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Genitorialità a rischio nella cultura occidentale

genitorialità a rischioAbbiamo avuto un discreto successo nel liberarci dai quattro peggiori mali di una società competitiva e industrializzata: dall’avidità di possesso (incluso il denaro e i beni superflui) e dal potere di intimidire altri esseri umani; dall’urgenza e dall’ansia di prevaricazione; dall’angoscia e dalla paura, compagne inevitabili nella lotta per la ricchezza e il potere; dalla calca, dalla complessità e dalla frustrante confusione che seguono all’affollarsi di tanta gente in piccole aree.

– Scott Nearing, 1972. The Making of a Radical, pag.214.

Scott Nearing, nato nel 1883, ha dedicato la vita a sfidare la distruzione provocata dalla civiltà occidentale e dal suo valore principe: il profitto di pochi perseguito inculcando in modo sistematico atteggiamenti competitivi, predatori e consumisti.

Scott e sua moglie Helen hanno anche osservato come la famiglia americana, in contesti urbani e suburbani, sia di fatto sparita come unità e forza sociale. Con gli adulti impegnati nel sistema lavorativo e i bambini consegnati alle forze dell’istruzione coatta, i ritmi, le abitudini e le consuetudini domestiche sono diventate molto meno significative nella vita dei bambini.

Concordo con i Nearing che la civiltà occidentale, con la sua enfasi forte e chiara posta sul militarismo, la competizione, l’industrialismo, il materialismo e il profitto di pochi a spese di molti, ci stia costando molto. Di sicuro sta danneggiando i nostri figli. Se la salute è un indicatore della qualità della relazione che un individuo ha con il proprio ambiente, allora l’aumento delle malattie croniche nei bambini riflette in modo chiaro il fallimento della nostra società.

Se il grado di alfabetizzazione e il benessere psichico sono indicatori della qualità dello sviluppo infantile, allora l’incremento nel numero degli illetterati, delle disabilità di apprendimento, nonché dei bambini affetti da problemi psichiatrici, mostra con chiarezza il fallimento della nostra civiltà.

Se la tranquillità e la sicurezza, la fiducia e l’incolumità, sono indicatori della qualità della crescita, allora sono molti i casi in cui veniamo meno. Se la frode e l’inganno, le droghe, la violenza e la carcerazione degli adulti sono indicatori di un fallito sviluppo caratteriale, allora il modo in cui alleviamo i giovani nella nostra civiltà occidentale è un disastro.

Ritengo che un indicatore decisivo della qualità di una civiltà risieda nella cura che essa ha per le giovani generazioni. Poiché sono le madri a occuparsi in gran parte dei figli, una civiltà razionale dovrebbe, da ogni punto di vista, tenerle in considerazione ben maggiore rispetto al militarismo. E poiché la cura dei figli dipende anche dalla disponibilità di padri premurosi, una civiltà razionale dovrebbe assegnare alla salute e al benessere dei suoi uomini un valore più grande di quello attribuito all’espansione militare e ai profitti corporativi. Questo non è vero, né lo è mai stato, nel mondo occidentale.

Poiché la cura dei figli dipende da un’adeguata disponibilità a soddisfare i bisogni primari, il benessere economico delle famiglie lavoratrici dovrebbe avere sempre la precedenza rispetto alla ricchezza eccessiva di pochi e allo strapotere militare; ma anche questo non è mai stato vero nella civiltà occidentale.

Vera è piuttosto la realtà di ciò che definisco oppressione della genitorialità; uno stato di sofferenza e difficoltà dovuto al sistematico abbandono e maltrattamento di genitori e famiglie in nome del potere e dell’avidità, inseparabili da un approccio di sfruttamento delle persone e del mondo. Essere genitori è sempre una sfida difficile, ma lo è in modo particolare a causa della mancanza di un sostegno concreto da parte della società, nonché per via degli effetti deleteri dovuti alle priorità di una civiltà militarista, industrializzata e capitalista, che riverberano sulla comunità sotto forma di alienazione e separazione.

Perciò, allevare dei figli è molto difficile, e non certo perché i genitori stiano facendo un cattivo lavoro, al contrario, date le circostanze si comportano da veri eroi. A titolo d’esempio, citiamo la piccola ma significativa coorte di giovani che, forse per la prima volta, sono stati allevati nel pieno rispetto da parte dei genitori. È qualcosa di notevole e meraviglioso; eppure, il declino della civiltà occidentale, così come la conosciamo, può essere visto nelle tremende difficoltà e nella trascuratezza patite da tantissimi bambini.

