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allattamento misto

L’allattamento misto, la modalità di allattamento che consiste nell’alternare il seno e il biberon nell’alimentazione del neonato, è una valida alternativa per molte madri che sono in difficoltà con l’allattamento tradizionale.
In questo articolo, una neomamma ci racconta la sua esperienza, la storia di un allattamento misto (semi)riuscito, sperondo che sia di aiuto a qualche mamma che si trova in difficoltà con quella che dovrebbe essere una delle più belle esperienze nella vita di ogni donna.

La testimonianza di una neomamma

Mi rivolgo in particolare alle neomamme che hanno già cominciato a dare “l’aggiunta”, magari proprio su suggerimento dell’ospedale o del pediatra, e che temono di perdere il loro latte.
Se invece siete delle mamme che allattano esclusivamente al seno e avete dei dubbi o bisogno di un consiglio o di sostegno, la prima cosa da fare è consultare una consulente LLL (La Leche League) o IBCLC (International Board Certified Lactation Consultants), oppure rivolgersi all’AICPAM (Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno).
Durante il corso preparto, prima della nascita del mio primo figlio, un medico ci spiegò i fondamentali dell’allattamento e ricordo che pensai: facile, basta attaccare il bimbo ogni volta che apre bocca e il latte arriverà.
Purtroppo mi scontrai presto con la realtà. Mio figlio alla nascita ebbe un pneumotorace spontaneo: il polmone destro rimase collassato e l’aria dei suoi primi respiri riempì la cavità toracica, provocandogli una bradicardia (il cuore che rallenta) e difficoltà respiratorie che imposero il suo ricovero immediato presso un’altra struttura ospedaliera, più attrezzata per casi di questa gravità.
Oltre allo shock dell’evento inaspettato, dovetti affrontare tutti i problemi connessi al fatto di non poter attaccare al seno mio figlio per molti giorni. Non poteva sforzarsi a succhiare, era nutrito per via endovenosa e nell’ospedale dov’era ricoverato, era vietato (si, avete capito bene, vietato) dare il latte della mamma ai bambini che si trovavano in terapia intensiva, i quali venivano nutriti esclusivamente con latte artificiale.
Nel frattempo, durante la mia permanenza nell’ospedale dove avevo partorito, cominciai a usare il tiralatte. Le infermiere che venivano a controllarmi non erano per niente incoraggianti: «Così poco signora? Solo 20 grammi?».
Il mio morale era a terra, piangevo, mi sentivo un fallimento di mamma. Non avevo mio figlio con me, ero preoccupatissima per la sua salute e non ero neanche capace di produrre un po’ di latte!
Al suo terzo giorno di vita, potemmo dargli noi genitori uno dei suoi primi biberon: «Ecco signora, questi sono 50 grammi per suo figlio». Come 50 grammi? Io riesco a tirarmene solo 20 alla volta e Leonardo ha bisogno di mangiarne 50 ogni 3 ore? Un altro colpo basso al mio morale già a terra.
Finalmente arrivammo a casa, ma le cose non miglioravano. Anzi. Leonardo piangeva, aveva fame e faticava ad attaccarsi al seno. Dormiva pochissimo e io pure. Ci mettemmo molti giorni a ritrovarci come coppia mamma-figlio.
Riuscivo a dargli il seno ormai esclusivamente di notte quand’era in dormiveglia, altrimenti di giorno si girava dall’altra parte e piangeva disperato. Quasi sempre, spesso piangendo anche io con lui, mi arrendevo al biberon.
Partecipai a molti incontri con La Leche League Italia, via via che mio figlio cresceva imparavo i fondamentali dell’allattamento e quante cose importanti ci fossero mancate per poter avviare normalmente un allattamento soddisfacente.
A sei mesi rinunciai definitivamente, con il pretesto di una breve cura a base di cortisone e broncodilatatori per via di un attacco d’asma. A Leonardo il seno non mancava, e il latte se ne andò da solo.
Dalla depressione credo mi salvò un’amica che al telefono mi disse «Puoi dargli tutto il tuo amore anche con il biberon». Sapevo che non era vero (almeno non per me), ma mi tirai su con la forza di volontà e con l’aiuto di mio marito, e giorno dopo giorno riacquistai fiducia in me stessa.
Sette anni dopo, rieccomi incinta. Stavolta ero convinta che, in assenza di problemi, l’allattamento sarebbe partito alla grande. Parto da manuale, bimba attaccata quasi subito, sempre con me in stanza. Eppure anche stavolta ci risiamo: la bimba si attacca, succhia, ma il latte fatica ad arrivare. La mia compagna di stanza, ricoverata solamente come nutrice perché suo figlio ha problemi di ittero, è già in fase “doppia pesata” e a ogni poppata il bimbo pesa 60-70 grammi in più. Luna, mia figlia, si attacca continuamente, succhia e succhia, eppure la bilancia si muove appena. Ecco, ci risiamo.
Un’infermiera molto comprensiva mi dice: «Puoi anche farti un pianto se ne hai bisogno». Ok, apro le dighe e mi sfogo per bene. Poi finalmente mi rassegno: probabilmente faccio parte di quel 5% di mamme che non riescono ad allattare i propri figli per motivi fisiologici e dal secondo giorno di vita, Luna comincia già a prendere il latte artificiale.
Torniamo a casa e stavolta so già che fare: mi armo di tiralatte, biberon, latte in polvere e sterilizzatore, e comincio l’avventura.
All’inizio son dolori: mi vengono subito le ragadi perché ho stressato troppo il seno tra poppate a richiesta e tiralatte tra una poppata e l’altra. Quando dal tiralatte esce latte rosa, cioè più sangue che latte, decido di fare una pausa. Compro i paracapezzoli di silicone che mi salvano la vita: le ragadi guariscono in 24 ore, anche se devo continuare a usarli per un mese intero. Nel frattempo il latte scarseggia sempre.
Mi telefona la mamma compagna di stanza in ospedale: in pochi giorni a casa ha già “perso” il latte. Aveva chiesto in ospedale se poteva sostituire una poppata con il latte artificiale di notte, “perché è più comodo”, e le avevano detto di sì. Penso avvilita che il 90% degli allattamenti fallisca soprattutto per mancanza di informazioni.
Oggi Luna ha cinque mesi e siamo passati dal 70% di latte artificiale dei primi tre mesi al 30%. La bambina cresce bene, è oltre il 97simo percentile sia in peso che in altezza, e io sento di aver fatto pace con me stessa e con le mie tette!

