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Il legame mamma-bambino dopo la nascita
mamma-neonato

Oggi affrontiamo il legame tra mamma e bambino dopo la nascita.

Il bambino sta per uscire dal canale del parto, (…) ancora poche spinte spontanee e tutto il suo corpo sguscia fuori dal ventre della madre. (…) La donna lo vede e per un attimo non crede ai suoi occhi (…) poi la donna, la madre, lo ri-conosce: ma certo, è proprio lui. È il suo bambino, quello che ha portato in pancia per nove mesi

R. Zappalà (2002)

Negli articoli precedenti abbiamo scorso i primi nove mesi di vita dell’essere umano, dal concepimento al parto/nascita/accoglienza.

Abbiamo parlato di fenomeni psichici, relazionali, fisici e fisiologici connessi all’endogestazione.

E’ stato in parte sviscerato e in parte solo sfiorato il concetto di imprinting prenatale, che gioca un ruolo fondamentale sia nell’orientare la struttura psicobiologica di base dell’individuo (imprinting concezionale), sia nel permettere al nascituro la conoscenza del proprio ambiente materno, attraverso la possibilità di memorizzare la voce ed il battito cardiaco materni, il sapore del liquido amniotico (imprinting percettivo prenatale).

Consideriamo ora, in un’ottica di continuità della relazione, cosa avviene e perché nei momenti successivi al parto ed oltre.

Durante il processo nascita vi sono alcuni ormoni particolarmente “presenti” e “attivi”: l’ossitocina, l’adrenalina materna, l’adrenalina fetale, le endorfine e la prolattina. Ognuno di questi riveste una particolare importanza nel processo di costruzione della realtà psicofisica postnatale del bambino e della diade madre-neonato.

L’ossitocina prepara la madre alla relazione con il proprio bambino, la predispone ad accoglierlo, accudirlo; l’ossitocina aumenta nel corso del terzo trimestre di gestazione e il picco massimo di secrezione si raggiunge entro 30 minuti dal parto. Da studi di laboratorio emerge che quando l’ossitocina viene iniettata nel cervello di un mammifero provoca l’induzione di comportamenti “materni”. Questo ormone è molto importante anche perché stimola la contrazione dell’utero e l’espulsione della placenta e aiuta a prevenire emorragie.

L’adrenalina materna favorisce l’imprinting postnatale in direzione madre-neonato e “fissa” l’immagine del neonato nella memoria materna, rendendo indelebile il ricordo del parto; fornisce alla madre, provata dal travaglio e dal parto, energia e lucidità e la mantiene vigile.

L’adrenalina fetale stimola l’imprinting postnatale in direzione neonato-madre, favorisce la prosecuzione del bonding ed il suo rafforzamento, al punto che nella memoria del neonato rimarranno impressi tutti gli stimoli sensoriali che riceve in questi attimi preziosi.

Le endorfine, secrete contemporaneamente all’adrenalina e all’ossitocina, rendono il dolore più sopportabile e inducono nella madre uno stato di euforia e gratificazione (le onde cerebrali rallentano, ad indicare un’alterazione dello stato della coscienza). Da notare che l’ossitocina farmacologica altera la produzione di endorfine, a dimostrazione del fatto che quanto predisposto dalla Natura ha senso e significato e che intervenire a modificare l’andamento di questi processi naturali comporta alterazioni di funzionamento.

La prolattina, infine, la cui produzione viene stimolata dall’ossitocina e dalle endorfine, è favorita dal contatto pelle a pelle tra madre e neonato e dalle carezze; la prolattina agisce sui comportamenti materni di “nidificazione” e accudimento e, soprattutto, sulla produzione del colostro .

L’aver instaurato un vero legame di attaccamento con il feto già nella fase di vita e convivenza prenatale, facilita l’incontro col neonato (che, così, non è uno sconosciuto) e promuove il legame postnatale, in un’ottica di continuità tra la vita intra ed extrauterina, tra l’esperienza pre e postnatale.

