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La pedagogia dalla parte del bambino

pedagogia-mamma-bambina-sorridonoSono in pochi a conoscere Alice Miller e la sua pedagogia dalla parte del bambino. Tra gli addetti ai lavori forse le teorie di questa autrice sono maggiormente conosciute, ma ancora troppo poco. Ma chi è Alice Miller?

E’ una Psicoterapeuta, venuta a mancare alcuni anni fa. E’nota per aver trattato in modo serio e sistematico il mondo dei bambini. Professionalmente nasce come psicoanalista freudiana, con una analisi freudiana alle spalle.

Un giorno, anche attraverso i suoi dipinti, si “risveglia”, comprende che tutto ciò che aveva imparato sull’infanzia, sulla natura del bambino e che aveva drammaticamente vissuto sulla sua pelle di paziente in analisi, era sbagliato. Per anni aveva rimosso le proprie esperienze e le proprie emozioni infantili e per questo non riusciva a recuperare un equilibrio psicologico e una serenità emotiva.

Comprese come i maltrattamenti infantili, a cominciare proprio dalla sua storia, venissero minimizzati, rimossi sia dalla persona stessa, sia da chi aveva deciso di aiutarla. Da qui il grande cambiamento; la svolta decisiva. Alice Miller abbandona le teorie freudiane, si tira fuori dalle società psicoanalitiche di cui era membro e inizia a ri-narrare la propria storia e quella dei suoi pazienti.

Dedicherà tutta la sua vita alla divulgazione di una cultura che vede nel bambino una bene prezioso, da amare e proteggere, con una natura buona, innocente, fragile e con un bagaglio di bisogni naturali a cui il genitore deve rispondere in modo altrettanto naturale.

Ribadirà in ben tredici libri l’importanza di amare i bambini, di tutelarli e rispettarli, pena una sofferenza non solo nel bambino, ma anche in quello stesso bambino una volta divenuto adulto.

Credo che il valore del pensiero di Alice Miller stia, pur avendo scritto tantissimo, nel parlare di infanzia in modo semplice, chiaro e dicendo sostanzialmente alcune, “poche” semplici verità sulla natura del bambino.

 

Utilizza il termine “Pedagogia nera” per indicare un approccio educativo basato sull’utilizzo di castighi, punizioni corporali, regole rigide, manipolazione, induzione di paure, sottrazione d’amore, isolamento, umiliazione, disprezzo, derisione e più in generale una relazione con il bambino che sia distaccata e mai troppo amorevole.

L’autrice sottolinea come questa pedagogia venga in qualche modo razionalizzata, da chi la utilizza, con il fatto di essere messa in atto “per il bene del bambino”. In realtà, continua la Miller, l’unico vero bene che ne può scaturire è esclusivamente quello dei genitori stessi e mai, in nessun modo, quello del bambino.

Volendo riassumere il pensiero milleriano, la pedagogia nera si basa su alcuni pilastri ben definiti:
1) Gli adulti sono i padroni (anziché i servitori) dei bambini che da loro dipendono;
2) Essi, atteggiandosi a dèi, decidono che cosa sia giusto o ingiusto;
3) La loro collera deriva dai loro conflitti personali;
4) Essi ne considerano responsabile il bambino;
5) I genitori vanno sempre difesi;
6) I sentimenti impetuosi del bambino rappresentano un pericolo per il loro padrone;
7) Si deve “privare” il più presto possibile il bambino della sua volontà;
8) Tutto questo deve accadere molto presto affinché il bambino “non si accorga” di nulla e non possa smascherare gli adulti.

 

La pedagogia nera fornisce sin da subito delle false informazioni che il bambino acquisisce a livello cognitivo ed emotivo e che si trasmetteranno poi di generazione in generazione. Eccone alcune:
1) L’amore può nascere per senso del dovere;
2) subire da piccoli ferite che nessuno considera tali;
3) non reagire con ira al dolore,
4) dimenticare tutto;
5) I genitori meritano rispetto a priori proprio in quanto genitori;
6) I bambini, a priori, non meritano rispetto;
7) L’obbedienza fortifica;
8) Un alto grado di autostima è nocivo;
9) Un basso grado di autostima favorisce l’altruismo;
10) Le tenerezze sono dannose (amore cieco);
11) È male venire incontro ai bisogni dei bambini;
12) La severità e la freddezza costituiscono una buona preparazione per la vita;
13) I genitori sono creature innocenti e prive di pulsioni;
14) I genitori hanno sempre ragione.

 

L’adulto che opera secondo i dettami della pedagogia nera, difficilmente lo fa in modo consapevole. E’un processo perlopiù inconscio: sta semplicemente rimettendo in atto, da adulto, ciò che da bambino ha appreso sulla propria pelle. Per lui è normale, lo vive in modo sereno, non riesce neanche minimamente a pensare ad altre alternative. Lo fa per il suo bambino, così come i suoi genitori lo hanno fatto per lui.

 

Anche nei casi in cui l’adulto sia sinceramente convinto di agire per il bene del bambino, sostiene Alice Miller, in realtà in questo approccio pedagogico l’adulto soddisfa propri bisogni inconsci:
1) trasmettere a qualcun altro le umiliazioni vissute in passato (una sorta di vendetta);
2) trovare una valvola di sfogo per gli affetti respinti;
3) possedere un oggetto vivente sempre disponibile e manipolabile;
4) conservare l’idealizzazione della propria infanzia e dei propri genitori, cercando attraverso la giustezza dei propri principi educativi una conferma di quelli dei genitori;
5) paura del ritorno del rimosso, che si ripresenta nuovamente nel proprio figlio e che ancora una volta si deve combattere, dopo averlo già annientato in se stessi.

Credo che questo tipo di pedagogia sia ancora molto in auge oggi. Il problema è che troppo spesso appare in una forma velata, mascherata e dunque più difficile da percepire.

 

Appare inoltre in una forma professionale di “pseudo-scientificità” estremamente difficile da mettere in discussione, soprattutto per un non addetto ai lavori (psicologi, medici, educatori). Rappresenta una sorta di “maltrattamento invisibile” che, come una silenziosa goccia cinese, va a deteriorare lo sviluppo e la personalità del bambino. Non è un maltrattamento manifesto, eclatante, ma molto sottile e silente e per questo, io credo, ancora più pericoloso: è meglio vederlo chiaramente il male, piuttosto che subirlo senza rendersene conto e pensare che sia il bene.

 

Per fortuna, però, esiste anche una “Pedagogia bianca”, purtroppo ancora troppo poco conosciuta e troppo poco applicata, ma ne parleremo nel mio prossimo articolo :).

 

Alessandro Costantini

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