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Accudire il neonato con il contatto pelle a pelle e neuroscienze
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Il contatto pelle a pelle sin dalla nascita è biologicamente necessario per tutti i neonati, ed è un salvavita per i prematuri. È un diritto umano fondamentale!

Le incubatrici sono state inventate 100 anni fa, ma le moderne cure neonatali hanno iniziato a prendere forma solo da una cinquantina d’anni. Secondo questo tipo di cure l’incubatrice era l’unico LUOGO possibile in cui praticarle.

Ci si focalizzava sul miglioramento delle possibilità di sopravvivenza, fondandosi in parte sulla convinzione che finché cuore, polmoni e stomaco funzionavano anche il cervello non ne avrebbe risentito, in quanto negli esseri umani il suo sviluppo avviene molto più tardi. Il risultato è che oggi i tassi di sopravvivenza sono incredibili, tuttavia i sopravvissuti hanno problemi fisici e psichici, tanto maggiori quanto minore è stata la gestazione.

Ormai sappiamo che persino i pretermine tardivi hanno notevoli difficoltà quando iniziano la scuola, e sostenerli ha un costo economico maggiore (perché ce ne sono di più!). Negli ultimi vent’anni questi aspetti evolutivi non hanno subìto miglioramenti.

Nell’arco degli stessi vent’anni, nel campo delle neuroscienze si è avuta un’esplosione di conoscenze, ciò che offre una spiegazione a questi problemi. Lo sviluppo del cervello nel feto, dal punto di vista anatomico, è completo a 20 settimane, e tutte le sue connessioni di base si completano a 28. Da questo punto in poi lo sviluppo riguarderà la raccolta delle informazioni sensoriali relative al mondo, ciò che innescherà e collegherà quei percosrsi neuronali capaci di plasmare e forgiare il cervello in modo che si adatti e si conformi al mondo stesso.

Le sensazioni positive si offrono come piattaforma per uno sviluppo di livello superiore e favoriscono una modalità di “approccio” verso il mondo. Le sensazioni negative innescano invece percorsi neuronali di livello inferiore, legati a meccanismi di “evitamento” e difesa. Quando questi ultimi sono preponderanti e abusati vi è un danno “da usura” nelle vie neuronali di base. In seguito, gli stress e i colpi inflitti dalla vita scateneranno delle strategie nervose fallimentari, che si esemplificheranno in vari tipi di problemi psicologici e comportamentali.

Una delle abilità più essenziali, e che fa presto la sua comparsa, è quella di determinare se una sensazione (o un insieme di sensazioni) sia sicura, pericolosa o rappresenti una minaccia per la vita. È un’abilità che si osserva già nella vita fetale e raggiunge appieno la sua competenza a 28 settimane. Tutte le sensazioni in utero informano il feto che lì è AL SICURO. Alla nascita il piccolo vive uno stress fortissimo, necessario per attivare il sistema che gli consentirà di respirare l’aria e di fare i conti con la vita “fuori”.

Ma una volta fuori, il bisogno di sicurezza diventa primario, e, in sostanza, è solo la presenza materna, grazie alle sensazioni familiari che produce, a poter garantire la soddisfazione di un tale bisogno. Per il neonato il petto della madre è IL LUOGO di cura e conforto. Per cura si intende che i suoi tre bisogni biologici di base siano soddisfatti: il contatto pelle a pelle gli assicura il calore, il seno gli garantisce il nutrimento e le braccia lo riparano offrendo protezione. Il bambino è predisposto dal punto di vista neurologico a rispondere in diversi modi; i due visibili nell’immediato sono l’allattamento e lo stabilirsi di un legame, di un attaccamento affettivo. Dopo l’allattamento, i cicli di sonno sono essenziali per rinforzare e rendere stabili i percorsi neurali innescati.

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Se la madre è assente il neonato non si sente al sicuro, percepisce il pericolo e crede che la sua vita sia minacciata; i suoi bisogni di base non vengono soddisfatti. Il cervello reagisce mettendosi in una forte modalità di difesa, che implica all’inizio una breve esplosione di pianto per poi passare a un abbassamento della temperatura e del battito cardiaco, infine cessare ogni attività e regredire all’immobilità difensiva, simile a quella di rane e rettili.

In apparenza sembrerebbe sonno! Ma non lo è, ed è raggiunta a prezzo di alti livelli di cortisolo, gli stessi all’origine del danno “da usura”, prima e più importante causa di tutti i successivi problemi sofferti dai nati pretermine. Non si tratta davvero di sonno, per questo le reti neurali non si sviluppano. Quando lo stress è prolungato il cortisolo distrugge l’architettura cerebrale, a meno che non ci sia la protezione di un adulto a fare da cuscinetto.

Questa nuova comprensione del funzionamento cerebrale e del suo sviluppo può essere di profondo aiuto nel miglioramento delle cure neonatali. La presenza della madre è un requisito imprescindibile per uno sviluppo ottimale. La neurobiologia offre anche la motivazione scientifica che sottende al tipo di terapia detta della mamma canguro, ossia un continuo o prolungato contatto pelle a pelle (integrato anche con l’aiuto del padre o di altre figure di attaccamento). La definizione include l’allattamento, che deve alternarsi con cicli protettivi di sonno.

Perciò, la madre e il padre sono di necessità figure centrali nel gruppo di cura che si occupa del neonato pretermine. La loro centralità non è solo teorica ma anche fisica a tutti gli effetti! Il cervello dei neonati pretermine è pronto, ma il corpo non lo è; la tecnologia potrebbe rendersi necessaria, ma questa non è stata pensata con l’idea che la madre debba essere IL LUOGO di cura. Di solito, questo richiede di ideare soluzioni ingegnose, inoltre, persino con la madre presente, gli stimoli ambientali non devono essere invasivi o stressanti. I rumori e le luci brillanti sono i più comuni fattori di stress. Quando le circostanze rendono impossibile la presenza dei genitori allora l’ambiente deve essere quanto più possibile somigliante al grembo materno.

Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini

tratto da www.skintoskincontact.com e www.kangaroomothercare.com

Un commento

  1. Da bambina nata prematura nella fine degli anni ’70 che ha passato mesi in incubatrice, senza il contatto della mamma, posso dire che la separazione precoce dalla mamma si recupera, con grande fatica, ma lascia insicurezze che ti porti dietro tutta la vita.

    Meno male che si è capito che l’affettività è fondamentale nello sviluppo della persona, dai primissimi momenti e i bimbi di oggi non subiscono quello che abbiamo subito noi prematuri del passato e hanno subito le nostre mamme che ci potevano solo osservare da distante e a cui è stato negato di stringerci fra le loro braccia.

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