Ci sono esseri che portano in sé il ricordo del cielo. Altri, più numerosi, l’hanno perduto durante l’atterraggio. I primi vivono in bilico. Come il funambolo sulla corda tesa. Come l’alpinista sulla cresta, un piede qua, uno là, dall’altra parte del crinale.
Non facile la vita, c’è sempre la paura di cadere. Un passo falso e si può precipitare.
Bisogna fare acrobazie per tenersi in sella. Si impara l’arte, un po’ alla volta, con fatica.
Ma niente è scontato, non c’è nessuna garanzia. Il confine è sottile e non va varcato.
Si può solo gettare lo sguardo, ogni tanto, per aiutarsi a rimanere ritti. Lo spiraglio aperto sul cielo non è per tutti. Sottile è la fessura che lo separa dalla terra, passaggio stretto, come cruna d’ago. Eppure chi ricorda è salvo, lo dice il luccichio degli occhi, quasi un sorriso.
Un pezzo di cielo stretto tra le mani rende possibile il cammino, i passi lenti sulla nuda terra. Attaccati alle stelle da invisibile cordone, gli esseri di angeliche sembianze si muovono leggeri, capiente il cuore, l’anima sottile che freme al vento, pur lieve, pur lieve…
Non sono risparmiati dal dolore. Lo sentono profondo nelle fibre, scossa elettrica che li fa tremare. Li lascia esausti sul selciato. Ma poi risalgono la china, a testa alta, rivolta verso il cielo. Da lì viene il soccorso, da lì l’aiuto.
Canto di voci mai dimenticato, suono di tromba che riscuote a festa. Per alcuni segreta nostalgia di casa, per altri memoria soave di giorni ben più lieti.
Si riconoscono subito tra loro: basta uno sguardo, un tocco oppure un gesto. Il ritrovarsi è gioia grande, che sa di Paradiso. Comune il linguaggio, comune la parola.
Si sostengono camminando a fianco, tra le occhiate stupite dei passanti. Non può capire chi ha dimenticato. Loro sì, loro sì… Si nutrono di luce come di acqua fresca di sorgente, per appagare una sete mai placata.
Vanno vagando per boschi e per foreste, per amici gli alberi e le stelle. Figli del cielo, discesi sulla terra, fanno fatica a mettere radici. Son fiori delicati eppure nel contempo forti. E’ la memoria che li rende saldi. Saldi nelle scelte, saldi nel cammino.
Perché loro vedono oltre il velo. Squarcio di nubi in mezzo al temporale. C’è altro, c’è altro, van dicendo. Qualcuno li segue, qualcuno li abbandona. Qualcuno li deride, qualcuno li accompagna.
Loro sanno come creare il mondo. Sanno ch’è fatto d’argilla e polvere di stelle, impastate insieme. Sanno ch’è fatto di luce e carne, spirito e corpo e tutto è uno. Loro sanno chi sono. Ed è per questo che tocca a loro iniziare a cambiare il mondo.
Elena Balsamo
susanna
anche io ho conosciuto una essere così….ho tanta nostalgia
SILVIA
Grazie per questo pensiero in cui mi sono completamente ritrovata. E’ bello sapere di non essere da soli a provare certi sentimenti…GRAZIE!
alessandra
Certe volte il ricordo del cielo affiora e bussa nel silenzio: allora non sai più se stare fuori o dentro e da lì nasce l’inquietudine del conviverci alla ricerca della pace. Coltivarne il giardino è cosa tanto semplice quanto profonda, necessita di umiltà e di abbandono verso l’ignoto senza provare i sentimenti che ti farebbero fuggire verso la ragione… grazie ELENA!
Margherita
grazie, adesso, dopo anni di allenamento, il ricordo è dolce… l’incontro degli altri come noi è gioia sublime.
Un abbraccio di Luce
Margherita