Laura ha fatto lo stesso percorso di Paola: frequenta tutti i corsi possibili e immaginabili durante la gravidanza, legge libri, riviste, sa che tutte le mamme hanno il latte.
Si trova a partorire nello stesso ospedale di Paola, dove mette alla luce Sofia. Il film è lo stesso di Paola: Sofia subito dopo il parto viene allontanata dalla sua mamma, torna dopo qualche ora profondamente addormentata, e la notte le infermiere le consigliano caldamente di lasciare Sofia al nido. Laura è un po’ perplessa, ma medici e infermieri sono talmente sicuri di sé, talmente convincenti che forse forse hanno ragione… o forse no. E il papà di Sofia, Giulio, non le è di molto aiuto. Pensa che Laura sia già in balìa degli ormoni e quindi la convince a fidarsi.
Sofia, in tutte quelle ore lontano dalla sua mamma, piange: un po’ per la fame, un po’ perchè si sente sola e abbandonata. Le amorevoli infermiere del nido allora le cacciano in bocca un biberon di glucosata. Non lo fanno per cattiveria, intendiamoci. Gli è stato insegnato da qualche anziano professorone che è giusto così, che le donne appena partiriscono hanno le rotelle fuori posto e quindi bisogna avere il pugno di ferro e prendere in mano la situazione, e loro ci mettono tutto l’impegno possibile.
Quando Laura finalmente può riprendersi la sua Sofia, prova ad attaccarla al seno.
Finalmente la allatto! E’ la cosa più naturale del mondo, sarà un gioco da ragazzi.
Sofia non sa molto cosa farsene del seno. Laura non lo sa, ma nelle ultime ore ha ciucciato dal biberon, che ha un odore e una consistenza diversa. Comunque ci prova, pasticcia un po’, fino a quando sente del buon colostro. Allora si attacca al seno, ma non sa bene come fare perchè il biberon è un’altra cosa, allora si attacca alla meno peggio.
Ahia! Nessuno mi ha detto che allattare è così doloroso! Però vedo le altre in stanza con me che non si lamentano. Non sarò certo io a fare la figura della piantagrane…
Laura ha un male tremendo, Sofia è nervosa perchè ha fame, ma con un attacco così non riesce a far uscire il latte.
Passa l’infermiera del nido: “Signora mia, non vede che la bambina ha fame? Ora le diamo un’aggiuntina perchè altrimenti le muore di fame”.
L’aggiunta? Nooo! Ma come? Vuol dire che ho poco latte? No no no, tutte le mamme hanno il latte!
Laura è distrutta, si sente una madre fallita. Giulio pensa che siano ancora gli ormoni “Dai Laura, cosa sarà mai un’aggiunta? Vedrai che così Sofia si calma e poi tutto andrà meglio”.
Sì, forse è vero che Sofia si calmerà, ma come fa Giulio a non capire? Come fa a non capire che dare l’aggiunta a Sofia è come dire che io non sono capace di fare la madre perchè non sono in grado di nutrire mia figlia? Vorrei vedere se lui fosse stato sterile e se io fossi rimasta incinta grazie a un “seme artificiale”! Non credo proprio che per lui sarebbe stata la stessa cosa!
Laura riflette, se ne fa una ragione e considera questa aggiunta come un farmaco, qualcosa per superare il momento difficile e ripartire con entusiasmo.
Laura chiede almeno che venga dato latte materno della banca del latte. Le sue compagne di stanza sono piene di latte, se ne tirano via anche con il tiralatte perchè è troppo. L’infermiera la guarda stupita, come avesse detto un’eresia. “Signora, non siamo attrezzati per la banca del latte. Quelle mamme lì o si portano il latte a casa oppure ci tocca buttarlo via.”
Ok, mi arrendo.
Arriva l’infermiera con il biberon di latte. Laura non ha nemmeno il coraggio di prenderlo in mano, allora lo fa usare a Giulio. Sofia è affamatissima e rapidamente beve tutto. Mentre Giulio dà il biberon a Sofia, passa il pediatra.
