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Il bambino naturale - consigli a genitori e figli

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Prima di intraprendere questo nuovo sentiero torno a sottolineare un aspetto centrale che rappresenta il filo conduttore di ogni argomento che affronteremo insieme.

Ogni disturbo specifico dell’apprendimento ha sempre una difficoltà attentiva sottostante che si manifesta indipendentemente dalla volontà del singolo individuo. Tale debolezza non sempre viene valutata dai Centri Clinici perché sprovvisti degli strumenti di misura idonei a rilevarla. L’Equipe clinica del Prof. Benso, appartenente al “Polo Universitario M.T.Bozzo” e al gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia di Genova (DISA), nel corso degli anni ha costruito prove che permettono di misurare il Sistema Esecutivo e l’attenzione nelle sue diverse componenti. Una diagnosi funzionale che mostra con una lente di ingrandimento il funzionamento cognitivo dei nostri ragazzi mette noi clinici in grado di impostare interventi di potenziamento tarati sulle loro reali difficoltà.

Il nostro modus operandi nei training, derivante da un modello scientifico (Benso, 2004), prevede sia il recupero delle abilità specifiche deboli (lettura, scrittura, calcolo, ecc.) sia il rafforzamento del Sistema Esecutivo.

A questo punto risulterà chiara la ragione che ci spinge ad applicare un trattamento cognitivo integrato (Linee Guida DSA, Benso et. Al, 2008): se è vero che un disturbo specifico dell’apprendimento porta con sé sempre una debolezza attentiva, così come è stato mostrato (Benso et al., 2005), allora il trattamento non potrà limitarsi allo sviluppo dell’abilità carente ma dovrà essere affiancato il potenziamento del Sistema Attentivo Supervisore.

Dopo questa indispensabile chiarificazione, su cui torneremo ancora nei prossimi lavori, torniamo al tema di oggi: l’autonomia.

Come si promuove l’indipendenza nei ragazzi con una debolezza esecutiva?

Essa si raggiunge accompagnando il ragazzino mano nella mano, passo dopo passo verso questa fondamentale conquista, senza richiederla freddamente né lasciandolo solo a brancolare nel buio.

Spesso si sente dire che è impossibile che un bambino acquisisca indipendenza ed autonomia se non lo lasciamo da solo a fare i compiti, a preparare lo zaino, a vestirsi. Non c’è niente di più errato per i bambini con difficoltà attentive. L’autonomia si raggiunge solo attraverso la gradualità; lasciare la mano del nostro bambino lentamente richiede pazienza ed impegno da parte dei genitori e degli insegnanti per questo alle volte si preferisce scegliere la via più semplice lasciando improvvisamente e repentinamente il bambino a se stesso. I risultati, e chi di voi ha provato credo possa affermarlo, vanno in un’unica direzione che non coincide mai con le aspettative iniziali. Dedicarci con costanza, impegno e sacrificio è l’unico mezzo che riteniamo abbia delle ricadute concrete e generalizzate sulla graduale acquisizione dell’autonomia.

Iniziare col preparare insieme lo zaino per andare a scuola non significa “fargli trovare la pappa pronta” ma porsi come modello capace di organizzare, pianificare, monitorare e controllare le proprie azioni. I bambini apprendono osservandoci; si sentiranno coinvolti e supportati in un’attività per loro complicata. Pertanto sarà fondamentale la presenza, in tutti gli ambienti di vita del bambino, di un fermo “sistema supervisore” esterno in grado di favorire la centratura del comportamento non colpevolizzando, ma facendo notare con costanza gli aspetti che poi creano inefficienza e disagio. Giorno dopo giorno, mese dopo mese (come ormai abbiamo capito la finestra temporale varia per ogni bambinoragazzo) inizieremo ad assegnare a nostro figlio un compito, come mettere nella cartella l’astuccio; poi passeremo all’astuccio ed al diario e così via non dimenticandoci di “rinforzarlo” con una lode, con un sorriso a missione compiuta.

Non dobbiamo infatti dimenticare che “la gradualità non ha senso senza la gratificazione, e la gratificazione non è possibile senza la gradualità” (Celi, 2007). È questo l’unico percorso per raggiungere la piena autonomia che comprende la consapevolezza delle proprie azioni e la fiducia nelle proprie possibilità.

