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Bambino difficile, questione di temperamento e ambiente

bambino-difficileNell’articolo precedente sul bambino difficile ci siamo interrotti sulla questione “temperamento”. Il temperamento è la nostra natura più profonda, il nostro modo innato di stare al mondo. Il primo approccio al temperamento, tuttavia, come il modello sviluppato alla metà degli anni Settanta da Chess e Thomas, tendeva a rappresentare il temperamento come una serie di polarità buono/cattivo: attento o distratto, adattabile o inflessibile, e così via. Per essere onesta lo trovavo assai discriminatorio e svalutante, un’altra serie di etichette negative.

Si tratta dell’accordo fra tratti caratteriali e contesto, non del fatto che alcuni di questi tratti siano intrinsecamente migliori rispetto ad altri. Dopo tutto, un bambino molto tenace che all’asilo non voglia cedere il proprio posto al cavalletto finché non abbia finito di dipingere è considerato antisociale e oppositivo, mentre in un laboratorio di ricerca la sua costanza sarebbe vista con ammirazione.

Più in generale, se vivessimo in una cultura che apprezzasse la curiosità e la reattività anziché l’ordine e l’autocontrollo, penseremmo che un bambino che riuscisse a stare seduto fermo per un’ora, ignorando tutte le persone interessanti attorno a lui e le impressioni che lo assalgono, fosse affetto da un disturbo da “eccesso di attenzione”!

Le cose cambiano e i tratti che sembrano problematici in una situazione o a una certa età possono essere un vantaggio in un’altra, semi per un appagamento e una realizzazione future.

Inoltre, i tratti del temperamento si distribuiscono su un continuum, vanno per esempio da un alto bisogno di ricevere stimoli fino a una scarsa tolleranza al cambiamento. Sebbene le caratteristiche che si trovano nel mezzo ci rendano più tranquilli e adattabili a una più vasta gamma di contesti, nessuna di esse è di per sé “migliore” o “peggiore” di un’altra.

Pensatelo in termini descrittivi anziché di giudizio: alcuni bambini se ne vanno per la tangente, altri non sopportano di lasciare qualcosa incompiuto, alcuni trovano conforto nell’ordine e nella ripetitività, o, al contrario, vogliono sempre cambiare. Alcuni amano tuffarsi nelle cose mentre altri hanno bisogno di tempo per scaldarsi e poi si distolgono con lentezza. Per ogni dimensione esiste una scala e il bambino tenderà verso l’alto o verso il basso nei momenti di stress.

È maggiore la possibilità di attriti quando una caratteristica o le sue manifestazioni si trovano a uno degli estremi di questo continuum, soprattutto se l’ambiente ha una tolleranza minima. Orari rigidi – “sono le 10,00, metti via i quaderni e preparati per la ricreazione” – possono scatenare grida e capricci in un bambino che deve “portare a termine la missione” o ha bisogno di interrompere con gradualità. Una classe piena di scelte stimolanti può rendere ansioso o irritabile un bambino perfezionista, sopraffatto da tutte le strade che avrebbe potuto scegliere e non ha scelto.

L’”ambiente” è fatto anche dalle persone che circondano il bambino. Se, ad esempio, per voi genitori la spontaneità è divertente ma avete un figlio per il quale invece è stressante e che ha davvero bisogno di sapere in anticipo cosa aspettarsi per sentirsi al sicuro, o vice versa, è molto probabile che si vada incontro a conflitti e incomprensioni.

Il problema è spesso il male assortimento, anziché il tratto di per sé, soprattutto quando il bambino, anziché essere curioso e aperto ai piccoli cambiamenti nell’ambiente – ciò che potrebbe creare uno “spazio di manovra” o un “margine di tolleranza” – non ha ancora maturato un repertorio di strategie con cui fronteggiare le situazioni, o viene biasimato dagli adulti che si aspettano da lui tutto il lavoro di adattamento.

Non va dimenticato che tratti diversi possono celarsi dietro lo stesso comportamento difficile. Se vostro figlio si rifiuta di andare a letto è necessario fare un passo indietro e immaginare il perché del suo disappunto. È a causa di una irregolarità dei suoi ritmi interni o è il pigiama che non va bene? Ha bisogno di un distacco graduale vista l’intensità della sua concentrazione? Deve finire il suo gioco perchè è un perfezionista che non sopporta l’incompletezza? Gli servono dei messaggi tattili per ancorare le istruzioni verbali?

Le minacce, la logica, la persuasione, persino offerte gentili e generose – “leggiamo una storia in più?” – potrebbero non aver nulla a che fare con le ragioni per cui si rifiuta di andare a letto. È come tentare di scagliare verso la situazione soluzioni a guisa di frecce, nella speranza che almeno una vada a segno. Non è questione di cambiare il risultato esteriore – far sì che il bambino si comporti bene e vada a letto – bensì di capire i motivi interiori del bambino e la sua interazione con gli elementi dell’ambiente, incluso lo spazio, la tempistica e gli aspetti sensoriali e ritmici.

Per questo un “bambino difficile” è uno i cui aspetti inusuali, estremi o imprevedibili non sono stati compresi né saputi trattare, spesso a causa di un cattivo abbinamento con il contesto. Il bisogno di movimento, silenzio o controllo che ha un bambino deve comunque essere prevenuto, tuttavia un bisogno rispettato e soddisfatto, anche solo in parte, tende a non scatenare tanti “comportamenti difficili” come uno che invece sia stato ignorato, negato o biasimato.

La prossima volta la dottoressa Probst fornirà molti esempi concreti sul modo di integrare felicemente il temperamento del bambino con il contesto ambientale e relazionale in cui vive.

 

 

Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini

tratto da www.theattachedfamily.com

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