Quando vede il quadretto (Giulio che da il biberon a Sofia e Laura che li guarda un po’ schifata) il pediatra piomba tra loro come se fosse un’irruzione della polizia. “Cosa state facendo? Siete impazziti? Dare del latte artificiale a una bambina così piccola? Ma è un delitto! Con il biberon, poi?”. A questo punto a Laura inizia a bollire il sangue nelle vene…. “E’ stata l’infermiera a insistere per l’aggiunta! Crede che a me faccia piacere? E cosa ne so poi io che si può dare il latte anche senza il biberon!” Il pediatra è un po’ imbarazzato, si fa spiegare la situazione dall’inizio. Questo pediatra ha fatto fior fior di studi quindi sa che il latte artificiale non è assolutamente paragonabile al latte materno. E ha ricevuto anche un rappresentante che gli ha fatto vedere aggeggi per allattare il bambino senza il biberon, per non incorrere nella temibile confusione capezzolo-tettarella. Quindi sfodera tutte le sue conoscenze sull’importanza del latte materno specialmente nei primi giorni di vita e sull’utilità del bicchierino o della siringa per allattare.
Bene, fantastico, ma io che faccio? Sofia ha fame e di latte qua ce n’è gran poco. Poi ho un male tremendo quando Sofia si attacca e mi pare di aver già visto delle ragadi.
A questo punto il nostro studiosissimo pediatra non ha più niente di intelligente da dire. Lui ha studiato la teoria, tutte le belle cose sul latte materno, ma non ha assolutamente idea di come si risolva un problema di allattamento, non sa nemmeno valutare se l’attacco al seno e la posizione siano corrette o no.
Siccome però per mantenere il suo prestigio non ammetterà mai i suoi limiti dicendo che bisognerebbe chiamare l’ostetrica brava, quella che ha aiutato Paola, sfodera la mitica frase: “Signora, insista. La mancanza di latte è una patologia rarissima e non sarà capitata proprio a lei”.
E’ colpa mia! Se Sofia muore di fame e le tocca prendersi l’aggiunta è solo colpa mia! Non sono una mamma abbastanza brava, non mi merito mia figlia!
Laura segue il consiglio del pediatra: insiste.
Insistere senza correggere quello che non va però non porta a nulla di buono. E quindi continua ad attaccare Sofia al seno: questo le provoca ragadi e dolore, Sofia non si attacca efficacemente quindi il seno non è ben stimolato e effettivamente non esce tutto il latte di cui Sofia avrebbe bisogno. Di conseguenza Sofia alterna momenti in cui resta attaccata al seno per ore (attaccata, ma senza fare una vera e propria poppata) a momenti in cui stremata dal pianto di disperazione dorme come un sasso per lunghi periodi.
Nessuno in ospedale si cura particolarmente di Laura, le buttano un’occhiata e ogni tanto scatta il solito “Signora deve insistere”, senza spiegarle in concreto cosa potrebbe fare. Laura chiede all’ostetrica un tiralatte, per far venire più latte mentre Sofia dorme. L’ostetrica la guarda con un po’ di compassione, come dire “Poveretta, il suo destino è già segnato ma vuole tentare il tutto per tutto”. Le portano questo strano aggeggio, le dicono solo come si accende e si spegne e niente più. Laura si mette all’opera ma non vede uscire latte, così si convince ancora di più di non avere latte, allora resta attaccata per un tempo interminabile, perchè nessuno le ha spiegato come in realtà si debba usare.
Alla dimissione dall’ospedale, Laura trova lo stesso pediatra dell’alta volta. Sofia ha perso abbastanza peso e non ne ha recuperato molto. Il pediatra però sa che il latte artificiale è il Male, che tutte le mamme hanno abbastanza latte e quindi deduce che se c’è qualcosa che non va è colpa della mamma che non si applica.
Io sto facendo tutto quello che posso fare, ma di latte ce n’è poco e Sofia ha F-A-M-E!
Con un lampo di genio il pediatra prescrive a Laura una di quelle polverine magiche che dovrebbero aumentare il latte e conclude con il solito “Signora, deve insistere” ma aggiunge un altro preziosissimo consiglio “Comunque aspetti almeno tre ore tra una poppata e l’altra, altrimenti lei si stanca troppo”.