Negarlo non farebbe che perpetuare questo stato di cose. Affrontare la realtà ci dà, invece, la possibilità di offrire un aiuto concreto ai nostri figli, sotto forma di sforzo eroico quotidiano dei genitori. Da queste riflessioni, prende le mosse il manifesto che segue.

Manifesto per i genitori del XXI secolo

Riconosco che la nostra società è seriamente disturbata e pericolosa, sotto molti aspetti, per il benessere della mia famiglia e dei miei figli. Riconosco che in essa sono state istituzionalizzate molte pratiche chiaramente nocive, accettate in cambio della perpetuazione dei valori di status economico e sociale della civiltà occidentale. Non posso accettarlo; pertanto, giuro di tenere gli occhi aperti, di informarmi e autoeducarmi, di proteggere i miei figli come meglio posso dalle sofferenze più gravi, alcune delle quali sono elencate di seguito.

Mi impegno a proteggere i miei figli da:

• Inutili traumi prenatali. È stato ormai dimostrato scientificamente ciò che ogni madre consapevole ha sempre saputo, ossia che le esperienze prenatali hanno notevole influenza sui bambini. È responsabilità dei genitori assicurarsi che la madre sia ben nutrita e protetta da ogni forma eccessiva di stress. Sarebbe bene ricordare che in alcune culture il periodo prenatale viene utilizzato per entrare in contatto con l’anima che si incarnerà nel bambino e ravvisarne i propositi in questa vita. Che lo si prenda alla lettera o come metafora, si tratta comunque di un modo meraviglioso per rammentarci di quell’immutabile saggezza spirituale così ben riflessa nelle parole immortali di Kahlil Gibran: “i vostri figli non sono i vostri figli”. Noi genitori siamo i protettori e i custodi di un essere straordinario durante gli anni del suo sviluppo fisico e psichico. Che compito glorioso!
• Inutili traumi alla nascita. Sappiamo anche che l’esperienza della nascita ha un potere determinante per il benessere del bambino. Se molto è stato fatto per riscoprirne il processo naturale e sottrarla agli eccessi del controllo medico tecnologico della metà del XX secolo, è pur vero che molte madri e molti bambini sono ancora vittime di pratiche inappropriate e ingiustificate, come l’uso della forza, di droghe inutili e altri interventi nocivi. È responsabilità dei genitori assicurare un’esperienza di nascita il più naturale e benigna possibile; questo implica la protezione contro la separazione, che rischia di distruggere l’attaccamento fra madre e neonato.
• Il trauma della privazione della fase “in braccio”. La privazione della fase “in braccio” è stata descritta per la prima volta da Jean Liedloff, che definiva gli effetti di un bisogno molto specifico non soddisfatto, quello di essere portati in braccio, di essere tenuti costantemente nei primi sei mesi di vita. Molti bambini più grandi e adulti soffrono di ansia e forme di dipendenza irrazionale a causa di questo bisogno primario rimasto insoddisfatto nella primissima infanzia. Molte persone sono addirittura in certo modo distaccate e assenti, e non arrivano neppure a immaginare di aver bisogno di contatto fisico e affetto. Quale dono per genitori e figli potersi deliziare nel contatto e nell’affetto reciproco per tutta la vita!
• Il trauma dell’immunizzazione non necessaria. Chi propone i vaccini raccomanda un numero sempre maggiore di immunizzazioni, inclusi vaccini per malattie non particolarmente pericolose per i bambini (come la varicella) o per le quali non sono generalmente a rischio (come l’epatite B). Inoltre, i governi hanno un atteggiamento sempre più coercitivo. Si sa molto sui pericoli di diversi vaccini. I genitori dovrebbero essere ben istruiti sull’argomento prima di prendere qualsiasi decisione che possa incidere sulla vita dei figli. Coloro che decidono a favore dell’immunizzazione dovrebbero essere informati in modo approfondito sui singoli vaccini che intendono somministrare ai propri figli, ed essere in grado di discernere le reazioni avverse. Tutti i bambini dovrebbero essere protetti dall’immunizzazione post-partum, e molto caute dovrebbero essere le vaccinazioni durante l’infanzia.
• Il trauma dovuto all’ingestione di cibi tossici e non sani. L’industria alimentare americana è una sfruttatrice spietata e mercenaria di bambini; l’ingestione massiccia di cibi lavorati, zucchero e sostanze tossiche ha enormi effetti spaventosi sui bambini. I genitori hanno il compito di resistere alla pressione dannosa dell’industria alimentare e di fare il possibile per garantire che i propri figli siano nutriti in modo appropriato. Ciò implica, come minimo, la limitazione degli zuccheri (in tutte le loro forme), degli additivi e conservanti chimici, dei cibi pronti, da fast food e industriali. Per molti, forse la maggior parte, questo significa anche restrizioni sui prodotti caseari e, per alcuni, sui cibi che possono provocare allergie, come mais e grano. Questo significa scegliere cibi freschi, integrali, di preferenza biologici. L’acqua in abbondanza è indispensabile, così come un adeguato apporto di acidi grassi essenziali.
• Il trauma della separazione dalla natura. Che grande tragedia privare un bambino dell’esperienza di ore trascorse nel mondo naturale di terra e cielo, prati, fiori, cespugli, alberi, acqua, insetti, uccelli e animali d’ogni genere. È infinitamente più importante che i bambini giochino con la terra anziché con il Gameboy.
• Il trauma della TV e dei video. Un bambino americano medio sta ore davanti ai media elettronici ogni giorno. Gli effetti deleteri che ne conseguono sono enormi, sia diretti, sul funzionamento del sistema nervoso centrale e sulla programmazione della coscienza, sia indiretti, nel sacrificio di tempo che avrebbe potuto essere impiegato in attività più complete.
• Il trauma dei computer. Professionisti attenti mettono ora in dubbio l’assunto sconsiderato per cui questo tipo di tecnologia sia benefica per i bambini piccoli. Un’utile linea guida è quella che prevede di proteggere i bambini in età prescolare da qualsiasi tipo di coinvolgimento con il computer, di precluderne l’uso finché non leggano e scrivano in corsivo in modo fluente, e di limitarne l’utilizzo durante le elementari a non più di mezzora al giorno.
• Il trauma della vita sedentaria. Il movimento, l’attività, il gioco fisico e l’esercizio, sono questi gli elementi essenziali per un sano sviluppo di corpo e mente nei bambini.
• Il trauma dei ritmi concitati. Andare in fretta sarà pure la tendenza della moderna civiltà occidentale, ma non è affatto sana. I nostri figli hanno bisogno di lunghi tempi rilassati da trascorrere con se stessi, gli amici e la famiglia – non per essere costantemente stimolati e intrattenuti, ma per scoprire se stessi e il mondo – tempo per creare e produrre iniziative proprie. Un problema correlato riguarda la tendenza a negare esperienze e opportunità che servirebbero al bambino per imparare e dare il proprio contributo, è infatti più semplice e rapido per l’adulto fare da sé. I genitori dovrebbero prendersi il tempo necessario per farsi aiutare dai figli, anche se per lavare i piatti ci vorranno due ore anziché dieci minuti. Infine, da ciò che io stesso e altri abbiamo osservato, il 90% delle punizioni hanno luogo a causa della fretta e della pressione che essa genera. Fate un favore a voi stessi e ai vostri figli organizzando la vita nel modo più tranquillo possibile.