Allattamento misto: consigli e bugie

Dalla mia esperienza personale ho tratto alcuni insegnamenti, che forse potranno essere d’aiuto alle mamme alla prima esperienza.

  • Il primo insegnamento è il seguente: ascoltate il vostro corpo.
    Ascoltatevi e riposatevi, la casa non scappa, l’aspirapolvere non vi guarderà storto se lo lascerete in armadio per un po’. Se ne avete la possibilità, fatevi aiutare non tanto a tenere il bambino, ma a fare le pulizie, a preparare i pranzi, a stirare.
    State con vostro figlio il più possibile. Spogliatevi e state pelle a pelle con lui. Offritegli il seno a ogni occasione e non sentitevi delle fallite se dovete dargli qualche biberon di latte artificiale. Sentitevi invece delle guerriere, delle mamme leonesse che lottano giorno dopo giorno per riuscire a dare alla propria creatura il loro latte nonostante le difficoltà.
  • Un’altra cosa che ho imparato a fare è prendere con le pinze i consigli dati dal personale ospedaliero. Anche perché se ci sono dieci addette al nido, avrete dieci consigli, probabilmente discordanti uno dall’altro.
    Una puericultrice del nido mi consigliò di bere molta acqua e subito dopo mi confessò di non essere riuscita ad allattare i suoi due figli. Sapevo già, vista l’esperienza con il primo figlio, che bere molto è praticamente inutile: chi allatta beve di più perché dopo la poppata ha sete, mentre bere più del necessario può essere addirittura controproducente perché inibisce la produzione di prolattina.
    Le tisane, almeno nel mio caso, furono praticamente inutili, quindi non mi sento di consigliarle. Se pensate di farne uso, ricordate che anche le tisane e i prodotti naturali possono essere tossici ad alti dosaggi, o addirittura controindicati durante l’allattamento.
    Consultate una consulente LLL o IBCLC prima di prendere prodotti galattagoghi (cioè che favoriscono la produzione di latte) o farmaci.