Eh, già, perchè starsene in poltrona mentre Sofia urla in attesa dell’ora giusta della poppata è rilassante!
Laura, Giulio e Sofia tornano a casa. Subito Giulio va a fare la spesa in farmacia: tiralatte, crema per ragadi, polverina magica per aumentare il latte, tisane. E già se ne vanno i primi 150 euro.
Comincia il viavai di parenti, a ogni ora del giorno. Laura è prostrata, non dorme da giorni, Sofia o è attaccata al seno, o piange perchè ha fame. Quando Sofia dorme, Laura usa allo sfinimento il tiralatte senza vederne i risultati.
Ecco, esce poco latte: vuol dire che non ho latte! Devo usare ancora di più il tiralatte!
I parenti che si avvicendano in casa non capiscono come mai Laura insista tanto “I miei figli sono cresciuti tutti con il latte artificiale e stanno benissimo” “E’ colpa di tutta questa moda dell’allattamento se Laura è ridotta così. Guardala: non è nemmeno pettinata” “Del resto in famiglia tutte abbiamo sempre avuto poco latte, non è certo colpa sua”.
Fortunatamente domani c’è la prima visita dal pediatra, forse lui saprà aiutarci.
Il pediatra di Sofia non si scompone più di tanto davanti alla disperazione di Laura e Giulio. Compila un foglietto: marca di latte artificiale, quantità, orari. Sulla preparazione dice semplicemente di seguire le istruzioni sulla scatola.
Ma non si può fare nulla? Devo rassegnarmi al latte artificiale?
“Signora, deve pensare al bene della sua bambina, non deve essere egoista”.
Si, il pediatra ha ragione, bisogna pensare al bene di Sofia. Ma basterebbe dare un’occhiata a come Sofia poppa al seno, fare un paio di domande sulla gestione dell’allattamento e la strada per Laura e Sofia potrebbe andare in discesa.
Una volta avevo visto un volantino, con un numero di telefono per aiutare le mamme che hanno problemi ad allattare. Aveva un nome tipo “Da mamma a mamma”. Forse ce l’ho ancora a casa. Poteri chiamare, tentar non nuoce.
Giulio però è scettico “Abbiamo già incontrato pediatri e ostetriche senza risultato, cosa potranno mai fare delle semplici mamme? Saranno le solite talebane dell’allattamento che preferiscono mandarti al manicomio piuttosto che dare il latte artificiale”.
Quella notte è peggiore delle altre, e Giulio vedendo Laura e Sofia nella più totale confusione, prende la decisione: esce di casa, va a cercare una farmacia di turno. Alle due di notte, “assale” il farmacista chiedendo tutto quello che serve per il latte artificiale: vari biberon (con speciale tettarella testata in clinica perdiatrica), lo sterilizzzatore (sembra progettato alla NASA), spazzolette varie per la pulizia, e ovviamente lui, il latte artificiale, ovviamente “il migliore”, che tradotto in termini commerciali significa “il più costoso”. E ora gli euro che se ne vanno sono 250. “Accettate carte di credito?”.
Ecco, Giulio non si fida di me, pensa che io da sola non ce la possa fare e allora vuole dare l’artificiale! Ma io ce la posso fare, il latte prima o poi arriverà!
Giulio dà a Sofia un biberon di latte artificiale e finalmente in casa regna la pace.
Ma allora è vero, sono un’egoista, stavo facendo piangere Sofia per fame! Quella poveretta era disperata per colpa mia!
Laura non si dà per vinta, il giorno seguente chiama in consultorio.
Ho sentito che ci sono delle ostetriche molto brave che hanno aiutato un sacco di mamme che avevano problemi ad allattare.
Purtroppo però non tutte le ostetriche del consultorio sono preparate sull’allattamento. Qualcuna si, per iniziativa personale, le altre continuano a rigirare in chiave moderna i consigli di trent’anni fa.
E Laura trova proprio una di quest’ultime.