• Il trauma della privazione di sonno. Una notevole percentuale di americani, compresi i bambini, hanno carenze di sonno. I genitori devono proteggere i figli dall’obbligo di adeguarsi ai bisogni e ai ritmi degli adulti. D’altro canto, devono anche resistere alla tentazione di essere permissivi come giustificazione per evitare di stabilire dei sani limiti. Ritmo, routine e regolarità sono le chiavi per una vita bene ordinata, e soprattutto per un ambiente sano, rilassato e benefico in cui crescere. L’influenza maggiore che un genitore ha nei confronti di un figlio non è nell’intervento diretto, bensì negli effetti indiretti promossi dalla creazione di una vita familiare che sia un rifugio sicuro, un mondo ricco di relazioni e un salutare esempio, capace di rispondere ai bisogni essenziali dei bambini.
• Il trauma dell’adultismo. L’adultismo si riferisce al sistematico maltrattamento di persone giovani solo per il fatto di essere giovani. L’indicatore chiave è la mancanza di rispetto. Uno dei modi migliori per stabilire se un adulto perpetra l’adultismo è quello di chiedersi se direbbe la stessa cosa che sta dicendo a un bambino, con lo stesso tono di voce, a un altro adulto. È d’importanza cruciale per un genitore combattere l’adultismo perchè gli effetti di questo tipo di oppressione (ferire, intimorire, umiliare, far interiorizzare i comportamenti irrispettosi) sono il motivo per cui altre forme oppressive vengono permesse. Gli adulti non potrebbero tollerare il maltrattamento di se stessi e degli altri se, in modo sistematico, non fossero stati a loro volta feriti e condizionati psicologicamente a essere crudeli e irrispettosi.
• Il trauma della negazione emotiva. È un tema di enorme importanza, una sorta di meta-chiave di protezione. Gli esseri umani possiedono un’intelligenza incredibile e sono sociali per natura, ma quando vengono feriti nel corpo o nella psiche lo sembrano meno a causa della sofferenza patita. Come genitori dobbiamo proteggere i nostri figli dalle interferenze nel meccanismo naturale di guarigione rappresentato dall’espressione emotiva. Gran parte della società e troppi genitori confondono ancora la ferita (per es. La perdita di un giocattolo) con lo sfogo emotivo e la liberazione del dolore, nel caso specifico piangendo e infuriandosi. Alcuni genitori tentano di insegnare ai figli che piangere non fa bene poiché non è legato a nessuna azione risolutiva, a volte li fanno addirittura vergognare del pianto. La verità è che persino gli sforzi fatti con le migliori intenzioni per consolare o distrarre il bambino dal pianto, anche se efficaci o persino necessari in momenti di stress come diversivi temporanei, nel lungo periodo si rivelano dannosi. I bambini sanano le perdite e le ferite piangendo, curano la frustrazione e gli insulti infuriandosi e scatenando la rabbia, sfogano la paura tremando, agitandosi e sudando. Il compito del genitore è quello di essere presente e aiutarli a gestire questi sentimenti difficili. Un grande valore aggiunto è quello della meravigliosa consapevolezza che non devono attraversare quei terribili momenti da soli.
• Il trauma della condiscendenza. È legato all’adultismo, ma specifico della pratica degradante e debilitante che tratta i bambini come deliziosi ma inadeguati, minimizzando e sottovalutando la loro enorme intelligenza. Gli adulti tendono a confondere la mancanza di informazione e l’inesperienza con la mancanza di intelligenza. La condiscendenza è un insulto enorme per un bambino. Negargli delle ottime informazioni sul funzionamento del mondo è un grande disservizio che li predispone a sofferenze e fallimenti inutili. Analogo è il caso in cui si nega ai bambini l’opportunità di rendersi utili. I genitori dovrebbero assicurarsi che i figli abbiano regolari opportunità di offrire un contributo concreto e significativo alla vita familiare.
• Il trauma della disperazione cronica. Un atteggiamento mentale molto diffuso fra gli adulti nella nostra società è quello della disperazione o dell’apatia croniche. È la sensazione persistente che tutto sia senza speranza, che il singolo non possa fare la differenza, che sia inutile tentare. L’eccitazione e l’entusiasmo, così come la rabbia appassionata sono visti come tipici dell’ingenuità infantile, o forse come possibilità per persone ben più rimarchevoli, ma non per se stessi. Sebbene il mondo sia davvero in pessime condizioni sotto molti aspetti, il sentimento della disperazione cronica non è altro che la registrazione di una condizione di disagio psichico ed emotivo, che si è conservata sin dal tempo delle prime esperienze di sofferenza vissute senza aiuto o senza poter ricorrere a forme di guarigione.

