: gite allo zoo, ai musei, agli edifici storici, a mostre e rappresentazioni; elaboriamo liste mentali di ciò che i nostri figli hanno fatto e potrebbero fare, e ci sentiamo soddisfatti quando sono in grado di rispondere in modo corretto alle domande o recitano che è una delizia.

Per quanto tali attività, di fatto, contribuiscano alla creazione di un bagaglio completo di conoscenze, e possano, nei giusti contesti, favorire un amore genuino per l’apprendimento, da sole non hanno la forza di ergersi a colonna portante dell’educazione. Una solida educazione non si fonda, in definitiva, sulle abilità e sulle conoscenze acquisite attraverso corsi e lezioni. Il suo fondamento è, invece, negli istinti, nelle esperienze, nella nostra relazione con il mondo, e tutta la restante educazione non fa che riposare su questa base, dalle cui caratteristiche trae forza e respiro.

Ciò detto, il tempo trascorso nella Natura è senza dubbio il modo migliore di preparare i bambini per qualsivoglia apprendimento futuro. Potrebbe sembrare un atto di pigrizia, se non addirittura una grave privazione, il non iscrivere i propri figli a corsi e lezioni appena ci sembrino grandi abbastanza, e permettergli, invece, di scorazzare liberi e indisturbati per ore all’aria aperta seguendo le avventure che detta loro l’impulso. In una cultura focalizzata su ogni singolo risultato raggiunto dai suoi membri, persino quelli più piccoli, è facile comprendere un simile timore. Tendiamo a credere che se i nostri figli non iniziano a imparare e affinare tutta una serie di abilità e conoscenze utili, a volte a partire persino da quando imparano a camminare, resteranno indietro rispetto ai coetanei, e più tardi, nella vita, soffriranno gravi privazioni e battute d’arresto.

Esiste, tuttavia, una prospettiva alternativa: se un bambino perde le lezioni apprese sotto l’egida amorevole della Natura, in realtà avrà perduto esperienze e conoscenze virtualmente impossibili da recuperare. “Più è semplice e tranquilla la vita del bambino, più libera da stimoli ed eccitamenti artificiali e in armonia con la Natura, più il vigore fisico e mentale, nonché la forza spirituale, ne trarranno giovamento” (E. G. White).

Se un’infanzia trascorsa con semplicità, in armonia con la Natura, contribuisce al vigore mentale e alla forza fisica, allora, forse, le esperienze naturali dovrebbero avere la precedenza rispetto a tutti gli altri “corsi” e “lezioni”. Il tempo trascorso all’aperto regala ai bambini esperienze che non possono essere riprodotte con facilità altrove. Il primo di questi doni è la pura felicità della fanciullezza. La felicità negli anni formativi si trasforma per l’adulto in cari ricordi dell’infanzia; tali ricordi contribuiscono in maniera determinante anche alla felicità nell’età adulta. Così come per gli adulti è più facile che i propri sforzi vengano coronati dal successo se si è felici, anche i bambini contenti hanno molte più probabilità di successo in tutte le attività scolastiche e negli apprendimenti formali. Promuovere la gioia infantile dovrebbe essere uno dei primi indispensabili passi da compiere per preparare i nostri figli all’educazione accademica. Esiste modo migliore di garantire una tale felicità che non sia quello di concedere ai bambini la libertà di trascorrere tutto il tempo che desiderano all’aria aperta, dove hanno agio di sognare, giocare e osservare la Terra muoversi attraverso i cicli naturali? Il senso degli spazi liberi che si sperimenta all’aperto, in paesaggi ampi, contribuisce al sano sviluppo del bambino molto più di quanto non si creda. I bambini hanno bisogno di luoghi dove allargare le braccia senza dover fare i conti con i confini di pareti o barriere; dove correre senza il timore di ostacoli improvvisi; hanno bisogno di sentirsi liberi in spazi dove sia possibile estendere lo sguardo per miglia all’intorno e verso l’alto senza che la vista sia impedita da profili metropolitani. Questa libertà spaziale crea un senso di pace nel cuore e nella mente dei fanciulli. Sensazioni del genere dovrebbero essere un elemento naturale del loro temperamento.