“Quanto è aumentata la bambina nell’ultima settimana?” “Quanti grammi prende a poppata?” “Ogni quanto la allatta?” “Per quanti minuti?” Laura si sente sotto interrogatorio, balbetta delle risposte e il responso è presto fatto “Signora, quando il latte non c’è, non c’è”.
Di fronte a un verdetto così categorico, Laura perde le speranze.
Sarò in quel 2% di mamme che non hanno il latte! Il mio sarà un caso rarissimo e gravissimo che nessuno può risolvere…
Le torna in mente il volantino delle mamme che aiutano le mamme e quasi quasi è tentata.
Non ne vale la pena, vado là solo per sentirmi dire per l’ennesima volta che non si può fare nulla? Il mio so che è un caso rarissimo e irrecuperabile!
Laura cerca di farsene una ragione, ma non è semplice.
Del resto io sono cresciuta a latte artificiale e sto bene, forse non è vero che fa così male. Però tutte quelle otiti, quelle gastroenteriti di cui mi racconta mia mamma quando ero piccola…
Laura torna dal pediatra, ha iniziato a usare il latte artificiale, Sofia piange molto di più di prima. Ovviamente tutti si erano prodigati in mille consigli dal “Lasciala piangere che fa polmoni” a “Dalle una tisana al finocchio” a “Cambia biberon” a “Cambia marca di latte”. Laura ha provato un po’ tutto, ma nulla funziona.
Il pediatra, al contrario che con l’allattamento al seno, è preparatissimo sul latte artificiale. Comincia a illustrare le mille proprietà di alcuni “latti speciali”, contro le coliche, il reflusso e mille altre cose. Alla fine prescrive un costosissimo latte dalle proprietà “miracolose” che sicuramente farà sparire il pianto.
Se può far bene a Sofia, non importa se costa.
A Laura viene in mente una cosa che non aveva chiesto nelle visite precedenti, e cioè se debba usare qualche particolare scrupolo nel preparare il latte.
Del resto ci si raccomanda tanto sull’igiene per i bambini, forse bisogna stare attenti a qualcosa.
“Nessun problema signora, basta sterilizzare il biberon, mettere dell’acqua di bottiglia, la polvere e scaldare fino a 37°. Se esce di casa basta che tenga il biberon al caldo in un portabiberon termico”
Beh, dai, non è difficile. Pensavo che fosse chissà cosa!
Il latte specialissimo e costosissimo non sortisce gli effetti desiderati, Sofia piange sempre. Laura è allo stremo, già ha subito la batosta dell’allattamento fallito, inoltre Sofia non le lascia tregua.
Sofia segue alla lettera le quantità e gli orari del foglio del pediatra. Finchè un giorno le viene l’ispirazione di preparare più latte del solito e di darlo in anticipo rispetto all’orario abituale. E Sofia da quel giorno piange decisamente di meno.
Aveva fame! Le quantità del pediatra erano troppo scarse e quegli intervalli di tempo per Sofia non vanno bene! In effetti i bambini mica sono tutti uguali… come ho fatto a non pensarci prima!
Laura ha sentito parlare di un posto dove si riuniscono le neomamme.
L’esperienza è disastrosa: là tutte le mamme allattano al seno, quando Laura tira fuori il biberon per allattare Sofia c’è un istante di silenzio e gli sguardi variano tra la sorpresa, la riprovazione, la compassione.
Lo sapevo, mi sono imbattuta nelle famose talebane dell’allattamento! Loro credono di essere migliori di me solo perchè allattano. Ho avuto solo la colpa di non avere latte, ma non sono meno mamma di nessun’altra!
Laura è convinta che la “colpa” sia sua, che forse non ha insistito abbastanza come le è stato detto.
Un giorno va al consultorio, c’è un incontro sul massaggio del bambino.
Almeno qui l’allattamento non c’entra, spero che non mi succederà come dalle talebane…
Infatti qui trova un’ottima accoglienza. Il corso è tenuta da una delle ostetriche che si sono formate sull’allattamento. Come sempre, quando ci si trova tra mamme, si parla di molte cose anche se il tema dell’incontro è tutt’altro.