È di vitale importanza che i genitori combattano questo tratto della propria psiche per poter offrire ai figli l’esempio di un atteggiamento più realistico e sano. Diane Shisk, leader internazionale della Re-evaluation Counseling Community, raccomanda di trasmettere spesso questo messaggio ai propri figli: “Ci sono molti problemi da risolvere e molte persone sono ferite e incapaci di trattarsi bene. Ma molte altre stanno invece pensando a cosa si può fare per sistemare le cose e si stanno unendo per risolvere i problemi. Riusciremo a far andare tutto per il meglio e tu potrai aiutarci”.
• Il trauma della competizione. È un’altra meta-chiave, ed è uno dei motivi per cui i valori primari della civiltà occidentale sono destinati al fallimento. Ormai, anche ricerche considerevoli sostengono l’assunto per cui con lo spirito e la pratica della cooperazione si lavora molto meglio a tutti i livelli, compreso l’apprendimento, l’espressione delle proprie capacità e la produttività. Dobbiamo sostenere i nostri figli e essere d’esempio affinché sappiano gioire e apprezzare i successi degli altri, nonché accettare e capire il valore e la necessità di commettere errori.
• Il trauma del militarismo. La nostra società investe una gran parte delle proprie risorse in sforzi bellici, sacrificando i reali bisogni umani persino in tempi che sembrano di pace. La propaganda e le pratiche che enfatizzano la violenza come penultima risorsa alle sfide e ai conflitti della vita sono insopportabili. Una genitorialità consapevole deve essere decisa e sollecita nell’osteggiare un tale condizionamento alla violenza e nell’offrire ai giovani le informazioni e gli atteggiamenti necessari affinché possano contribuire a un mondo senza guerra. L’industria delle prigioni, in rapida crescita, è un altro luogo in cui sempre più giovani vite vengono sacrificate; anche questa istituzione della disperazione cronica e della giustizia punitiva dovrebbe essere osteggiata.
• Il trauma degli interventi medici non necessari. Le malattie iatrogene (indotte dalla medicina stessa) fanno ormai quasi parte del vocabolario comune. Esempi includono problemi causati dalla medicalizzazione della nascita, dall’uso improprio degli antibiotici, dall’inutile soppressione della febbre, e dalle reazioni avverse ai vaccini. L’uso di comuni cicli di antibiotici e sondini per l’orecchio interno in caso di otiti ricorrenti, quando l’eliminazione dei prodotti caseari risolverebbe il problema nella maggioranza dei casi, ne è un altro buon esempio.
• Il trauma degli psicofarmaci. È una disgrazia e una vergogna nazionale il fatto che negli Stati Uniti si stimi che a otto milioni di bambini in età scolare vengano somministrati psicofarmaci, e tutto per presunte malattie la cui esistenza non è provata scientificamente. Si tratta di uno scandalo sociale e medico che dovrebbe disilludere del tutto ogni genitore coscienzioso e impedirgli di fidarsi ciecamente delle autorità mediche e scolastiche.
• Il trauma dell’istruzione obbligatoria. Tutti dovrebbero leggere il lavoro di John Taylor Gatto, lo scrittore più informato, esaustivo ed eloquente sul tema dell’istruzione scolastica oggi, e capire gli enormi problemi generati dal nostro sistema di istruzione obbligatoria. I suoi consigli ai genitori, dopo 30 anni di insegnamento nelle scuole pubbliche, e dopo essere stato nominato per due volte insegnante dell’anno nello Stato di New York, sono i seguenti: “Rompere la morsa della paura che attanaglia la vita è il primo e indispensabile passo. Se riuscite, tenete i vostri figli lontani da ogni grado scolastico, non mandateli all’asilo, né in prima, seconda, e forse neppure terza elementare. Educateli a casa almeno fino in terza, in modo che abbiano attraversato quella fase in cui si provoca la maggior parte del danno. Se ci riuscite, staranno bene.” (The Underground History of American Education, pag.383)

