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“È bravo il tuo bambino?” Una frase senza senso…

È bravo il tuo bambino?” Questa è una domanda che spesso viene rivolta alle mamme. Ma che cosa significa esattamente? Quali sono i termini per definire un bambino come “bravo”?

Nell’immaginario collettivo, parlando di un neonato, ci riferiamo a un bambino che mangia (magari ogni 3-4 ore), dorme (possibilmente tutta la notte), non piange troppo, non chiede di stare in braccio a mamma e papà, rimane tranquillo nella sua carrozzina, dorme nella sua culla, oppure, se più grandicello, obbedisce a ogni regola, non disturba, mangia tutto quello che ha nel piatto, comprese le verdure, non fa i “capricci”, non si oppone, riordina sempre i propri giochi, è socievole, e non si arrabbia mai.

Ma di fronte a una descrizione del genere verrebbe da chiedersi: esistono davvero bambini così?

All’interno della nostra società sembrerebbe essere un’ideale auspicabile, che però si scontra con la fisiologia del bambino, le sue naturali fasi di crescita e, soprattutto, l’esistenza di differenze individuali.

Ogni bambino ha un suo temperamento, c’è chi è più o meno vivace, più o meno richiedente, più tranquillo e adattabile alle diverse situazioni e chi, invece, è più suscettibile agli stimoli e facilmente irritabile. Fin dalla nascita ogni neonato mette in mostra queste sue caratteristiche. Possiamo osservare, infatti, bambini “voraci” ma anche “piccoli mangiatori”; quelli con un ritmo di suzione rapido, quasi senza pausa, e quelli con un ritmo lento e con molte pause; bambini che attendono con tranquillità l’arrivo del momento dell’allattamento e bambini che invece si agitano e piangono. Così come ci sono neonati che dormono di più e altri hanno bisogno di meno ore di sonno.

Nel manifestare i propri bisogni il neonato mostra queste sue caratteristiche, che attivano e regolano l’interazione con chi si prende cura di lui; è il suo modo di comunicare, che entrerà in contatto, a sua volta, con le caratteristiche del genitore. Sarà la capacità dell’adulto di entrare in relazione con il piccolo e di capire e dare significato alle sue comunicazioni che caratterizzerà la qualità del loro rapporto.

Ci sono mamme per cui è “naturale” e assolutamente non faticoso allattare a richiesta con una frequenza elevata delle poppate, oppure svegliarsi numerose volte durante la notte per prendersi cura del piccolo; per altre, invece, tutto ciò potrebbe essere difficoltoso. Diverse madri potrebbero avvertire il loro bambino come eccessivamente richiedente in una situazione in cui altre lo descriverebbero come un “pacioccone che mangia e dorme”.

La relazione che si instaura tra il bambino e chi si prende cura di lui è davvero unica ed è il risultato di un insieme di elementi piuttosto complessi: entrano in gioco non solo i fattori che riguardano il neonato, ma anche quelli del genitore, che risentono, a loro volta, del comportamento del piccolo e della sua capacità di adattamento alle nuove situazioni.

Alla luce di questa complessità e del mondo che si apre all’interno del rapporto genitore-bambino risulta piuttosto limitante e del tutto relativo chiedere se il piccolo è “bravo”.

Incontrando una mamma varrebbe molto di più la pena interessarsi di lei e del suo cucciolo chiedendo loro come stanno e come vivono la loro nuova avventura insieme…

Dott.ssa Wilma Zonca, Psicologa Perinatale e Psicoterapeuta, Socia Fondatrice del Gruppo MA.MA

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