È indispensabile sottolineare che tutto ciò sarà vano se contemporaneamente non verrà sollecitato direttamente il Sistema debole con training cognitivi adeguati (Benso, 2004). Rafforzare il Sistema Attentivo Supervisore fornirà al bambino risorse per potersi applicare sul compito (prepararsi lo zaino, vestirsi, svolgere un tema, risolvere un problema, ecc.) gestendo la frustrazione ed inibendo le fonti distraenti (la TV accesa, i pensieri automatici, il rumore di sottofondo, ecc.); fornirà, sempre gradualmente, l’abilità di organizzare, pianificare e controllare i propri comportamenti e le proprie attività. I traning proposti, perché abbiano effetto, dovranno essere svolti con coerenza, costanza, impegno e pazienza. Se uno di questi ingredienti venisse meno l’esito stesso del percorso potrebbe essere compromesso.

La fatica ed il “sudore” sono indispensabili ma d’altronde tutto ciò non è altro che quanto ci richiede la vita tutti i giorni.

Ma visto che la vita non si esaurisce in questo crediamo sia altrettanto importante lasciare, con il tempo, degli spazi di svago al bambinoragazzo che possa gestire da solo in totale libertà.

Concludendo, solo attraverso il potenziamento delle abilità deboli ed il supporto di figure di riferimento accoglienti e pazienti si raggiungerà nel tempo l’autonomia; arriverà il momento in cui il genitore non dovrà più funzionare come “Sistema Supervisore” esterno perché il Processore del figlio sarà in grado di fare da sé.

Federica Mazzoli

Commenti (2)

    • Ro

    • 11 anni fa

    Salve!!!! Sono la mamma di una bimba di 7 anni stiamo andando dalla logopedista perchè ha difficoltà ha concentrarsi.
    Premetto sono una classe di 27 bimbi………….e sicuramente sono in difficoltà anche le insegnanti…………Abbiamo pensato anche di cambiarla di scuola, ma la cosa ci spaventa parecchio, anche perchè lei ci sta bene, nonostante si renda conto della situazione.
    La logopedista a casa ci da fare esercizi numerici per aumentare il livello di concentrazione.
    Ecco gestire tutto è molto faticoso per me mamma, secondo la sua maestra di italiano dovrei essere sempre super severa non tornare mai indietro sui miei passi……….Io non ci capisco più niente, continuo a colpevolizzarla a casa perchè non è autonoma si perde in continuazione per lavarsi i denti per vestirsi, per mangiare………… e poi mi sento continuamente giudicata da chi mi sta vicino………… non ci capisco proprio più niente, io sarei più propensa ad un approccio dolce e invece chi c’è intorno a me dice no devi essere più ferma se no se ne approfitta è una furba lei sa quello che vuole!!!!!!
    Io non mi sento più sicura di niente, ho allattato mia figlia fino a 13 mesi ha dormito con noi e rifarei tutto e mi ero ripromessa di agire secondo quello che sentivo, e da quando ha cominciato la scuola si è tutto ribaltato aiutoooooooooooooooo

      • GR

      • 2 anni fa

      A chiunque stia leggendo nonostante i 9 anni passati: questi possono essere sintomi di ADHD!
      Sono stata diagnosticata a 21 anni con discalculia (dall’equipe di Benso tra l’altro), e una volta in USA anche con ADHD.

      L’ADHD nelle bambine (e quindi poi nelle donne) è molto meno diagnosticato per colpa della ricerca che si svolge principalmente su bambini maschi.
      I maschi sono più portati per una tipologia Iperattiva (disturbano a scuola, non sanno stare fermi o gestire le proprie emozioni… – di conseguenza vengono individuati più facilmente).
      Mentre invece le femmine tendono ad avere una tipologia Inattentiva (sognare ad occhi aperti, non riuscire a mantenere una routine, dimenticarsi tutto…)

      Inoltre in Italia si tende a considerare l’ADHD come un disturbo passeggero dell’infanzia, mentre invece in US si comprende che è un disturbo del neurosviluppo che ci accompagna tutta la vita. Oltre ovviamente ad avere anche i microtraumi subiti da anni e anni di fallimenti in compiti semplici, il sentirsi dire “pigra, sforzati e ce la fai,…”, il senso di colpa, il senso di inadeguatezza….
      Insomma è una cosa che continua a vita (la maggior parte dei casi).

      Spero che tua figlia stia meglio, oramai immagino 16enne. In caso non siate riusciti a risolvere i vostri dubbi, ti consiglio di ricercare una diagnosi di ADHD!

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