Se non potete, ho due consigli. Primo, restate accanto ai vostri figli, siate i loro vigorosi alleati, e fategli sapere che insieme supererete ogni difficoltà e avrete grande successo. Secondo, proteggeteli dal senso di vergogna che potrebbero provare a causa di quelle esperienze inevitabili in cui ai bambini sembra di aver sbagliato perché il loro stile di apprendimento e il loro istinto all’apprendimento auto-diretto sono violati in modo costante e sistematico dalla scuola, con la sua struttura rigida e i programmi imposti. Spiegate loro, in modo appropriato all’età, che quando ciò accade non è perché loro sono sbagliati, inadeguati o hanno dei difetti, ma che le scuole hanno dei problemi e insieme potete pensare a un modo per affrontare la situazione. Qualsiasi cosa accada, non permettete che lo spirito di vostro figlio sia abbattuto e debilitato dalla vergogna.
• Il trauma delle difficoltà di alfabetizzazione e delle etichette come disturbi di apprendimento, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD). È una tragedia tutt’ora in corso quella che vede il tasso di alfabetizzazione degli americani abbassarsi in modo sistematico da quando il governo ha aumentato il finanziamento e il controllo dell’istruzione. In realtà, imparare a leggere non è questo grande mistero. In media, un bambino di cinque anni può padroneggiare in sei settimane tutti i 70 fonogrammi necessari alla lettura, dopodiché è in grado di leggere praticamente tutto. La comprensione, è ovvio, arriva più tardi (sulla complessità del processo di apprendimento della lettura e sull’attenzione che va esercitata a proposito dei tempi e dei modi della scolarizzazione si veda il precedente articolo di questa rubrica e La dislessia di Eva Benso, ndt).