Alcune mamme conoscono l’ostetrica, e cominciano a fioccare domande sull’allattamento al seno. Laura all’inizio non vorrebbe nemmeno ascoltare, oramai quello è un capitolo chiuso.
Poi però alcune risposte catturano la sua attenzione.
E così scopre che in ospedale e il pediatra hanno sbagliato tutto, che nessuno l’ha realmente aiutata, che nessuno si è nemmeno degnato di spiegare come si usa il latte artificiale, che nessuno ha avuto fiducia in lei e soprattutto che la “colpa” non è certo sua.
Sente anche che si può ricominciare un allattamento interrotto. Questo per lei forse è troppo, capisce che per riuscirci serve un sostegno da parte della famiglia che lei difficilmente troverà.
La prossima volta però non mi farò fregare. Ma perchè mia figlia ha dovuto pagare sulla sua pelle l’ingoranza delle altre persone? E chi ci rimborsera tutti i soldi spesi per il latte artificiale? Chiedo un rimborso ai “colpevoli”?
A voi le risposte.
Sara Cosano
Per saperne di più:
– Un dono per tutta la vita di Carlos Gonzales – Il leone verde Edizioni
– Tutte le mamme hanno il latte di Paola Negri – Il leone verde Edizioni
– Allattare, un gesto d’amore di Tiziana Catanzani e Paola Negri – Bonomi Editore
– Allattare.net di Maria Ersilia Armeni – Castelvecchi Editore
Chi può aiutarti:
Le tre figure principali nel sostegno alle mamme che allattano sono:
– Consulenti professionali in Allattamento Materno (IBCLC): professionisti sanitari specializzati nella gestione clinica dell’allattamento al seno.
– La Leche League: associazione a livello mondiale con più di 50 anni di storia che aiuta le donne tramite consulenti che sono mamme con esperienza di allattamento al seno.
– Peer counsellors (consulenti alla pari): mamme che aiutano altre mamme nei gruppi di auto-aiuto.
Stefania
Siamo alle soglie del 2010, abbiamo tutti il dovere di fare qualcosa perchè tutto ciò non debba più accadere a nessuna mamma. Grazie Sara.
Valentina
ci sono persone che non si rendono conto dei danni che provocano … Alla nascita del mio primo bimbo ho rischiato grosso ma ho avuto fortuna, per il secondo ero superagguerrita. Un solo consiglio non mollare, anche se a volte è davvero dura !
gloria
tutti mi dicevano(pediatra,ostetriche,amiche):”se il latte non arriva dopo 11gg.il latte non arriva piu””invece il latte è arrivato dopo 30gg e ora che Aurora ha 18 mesi la sto allattando ancora…non mollate neomamme
valentina
Coraggio mamme!!!!Nessuno ti dice che allattare è un pò doloroso,soprattutto all”inizio e richiede tanto tempo e pazienza,ma poi tutto ciò viene ripagato!!!credetemi io sto allattando il mio secondo bimbo nato da parto cesareo….tutti mi dicevano che dopo l”intervento non avrei avuto latte…come si sbagliavano!!
Pinkluna
non ce l”ho fatta a leggerlo tutto, dopo un po” mi veniva da piangere,in parte ci sono passata anche io finche” finalmente al consultorio non mi hanno detto la verita”, mi hanno spiegato come funzionava e a 21 mesi ancora allatto, ma molte si arrendono prima perche” sono sopraffatte dalle emozioni e si sentono impotenti e distrutte, l”unico modo per cui cio” non si ripeta mai piu” e” che l”educazione inizi fin dal liceo come materia necessaria non è certo meno importante di sapere l”italiano, è una materia da studiare perche” è VITALE e necessaria alla sopravvivenza della specie umana.
Daniela
Ci sono passata anch”io… ho avuto la fortuna di avere il sostegno di mio marito… ho avuto la fortuna di incontrare due brave ostetriche che mi hanno aiutata… il latte è arrivato dopo circa 10 giorni…
Mi è sembrato di rivivere tutto leggendo…
benassati francesca
a me è successa la stessa cosa di laura!io ho avuto tanti problemi in gravidanza, dopo 10 ore di travaglio il mio lorenzo non è uscito e mi hanno dovuto fare un cesareo d”urgenza e io già mi sentivo una incapace in più mio figlio non si attaccava al seno, non ne aveva la forza.