È facile rinchiudersi dentro edifici e veicoli, cosicché al posto della vasta sensazione di pace sperimentata negli spazi aperti e selvaggi, i nostri figli crescono abituandosi alla sensazione innaturale di essere tenuti chiusi e confinati. Non c’è da meravigliarsi che ci si trovi a dover fare i conti con atteggiamenti recalcitranti, irrequieti e problematici da parte dei bambini, o a dover combattere, spesso senza tregua, quando arriva il momento di introdurre l’apprendimento delle materie scolastiche.
Si dice…’è crudele tenere animali tanto grandi in un appartamento di città’, ma parliamo di cani, mai di persone, che sono ben più grandi e molto più sensibili all’ambiente che le circonda”. (Jean Liedloff, vedi bibliografia)

Di solito è da adulti che iniziamo ad anelare in modo consapevole a un sentimento di pace mentale e libertà; e se da bambini abbiamo potuto vivere in modo così libero e sconfinato, il senso di libertà che ne deriva rappresenterà uno dei nostri ricordi d’infanzia più cari. Del resto, un bambino considera la vera felicità come puro divertimento; la libertà di movimento e la percezione dell’assenza di limiti spaziali sono un semplice corollario alla gioia provocata dal gioco libero e indipendente. Risate, avventure, emozioni e creatività caratterizzano alcuni dei ricordi preferiti dei nostri giochi d’infanzia. “Il gioco è la fase più alta dello sviluppo infantile…è la più pura e la più spirituale delle attività umane in questo stadio evolutivo.” (Friedrich Froebel). E non può essere svilito inserendolo nella lista delle attività importanti per i bambini. Il divertimento fine a se stesso è un aspetto cruciale della crescita e ogni volta che sia possibile il gioco dovrebbe essere fatto all’aperto.

I bambini fioriscono se hanno la possibilità di giocare liberi all’aperto; l’immaginazione prospera, il senso di coraggio si rafforza, le sensazioni di pace diventano stati mentali naturali. I genitori dovrebbero incoraggiare il gioco a contatto con la natura eliminando dagli impegni quotidiani e settimanali tutti quegli obblighi non necessari che costringono a stare al chiuso. Possiamo lasciare alla Natura alcuni degli insegnamenti che in qualità di genitori tentiamo disperatamente di inculcare loro. D’altronde, la Natura sa affrontare con indicibile grazia anche gli argomenti più spinosi. Non dovremmo esitare nel rivolgerci alla Terra e fare affidamento su di lei come maestra, guida e compagna dei nostri figli.

Permettere alla Natura di prendersi la responsabilità di insegnare alcuni degli aspetti più delicati della vita è una delle cose più sagge e avvedute che un genitore o un insegnante possano fare.
Le lezioni apprese dalla Natura vengono impartire con dolcezza e i bambini sono in grado di assorbire e accettare i meccanismi del mondo con facilità e innocenza.
Quando si vive il mutare delle stagioni, il fluire e rifluire della natura selvaggia, non solo osservandoli da una finestra o nei libri, ma facendone esperienza diretta con tutti i sensi, allora la comprensione dei cicli vitali e delle leggi di natura arriva con facilità. Accompagnano questa comprensione virtù che è quasi impossibile insegnare solo attraverso la spiegazione.
Guardare come la Terra rinasce dalla distruzione del fuoco ricoprendo le aree danneggiate con fiori variopinti. Osservare la semplice tenacia degli umili, e come a centinaia lavorino insieme in comunità. Notare la dedizione delle madri che si danno senza distrazione al nutrimento dei piccoli. La Natura offre strumenti di comprensione che possono guidarci attraverso le sfide più ardue della vita.
“Mamma, la Verga d’oro è morta!”.
“No, tesoro, si è solo fermata per produrre i semi, crescerà di nuovo, si moltiplicherà e si diffonderà, sempre bella come quest’anno.”
Sentendo questo, il bambino esamina la pianta, ormai gialla e avvizzita, e capisce intimamente un aspetto della vita e della morte che non può essere insegnato o spiegato con maggior efficacia in nessun altro modo. L’onestà, la perfezione dei dettagli, la relazione di causa- effetto, sono tutte lezioni che la Natura si offre di insegnare ai nostri figli, se solo gliene viene data l’opportunità. “L’Effetto segue la causa con infallibile certezza… in Natura non può esserci inganno”. (Ellen G. White)