Esistono metodi in grado di fornire aiuto a quei bambini che non hanno acquisito le abilità preparatorie alla lettura, è un peccato che le scuole non se ne occupino. Ma ancor più deplorevole è il fatto che i bambini vengano biasimati, etichettati come anormali, allontanati dai coetanei e sottoposti a trattamenti farmacologici. I genitori devono proteggere i figli da un simile assalto e assicurarsi che abbiano tutto il sostegno necessario per imparare a leggere e crescere senza essere stigmatizzati ed etichettati come anormali.
• Il trauma di una natura umana considerata difettosa e imperfetta. Le pratiche e gli atteggiamenti nocivi che questo manifesto incoraggia a combattere sono radicate in un doloroso fraintendimento della natura umana. Le scuole sono disegnate sull’assunto che esistano bambini stupidi, e che i bambini siano come macchine vuote bisognose di essere riempite e programmate. La nostra cultura predatoria, volta al profitto, militarista e consumista, si fonda su una visione della natura umana priva di anima e di spirito. La psichiatria si rifà a una visione del mondo che riduce gli esseri umani e le loro esperienze alla chimica e alla biologia. Tutto questo è motivato dal timore che le imperfezioni e i difetti dell’umana natura prendano il sopravvento, o che saremo mangiati prima di poter mangiare. Credo, invece, che la natura intrinseca dell’uomo sia, nel profondo, meravigliosa e benigna, che tutti nasciamo intelligenti, pieni di risorse, entusiasti, affezionati e sociali.

Se proteggiamo i nostri figli dal cinismo e dalle offese, sia fisiche sia morali, se forniamo loro le giuste informazioni, comprensibili per il loro stadio evolutivo, e se li incoraggiamo a esprimere il dolore che accompagna le ferite della vita, questa natura autentica sboccerà. Forse, il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli è quello di guardarli attraverso occhi che esprimano gioia e delizia, di essere al loro fianco in atteggiamento rilassato, fiduciosi che con il nostro sostegno e amore costante avranno una meravigliosa riuscita.
• Il trauma di un genitore incapace di affrontare i suoi traumi personali. Forse la legge più importante della genitorialità è quella che ci impone di guardare le situazioni in cui è difficile per noi restare gentili e amorevoli con i figli. Il fatto è che di fronte al genitore si ripresenta di continuo la scelta fra la trasformazione personale, da un lato, e la repressione dei figli dall’altro. La sola ragione per cui puniamo o rifiutiamo i nostri bambini è il dolore associato ai traumi che abbiamo subìto in passato e che siamo incapaci di affrontare prendendoci la piena responsabilità del nostro stato mentale. Non esistono bambini cattivi, dispettosi, irrecuperabili, ma solo bambini che hanno attraversato momenti difficili e a cui servono molta attenzione e sostegno. Poterglieli offrire significa affrontare per prima cosa i nostri problemi, e a volte chiedere aiuto per noi stessi, così da poter tornare in quel luogo di amore e gentilezza in cui accogliere i bambini. L’alternativa è quella di tacitarli e reprimerli perché non ci facciano percepire il nostro disagio. Dedicarsi a mettere in pratica gli atteggiamenti incarnati in questo manifesto significa più o meno quanto segue:

Non biasimerò i miei figli per i miei stati d’animo. Mi assumo la piena responsabilità delle mie azioni e dei miei sentimenti. Desidero cambiare e continuare a crescere tutti i giorni della mia vita da genitore. Riconosco che la nostra società è seriamente disturbata e pericolosa, per molti aspetti, per il benessere dei miei figli e della mia famiglia. Riconosco, altresì, l’autentica natura gloriosa di me stesso e dei miei figli, e per questo ho piena fiducia che essi riusciranno a meraviglia. Prometto di restare accanto a loro con amore per tutti i giorni della nostra vita.

Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini

Tratto da UN MANIFESTO PER I GENITORI DEL XXI SECOLO
di John Breeding, Ph.D.

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