Finchè sono stata in ostetricia tutto è andato bene hanno cercato di aiutarmi e alla fine mi hanno dato un paracapezzolo e in questo modo lorenzo si attaccava ma ormai era l”ultimo giorno e dovevano dimettermi così si sono accorti che il mio bimbo era calato troppo e aveva un inizio di ittero.
Mi hanno mandato a casa il venerdì e sabato mattina hanno ricoverato me e lorenzo in pediatria, lì hanno ripesato lorenzo hanno visto che cresceva poco e così me lo hanno fatto attaccare al seno, senza paracapezzolo, sebbene io gli dicessi che non ci riusciva ma loro nienete mi dicevano “signora insista ci riescono tutte”!
E invece no in 10 minuti lory aveva succhiato 2 gr di latte così mi hanno accusato che volevo farlo morire di fame.
Insomma il primo giorno e notte che sono statalì mi hanno fatto tirare il latte con la tiralatte elettrica e fatto dare con il biberon, facendogli anche delle aggiunte sebbene anch”io fossi contraria.
Il secondo giorno ancora così sebbene io mi lamentassi e pregassi di darmi un paracapezzolo,la notte mi hanno la puericultrice più vecchia e esperta che avevano ma dopo averci provato 4 volte si è dovuta arrendere e mi ha finalmente dato un paracapezzolo,alla mattina lorenzo era cresciuto i grammi che volevono loro.
Quando alla mattina è venuta la pediatra e ha visto che avevo il paracapezzolo mi ha aggredita e mi ha detto che non ci avrebbe dimesso, sebbene lory non avesse più l”ittero,finchè non si attaccava al seno e che con tuttoil latte che avevo ero una cattivissima madre.
Per fortuna la puericultrice mi ha difeso e le ha detto”io ho provato tutta notte a farlo attaccare e quel bambino non ne ha la forza ora va là lei e se ci riesce io dopo 30 anni di carriera mi dimetto”! così mi hanno dimesso.
Sono tornata a casa e mi sono resa conto che avevo la depressione post-parto ma dato che io sono capatosta in 10 giorni me la sono fatta passare e sebbene attaccassi lory con ilparacapezzolo e gli dessi qualche aggiunta continuavo a cercarlo di farlo attaccare al seno.
Quando ha fatto un mese lory si è attaccato da solo, è vero faceva malissimo e mi sono venute subito le ragadi ma io niente gli davo il seno anche con quelle e stringevo i denti.
Dopo 3 giorni lorenzo aveva imparato bene e non mi faceva più tanto male! Ora a 5mesi e mezzo gli do ancora il seno, gli faccio solo due aggiunte all”ora di pranzo e alla sera prima di dormire perchè lui poi dorme tutta la notte ed è un bimbo sanissimo e grande 7,350kg per 70 cm.
Solo di una cosa sono contenta,se avrò un”altro figlio ora so cosa devo fare, farò quello che voglio senza ascoltare nessuno e gli darò solo il seno!
ALESSANDRA
capisco Laura, è davvero dura. A mia mamma è stato impedito l”allattamento perchè miope, mia suocera non ha allattato perchè le avevano detto che non aveva latte, mia sorella idem…quindi qando è arrivata la mia cucciola ero davvero terrorizzata ed ho passato i primi5 mesi con l”angoscia costante che il mio latte non fosse sufficiente o che stesse per finire…fortunatamente ho incontrato le persone giuste (grazie mille al sito allatare.net ed alle consulenti, ed ora dopo 22 mesi la mia bimba chiede ancora la sua “ciucciatina”.
maria luisa
questa storia é la mia, ho rischiato una depressione e ancora non ne sono del tutto fuori, l”unica differenza é che sono riuscita a continuare con allattamento misto fino a 7 mesi ma a costo di quante insicurezze e disperazioni che é stato alla fine un sollievo smettere di allattare! La trafila in ospedale, con le infermiere i dottori….il pediatra, i parenti il marito..da brivido! E tutto questo in germania per che pensasse che in altri paesí tutto va meglio!! Mi è venuta a casa pagata dallo stato una´levatrice per ben 2 mesi, grazie a lei ho rischiato di partire di cervello!!