Insieme alla sensazione intrinseca di spazio e libertà, un’infanzia trascorsa a contatto con la natura insegna virtù che si ergono ben al di sopra degli onori tributati ai successi culturali, e su cui si fonda una vita realizzata appieno. Oltre alle lezioni importanti e delicate che la Natura insegna, il tempo trascorso all’aperto prepara i bambini allo studio delle “materie scolastiche”, in modo unico e organico. Quasi ogni argomento di quelli che si possono apprendere sui libri si può affrontare, in prima battuta, grazie all’osservazione del mondo naturale. Se i bambini riescono a operare dei nessi fra ciò che è scritto nei libri e le esperienze della vita reale, la conoscenza si arricchisce, l’apprendimento si fa più interessante.

È possibile, ad esempio, utilizzando immagini, libri e dimostrazioni astratte, insegnare che le formazioni nuvolose che si accavallano a forma di montagna indicano l’arrivo di una tempesta, ma si tratta di un fatto ovvio, persino per un bambino, quando ci si trova sotto un cielo in tempesta. Possiamo stare ore davanti a un prisma di vetro e tentare di spiegare la scienza dei colori e della luce partendo da zero, ma si tratta di una lezione che è molto più facile imparare se il bambino riconosce, grazie all’esperienza, le condizioni che creano un arcobaleno. È meraviglioso ascoltare un bambino che contraddice informazioni errate, non con risposte del tipo: “l’ho letto o l’ho sentito da qualche parte”, bensì con l’affermazione: “so che è sbagliato perché l’ho visto con i miei occhi“. In questo modo la conoscenza si fonda davvero sull’intelletto, sull’esperienza e sull’istinto, e questo solo grazie alla libertà che è stata offerta di godere degli spazi aperti.

Forse, il dovere di una madre è di assicurare ai propri figli un tranquillo periodo di crescita, sei anni pieni di vita ricettiva e passiva, trascorsa per lo più all’aria aperta”. (Charlotte Mason, vedi bibliografia).

Bisogna ammettere che nelle società odierne è davvero difficile trovare tempo e spazio a sufficienza per offrire ai nostri figli un’infanzia all’aperto. Per molti di noi, tutto questo sembra meraviglioso ma inattuabile. E quando Charlotte Mason prosegue la sua riflessione affermando: “… lunghe ore dovrebbero stare all’aperto; non due ma quattro, cinque, sei ore in media ogni giorno, da aprile a ottobre“, molti genitori sospirano affranti. La maggior parte di noi vive in aree suburbane o in città con piccoli giardini e cortili che sono quanto di più vicino alla natura si possa sperare di avere. Per offrire ai nostri figli l’opportunità di correre e esplorare dovremmo metterci in viaggio, lasciandoci alle spalle tutte le incombenze quotidiane e domestiche. È una sfida riunire i più piccoli per questo genere di uscite. Ciò nonostante, forse vale la pena di fare un tentativo e modificare la nostra routine quotidiana. Vale senz’altro la pena cercare, per quanto è possibile, di inserire nelle nostre giornate del tempo da trascorrere all’aperto. Del resto, se i nostri figli hanno bisogno della Natura come maestra, forse noi ne abbiamo altrettanto bisogno per trarne forza e ispirazione, come genitori e mèntori. Il tempo trascorso nella Natura non ha prezzo. È un tempo che non dovrebbe essere strutturato, non ve n’è alcun bisogno. Sono ore che trascorrono con facilità per grandi e piccoli. Ci si può organizzare con un libro o un hobby portatile, e passare un pomeriggio all’ombra confortevole di un albero mentre i bambini giocano. Evitiamo lo stress di pianificare attività didattiche, e pregustiamo, invece, la semplice libertà dello stare all’aperto. “Insegnate meno e condividete di più” (Joseph Cornell, vedi bibliografia).