Michel Odent, professionista di fama internazionale, il primo che (negli anni 70) introdusse il concetto del parto in acqua e propose stanze d’ospedale che richiamassero l’ambiente domestico, nonché fondatore e tuttora direttore del Primal Health Research Centre a Londra, afferma:

“Non vi è alcuna esperienza che possa tener testa alla forza e allo splendore del primo contatto tra i genitori ed il loro bambino. Essere parte di questa esperienza come madre e come padre, significa partecipare a uno dei rari miracoli della vita. Il flusso di amore che si viene a formare tra madre, padre e bambino è un’emozione palpabile: il legame che si viene a formare in questi primi giorni e settimane fondamentali diverrà una fonte di amore e di attenzioni sia per il bambino che per i genitori durante tutta la loro esistenza”.

Si tratta, cioè, del bonding postnatale, il processo tramite il quale il bambino e il genitore creano un legame, una connessione, un’intimità tra loro. Il bonding è un dialogo, una complicità che si instaura tra bambino e genitore, che comincia prima della nascita, ma fiorisce nelle prime settimane e nei primi mesi che seguono il parto.

L’esperienza emozionale del bambino si sviluppa in sintonia con gli input materni e paterni.

Alla nascita, il neonato porta con sé nove mesi di esperienza e manifesta una precisa e ben definita individualità, come i segni che ha nelle sue mani (dermatoglifi) e nel suo corpo, che lo rendono diverso e quindi distinguibile da qualsiasi altro essere.

L’incontro di questo giovane e promettente essere umano con i suoi genitori è un incontro tra persone e come tale si articola nella scoperta reciproca, nel desiderio di conoscenza e di relazione e nel rispetto della specificità di ognuno.

Un forte attaccamento in utero facilita l’incontro e il legame dopo il parto. La relazione madre-padre-bambino dovrebbe crearsi e mantenersi con continuità tra la vita prenatale e l’esistenza extrauterina: un continuum relazionale che si sviluppa attraverso i sensi, che vanno attivati, risvegliati e stimolati attraverso l’uso consapevole della voce, dell’odore, del tocco delle mani, delle carezze, delle coccole, della suzione al seno, della marsupioterapia.

Rispettare il travaglio, il parto-nascita-accoglienza fisiologico e il bonding significa garantire la sopravvivenza fisica del bambino e gettare le basi per il suo equilibrio e sviluppo psicologico ed emotivo-affettivo.

Nonostante le evidenze scientifiche, in più del 50% degli ospedali italiani si separano i genitori dal figlio soprattutto nelle prime due ore di vita, in cui i valori ormonali della triade sono ottimali per la creazione del bonding. Motivo per cui al secondo parto ho chiesto le dimissioni anticipate (ma questa è un’altra storia!).

La Psicologia e l’Educazione Perinatale si occupano di collaborare alla realizzazione di questo bonding; se desiderate approfondire quanto letto sin qui, vi consiglio di visitare il Blog di Educazione Consapevole e le risorse ivi contenute.

Vi aspetto nelle prossime settimane con nuove scoperte sul Bonding con Educazione Consapevole.

Un saluto e a presto!

Maria Beatrice Nava

Commenti (2)

  1. Io ho partorito nell’ospedale di S. Severino Marche, prov. MC e appena nata la mia bimba, dopo pochi minuti, me l’hanno infilata nel letto, raccomandandosi di avvolgerla col mio braccio, senza stringerla troppo, perchè era importante creare un legame subito. Un paio di giorni dopo mia suocera mi ha consigliato di iniziare a farla dormire nella culletta accanto al letto, per farla stare comoda, ma le infermiere mi hanno subito dato un’occhiataccia e mi hanno detto che il bimbo deve dormire il più possibile a contatto con la mamma, specie in quei primi meravigliosi giorni perché ne ha bisogno.

    • Maribea Nava Educazione Consapevole

    • 10 anni fa

    … Mamma Veila, grazie per la testimonianza! Evviva un ospedale che aiuta la creazione di legami!

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