Emanuela
Buongiorno, permettetemi di spezzare una lancia nei confronti delle ostetriche, anzi, di una parte di loro.
Spesso è mancanza di preparazione, spesso è mancanza di aggiornamento, talvolta scarso interesse verso l’argomento, qualche volte scarsa empatia, altre volte però è solo mancanza di tempo (poco personale vs molte donne con esigenze diverse). Il tutto mescolato ad una scarsissima autonomia decisionale e operativa in ospedale e alla sovrapposizione di diverse figure che si occupano della puerpera e del neonato nei giorni della degenza, spesso con preparazione diversa e diversi messaggi da elargire. Ne viene fuori un gran casino, lo so. E vi capisco. Nella struttura ospedaliera d’altra parte bisogna anche avere un po’ di fortuna. Puoi capitare “male” (vedi sopra), ma puoi capitare anche “bene”, ci sono ostetriche molto preparate e con grande esperienza, talvolta anch’esse ibclc (ma non è conditio sine qua non per essere preparate nel sostenere le madri nell’allattamento), spesso semplicemente formate e aggiornate e spesso madri a loro volta. E poi ci sono le ostetriche libere professioniste. Ovvero coloro che non lavorano in ospedale ma sul territorio. Sono ostetriche che per scelta non lavorano in ospedale, libere, senza le mani legate da supervisioni superiori che dall’alto del maggior numero di anni di studio o di un titolo di medico decidono per loro o le limitano nel loro agire e interagire con le madri. Sono autonome, hanno autonomia decisionale e non si rimettono per forza ad un parere di un pediatra che impone un’aggiunta o un latte in formula perchè il latte materno scarseggia. Le ostetriche libere professioniste si dedicano in tutto e per tutto alle madri, vanno a casa delle madri, restano con loro tutto il tempo necessario, non guardano l’orologio, non hanno una tariffa oraria, non vogliono impostare, non vogliono sostituirsi alle madri, non vogliono imporre. Vanno a casa delle mamme e semplicemente STANNO. Stanno nel senso che offrono appoggio empatico, ASCOLTANO, consigliano, comprendono, provano insieme alla mamma, offrono TEMPO e SPAZIO per parlare, elaborare, cercare di capire, acquisire consapevolezza e fiducia in se stesse, alla luce di competenze e formazione aggiornate. E’ una figura che si conosce poco, non siamo molte effettivamente, ma ci siamo e cresciamo in numero e si creano legami.
Il mio è un commento assolutamente non polemico, spero si capisca, stimo moltissimo le consulenti ibclc e le mamme della Lega del latte, spesso collaboro con loro e mi piace confrontarmi e chiedere loro consiglio se serve.
Però da questo articolo, peraltro molto bello e forte, ne esce una quadro dell’ostetrica veramente triste…sembra inesistente da dopo il parto in avanti, una figura marginale (e purtroppo spesso in alcuni ospedali è proprio così per i motivi elencati sopra), quasi superflua.
Non viene nemmeno menzionata tra le figure principali che possono aiutare la neomamma nell’allattamento!
Le ostetriche hanno formazione e competenze sull’allattamento, vi prego, non metteteci da parte, anche se so che come sempre accade, per “colpa” di poche a rimetterci è la categoria, abbiate fiducia in noi. Cercate l’ostetrica libera professionista più vicina a voi, chiedete quale sia la sua formazione e la sua esperienza sul sostegno alle mamme nel post-parto e allattamento. Trovetrete un’amica, un valido e preparato appoggio che potrebbe realmente fare la differenza e un riferimento per qualsiasi necessità, dai primi giorni di vita del bambino fino alla menopausa!!
Un abbraccio sincero, Emanuela
(ostetrica libera professionista)