• 0 Elementi - 0,00
    • Il carrello è vuoto.
Il bambino che gioca a piedi scalzi, più intelligente e felice
piedi nudi

Navigando in Internet mi sono imbattuta in un articolo spagnolo di qualche anno fa sul bambino che gioca a piedi nudi, intitolato così: “Bambini scalzi, più intelligenti (e soprattutto più felici)”*. Incuriosita, mi sono trovata a leggere una revisione scientifica di testi di psicologia evolutiva e di neuropsicologia compiuto da una professoressa universitaria della Scuola di Scienze Infermieristiche, Fisioterapia e Podologia di Madrid**. Un testo senza prove empiriche o evidenze scientifiche a supporto della teoria, ma che ha dato il la per un nuovo approfondimento sull’esperienza tattile neonatale.

Il bebé viene al mondo senza avere uno schema corporeo che gli permetta di distinguere il sé dal non sé, cioè i propri confini (prima di tutto fisici, poi anche psicologici) da quelli della mamma, delle altre persone o degli oggetti. Lo schema corporeo si va costruendo nel tempo, proprio attraverso le esperienze che il neonato fa del proprio corpo, nelle singole parti e nella totalità, e in relazione all’uso di esso nel rapporto con il mondo esterno.

Semplifichiamo: avete presente quando il bambino scopre la sua manina? Ad un certo punto lo trovate in estasi ammirando la mano, spesso lontano dal viso, sperimentando il movimento delle dita e la torsione del polso; questa è un’esperienza di scoperta di una parte del proprio corpo ed è molto diversa da quando, appena nato, il bambino si dava dei piccoli pugni e poi piangeva, non rendendosi conto di esser lui stesso a colpirsi.

Avete presente quando la bimba, col piedino nudo, esplora la superficie del pavimento, o del tappeto, o magari di un oggetto che è a lei vicino? Questa è la scoperta di un oggetto o di una caratteristica di un oggetto esterno da sé attraverso l’uso del proprio piedino, cosa che, oltre a inviare messaggi sull’oggetto in questione, dà una informazione anche su di sé, sul proprio piede e sull’uso che si può fare di esso per percepire sensazioni dal mondo esterno.

La stessa cosa avviene, per esempio, quando il genitore massaggia il bebé, dandogli dei confini, facendo percepire il proprio e l’altrui corpo attraverso il tocco materno o paterno.

Ora, dovete sapere che i piedini dei neonati hanno una grande sensibilità al tatto, persino più sviluppata di quella delle mani (almeno fino agli otto/nove mesi). Ciò significa che la scoperta di questa parte del corpo e l’esplorazione degli oggetti che con essa si può compiere portano un messaggio sensoriale più ricco di quello fornito dalla prensione o dal tocco effettuato con le mani. In realtà, anche durante l’età adulta la sensibilità dei piedi rimane molto spiccata benché, avendo nel tempo acuito l’esplorazione manuale, quest’ultima venga considerata prediletta per percepire noi stessi e il mondo esterno, mentre i piedi rimangano costretti in calzari più o meno comodi, che spesso ci isolano dal suolo e da qualsiasi percezione di esso.

Mettere le scarpine a bambini che non camminano, oppure costringere i bimbi più grandi a portare sempre le scarpe anche in casa, o all’aria aperta, li priva di informazioni tattili e della percezione del movimento del piede sul suolo, messaggi importanti che contribuiscono alla mielinizzazione e allo sviluppo del sistema nervoso centrale del neonato e del bambino.

Aggiungerei che, ovviamente, tutto ciò è sottoposto al filtro del buonsenso: la temperatura esterna e il suolo su cui i bimbi si trovano limitano la possibilità di stare a piedi nudi, non tanto per porre un freno alla percezione sensoriale del piccolo, ma per evitargli lesioni o malesseri. Ci sono persone (raramente nel mondo occidentale a noi noto) che si abituano a camminare scalze su qualsiasi superficie: questa è una scelta di vita che può avere il suo senso, ma a cui, forse, non stiamo tentando di iniziare i nostri bimbi. Lasciamoli allora liberi di esplorare, anche con i piedini, finché lo desiderano e finché lo riteniamo possibile, coprendoli solo quando necessario.

Ma allora perché i bambini che possono stare scalzi dovrebbero essere più intelligenti??
Lo vedremo insieme nel prossimo articolo.
Intanto: buona esplorazione tattile a tutti!!

Nicoletta Bressan

Ninos descalzos mas inteligentes y sobre todo mas felices
** Gentil García I. (2007), Podología preventiva: niños descalzos igual a niños más inteligentes, Revista Internacional de Ciencias Podológicas, vol.1, núm.1, 27-34

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Accetto i Termini e Condizioni e la Privacy Policy

×
Registrati alla newsletter