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Bambini, debolezza fisica e psicomotricità: alle radici del problema, il libro della Hanscom presto in Italia
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Peter Gray, professore di psicologia al Boston College, di cui abbiamo spesso pubblicato articoli nella rubrica “tradotti per voi”, ha detto del libro di Angela Hanscom – che uscirà a breve nella collana del Bambino Naturale: “Angela Hanscom spiega – in modo bello e convincente – perché il gioco libero all’aperto è essenziale al sano sviluppo sensoriale, motorio, sociale e intellettivo dei bambini. Mostra, inoltre, in che modo renderlo possibile nel mondo di oggi. Raccomando caldamente questo libro a tutti i genitori, agli educatori, alle figure professionali che si occupano di salute dell’infanzia e a chiunque debba prendere decisioni che incidano sulla vita dei bambini.”

Ecco quindi una seconda anteprima del libro (Se vuoi leggere l’articolo precedente CLICCA QUI):

Perché mio figlio non riesce a tenere il passo da un punto di vista fisico?

Avete per caso notato che al parco vostro figlio non riesce ad aggrapparsi alla scala orizzontale e a percorrerla come facevate voi alla sua età? Il suo appiglio dura un secondo o due e poi perde la presa e cade giù, piagniucola per la frustrazione, lascia perdere e sceglie di cimentarsi in qualcos’altro? O magari vi siete accorti che fatica a fare qualche rampa di scale o a salire su una collinetta senza lamentarsi. Tutto questo sta diventando la norma. Studi e test standardizzati iniziano a dimostrare che la forza dei bambini nel complesso sta diminuendo. Uno studio pubblicato sulla rivista di salute infantile Acta Paediatrica ha misurato nel 2008 la forza di 315 bambini di 10 anni nella regione dell’Essex, comparandola a quella di 309 bambini che avevano la stessa età nel 1998. I ricercatori hanno scoperto che il numero di addominali che i bambini erano in grado di fare era diminuito del 27,1%; la forza del braccio si era ridotta del 26% e quella della presa per aggrapparsi del 7%. Se nel 1998 un bambino su venti non riusciva a sostenere il proprio peso quando era appeso alla spalliera svedese, nel 2008 i bambini a non riuscirci erano uno su dieci (Campbell 2011).

Di recente, mi è capitato di osservare questo calo della forza in modo molto concreto. Il bosco di TimberNook risuonava di giochi e risate, una vera magia; alcuni bambini collaboravano in un angolo con la loro neonominata “leader”, che si distingueva per una speciale maschera ricoperta di piume e un mantello con lo strascico; altri formavano un gruppetto intento a fabbricarsi un negozio con tronchi, mattoni e corda; un falò era acceso e qualche bambino arrostiva biscotti.

Tutto procedeva al meglio nel mondo di TimberNook, finché…

Un bambino di otto anni non ha lasciato andare a mezz’aria la liana di corda e non è caduto a terra, restando senza respiro. Agendo in fretta, pur mantenendo la calma, sono corsa da lui e mi sono inginocchiata al suo fianco; aveva le labbra quasi blu ed era in preda al panico; restare senza fiato doveva essere stata una sensazione nuova e spaventosa.

“Respira” gli ho sussurrato con dolcezza, “Andrà tutto bene, hai solo perso il respiro per qualche secondo.”

Ha iniziato a piangere.

“Stai piangendo, è un buon segno, vuol dire che respiri!”

Quando ha iniziato a piangere più forte, ho immaginato i peggiori scenari, visto che terapeuti, genitori e bambini stavano tutti osservando con crescente preoccupazione. Sono trascorsi alcuni interminabili minuti e poi, tutto d’un tratto, si è alzato con relativa facilità, si è asciugato le lacrime e pulito i pantaloni sporchi di terra; era di nuovo in piedi e io ho tirato un sospiro di sollievo.

Aveva appena imparato, seppure nella maniera più dura, quello che ogni bambino deve imparare: a valutare la propria forza e le proprie capacità. Fa semplicemente parte dell’infanzia. Tuttavia, l’incidente mi ha colta di sorpresa, un bambino della sua età e corporatura non avrebbe dovuto incontrare difficoltà a restare appeso alla corda. Avevo appena avuto il tempo di riflettere sulla cosa che altri tre bambini caddero dalla liana di corda quella settimana! Prima di allora simili cadute erano state molto rare. La corda è sicura, robusta, e arriva fino a terra, così che a tutte le età la si possa afferrare facilmente. Per riuscire a restare aggrappati i bambini devono però avere una solida presa e una muscolatura forte del tronco e della metà superiore del corpo. Il problema non è la corda, ma è che alcuni bambini non hanno abbastanza forza.

La riduzione della forza nei muscoli del tronco dovrebbe destare particolare preoccupazione

Nel 2012 ho condotto un test in una scuola elementare per valutare la capacità degli studenti di mantenere la posizione da superman (stesi a pancia in giù con braccia e gambe sollevate), fare la flessione supina (stesi sulla schiena in una particolare posizione raccolta) e la flessione classica faccia a terra. La gran parte dei bambini non era in grado di eguagliare gli standard dei loro coetanei dei primi anni ’80. Le tre classi sottoposte al test hanno dimostrato un’insufficiente forza muscolare del tronco, se paragonata a quella dei bambini di trent’anni fa.

Nel corso di una conferenza per ergoterapisti in Ohio, dopo aver parlato di TimberNook sono stata avvicinata da una collega; mi ha spiegato che alcuni dei realizzatori dei test standardizzati per la misurazione della forza stanno pensando di rinormalizzare il test per via del fatto che i bambini non rispettano più gli standard di un tempo. Ha proseguito dicendo che la cosa stava provocando una notevole agitazione e forti controversie nel mondo della terapia occupazionale. Da un lato, gli ergoterapisti vorrebbero comparare i bambini di oggi con parametri medi della forza che siano aggiornati, ma d’altro canto, poiché i bambini sono sempre più deboli, la mia collega si chiedeva se non faremmo meglio a far restare i bambini negli standard dei primi anni ’80.

Non era la prima volta che mi capitava di sentire una cosa del genere. Durante un corso di formazione continua per professionisti della salute, un’altra ergoterapista si lamentava dello stesso problema. Aveva osservato che i bambini stavano diventando molto più deboli. Le misure dei pantaloni cambiano e si adattano a una società più obesa, temeva che avremmo fatto la stessa cosa con i test standardizzati – modificare la “norma” per adeguarla alla nuova debolezza dei bambini odierni.

Le prove relative alla forza hanno raggiunto ormai i livelli più bassi di sempre. Per rispondere a questa allarmante scoperta potrebbe essere più semplice accettare una nuova norma anziché lavorare attivamente verso una soluzione. Ciò nondimeno, quando ci aspettiamo meno dai nostri figli, anziché aiutarli a tenersi su standard più elevati, il rischio è di spianare loro la strada verso il fallimento.

Perché i nostri bambini si stanno indebolendo? Cosa significa per la crescita e lo sviluppo a lungo termine? Cosa c’è alla radice del problema?”

Inutile dire che nel libro troverete tutte le risposte!

Traduzione di Michela Orazzini, curatrice della rubrica “Tradotti per voi

Tratto dal libro di Angela Hanscom “Balanced and barefoot”, a breve nella collana del Bambino Naturale

[Immagine tratta dal blog www.balancedandbarefoot.com – TimberNook]

Questo articolo è il secondo di quattro parti:

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