Lasciamo che i bambini costruiscano la loro relazione con la Natura per conto proprio, senza alcuna stimolazione artificiale; sforziamoci solo di condividere con loro lo stare nella Natura, e lasciamo a questa il compito di impartire ogni lezione. Se ci annoiamo, potremmo incentrare le nostre attività su cose che ci piacciono o ci tornano utili, e i bambini ci seguirebbero, starebbero accanto a noi e imparerebbero mentre noi lavoriamo. Fare giardinaggio, andare in cerca di frutti o piante commestibili, intrecciare cestini, arrampicarsi, campeggiare, osservare gli uccelli, creare mappe, pressare fiori, sono solo alcune delle dozzine di attività all’aperto che i genitori troverebbero utili, salutari e piacevoli. Mentre siamo con i bambini nel mondo della natura, potremmo trovare il tempo necessario a spiegare, indicare e osservare insieme a loro i diversi elementi che la compongono. Dovremmo sforzarci di rispondere all’invitante richiamo del selvaggio il più spesso possibile, adottando, quando è necessario, la filosofia degli entusiasti della Natura, quando dicono: “Non esiste il cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti“. I nostri figli hanno bisogno di stabilire una relazione con la Natura in ogni tempo e in ogni stagione.

Ho sempre creduto che dovremmo fare la conoscenza degli alberi finché siamo giovani, perché possono diventare gli amici di una vita”. (S. L. Bensusan, vedi bibliografia)

Prima di far conoscere ai nostri figli la letteratura e i numeri, prima di iscriverli a corsi e attività di qualsiasi tipo, prima di andare a visitare monumenti, fermiamoci un istante a riflettere se abbiano avuto tempo a sufficienza da trascorrere all’aperto. Hanno avuto la possibilità di stabilire una relazione con un albero? Hanno assistito con i loro occhi al mutare delle stagioni e hanno potuto osservare la vita e la morte nella Natura? Hanno sperimentato i mutamenti del tempo e ascoltato il diverso canto degli uccelli? Come i bambini nati in qualunque era precedente, anche i nostri figli hanno bisogni essenziali che possono essere soddisfati grazie all’affettività, al nutrimento, alle cure amorevoli e alla libertà negli spazi aperti. Ricordiamocelo, come genitori e come insegnanti, senza mai dimenticare quanto sia importante consentir loro di “parlare alla Terra”.

Or speak to the Earth and it shall teach thee: and the fishes of the sea declare unto thee” Job 12:8 King James Version
(“O parla alla Terra e lei ti risponderà: te lo racconteranno i pesci del mare.” Giobbe 12:8 Bibbia di Re Giacomo, n.d.t.)

Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini

L’articolo è stato pubblicato sul numero 52 della rivista omonima nel maggio/giugno 2012. L’autrice è Starr Meneely, pianista classica, moglie e madre amorevole. È cresciuta in Alaska dove è stata educata a casa, ha studiato musica e ha creato una piccola scuola di musica. Ha tre figli e cura un suo blog, “Taking Time”, all’indirizzo gentlemothering.blogspot.com

Bibliografia
White, Ellen G. Education. Boise, Idaho: Pacific Press Publishing
Association, 1903. Print.
Mason, Charlotte. Home Education. London, England: Kegan Paul,
Trench, Trubner and Co. Ltd, 1925. Print.
Liedloff, Jean. The Contiuum Concept. England: Duckworth, 1975.
Print.
Froebel, Friedrich. The Education of Man. Mineola, New York:
Dover Publications 1898. Print.
Cornell, Joseph. Sharing Nature With Children. Nevada City,
California: DAWN publications, 1998. Print.
Bensusan, S.L. My Woodland Friends. London: Blandford Press,
1947, Print.

Per approfondire l’argomento ti consigliamo la lettura di Giocare tra gli alberi

Commenti (2)

    • Caterina Bernardi

    • 11 anni fa

    Sono d’accordo, infatti ho scelto di far nascere mia figlia in montagna. Ora ha 7 anni ed ha sempre vissuto qui, libera di giocare nei prati, con gli animali, sugli alberi, ogni giorno.
    E’ un’altra vita…
    di questo parlo nel mio libro “Una bambina e tanti animali” edito da Salani.

    • Andrea botteon

    • 10 anni fa

    Bellissimo articolo! Grazie per quello che possiamo leggere. Nel mio piccolo grazie al l’orto e al campo dove seminiamo patate fagioli e altro, e soprattutto grazie al nonno, cerco di far vivere le stagioni dal di dentro, non osservandole solo, ma facendone parte , cambiando insieme ad esse.
    Grazie Andrea.

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