Nella sala da allattamento in ospedale c’erano poi due poster contraddittori: il primo diceva di non dare il ciuccio, dato che interferisce negativamente sull’avvio dell’allattamento, il secondo diceva di dare il ciuccio per evitare la SIDS.
Una neomamma quale consiglio sceglierà? Rischiare di compromettere l’allattamento o rischiare la morte in culla? 
Sempre uno dei due poster spiegava (correttamente) l’ABC dell’allattamento, in particolare consigliava di allattare il bambino a richiesta senza orari, ma le infermiere insistevano di non attaccare il bambino prima di tre ore perché il seno deve “riposare”.
A chi credi quando sei lì, dopo aver appena partorito, emotivamente instabile per via degli ormoni a mille? A un pezzo di carta appeso a una parete o alla persona in carne e ossa che si sta prendendo cura di te e di tuo figlio? Soprattutto se sei al primo parto?
Sappiamo benissimo che l’unico modo di incrementare la produzione di latte è proprio attaccare al seno il bambino a richiesta. Ma lo sanno davvero tutte le neomamme?
Se le statistiche riportano che a sei mesi di vita dei bambini solo il 5% delle mamme allatta ancora, di certo i consigli sbagliati e la mancanza di corrette informazioni giocano un ruolo fondamentale.
Offrite il seno a ogni occasione possibile: il bimbo piange, ha sonno, sta facendo i dentini, si è appena svegliato. Non aspettate che pianga, se arriva a piangere quasi sempre sarà troppo tardi per offrire il seno, e dovrete correre a preparare un biberon.
Prima di piangere, infatti, il bambino vi farà capire di essere affamato con altri segni: si agiterà, muoverà la testa a destra e sinistra aprendo la bocca. Ecco, questi sono i segnali che il bambino è pronto ad attaccarsi al seno: approfittatene!

Come far funzionare l’allattamento misto

Quando mia figlia ha troppa fame e piange e dopo aver provato ad attaccarla al seno vedo che si stacca o gira la testa e devo darle un biberon di latte artificiale, cerco sempre dapprima di offrirgliene metà dose rispetto a quella indicata sulla confezione, così da placare i morsi della fame, e poi continuo offrendole nuovamente seno. Di solito funziona, e spesso di addormenta.
Se riuscite a usare il tiralatte, fatelo fra una poppata e l’altra: potrete conservare il vostro latte in frigorifero e proporlo come prima cosa al bambino quando ha fame.
L’ideale sarebbe scaldare il latte a bagnomaria, ma se il bambino piange molto, scaldatelo pure in microonde: perderete un po’ di anticorpi, ma sarà sempre più sano e adatto per un lattante rispetto al latte artificiale.
Io non ho nessuna fretta di passare al biberon con la tettarella dal foro più largo. Sono rimasta alla seconda misura, ossia un unico foro non proprio microscopico come la prima misura, ma appena un po’ più largo. In questo modo la bambina non troverà troppa differenza nella velocità di fuoriuscita del liquido, che si tratti di latte materno o di latte (materno o artificiale) offerto con il biberon, e non si innervosirà al seno (cosa che avviene di frequente quando si passa alla tettarella dal foro largo).
Come ho già detto sopra, ho evitato del tutto le tisane, sia per me che per mia figlia: i lattanti hanno infatti bisogno solamente del latte di mamma, o al massimo del latte di mamma e dell’aggiunta del latte artificiale qualora, come nel mio caso, il latte di mamma scarseggi. Alcune tisane per le cosiddette coliche del lattante, solitamente al finocchio, contengono un principio attivo, l’estragolo, potenzialmente tossico.
Ci sono stati giorni in cui ero sicura che il mio latte fosse finito. Provavo a spremere il capezzolo manualmente, e non usciva niente o quasi. La bambina si attaccava, succhiava e piangeva disperata. Che sorpresa il giorno dopo avere i seni che colavano latte!
Qualora aveste comprato, vi avessero regalato o aveste noleggiato una bilancia per pesare il bambino, gettatela via subito! Restituitela alla farmacia! Disfatevene mettendola in soffitta o in garage o portatela all’ecocentro più vicino! La bilancia è deleteria al vostro morale e l’ansia da prestazione in attesa di sapere quanto è cresciuto il bimbo tra una poppata e l’altra può giocare davvero bruttissimi scherzi.
Piuttosto controllate il peso non più di una volta a settimana e osservate il vostro bambino: è attivo? Bagna i pannolini? Fa la cacca? Tranquillizzatevi e continuate per la vostra strada.

Alcune domande che potreste farvi

Se state meditando di scegliere il metodo dell’allattamento misto, potrebbero sorgervi spontanee alcune domande.

  • Perché dovrei continuare ad allattare?
    Tanto ormai gli sto già dando il latte artificiale. Innanzitutto, perché ogni goccia di latte di mamma è un prezioso concentrato di tutto ciò di cui il vostro bambino ha bisogno! Gli state dando i vostri anticorpi tanto importanti nei primi mesi di vita, gli state dando la giusta concentrazione di zuccheri, vitamine, grassi e proteine, e altre sostanze che la scienza non ha ancora finito di scoprire.
    Poco latte materno è sempre meglio di niente: probabilmente lo proteggerete dalla stitichezza che il latte artificiale provoca quasi sempre per il suo quantitativo elevato di ferro rispetto al latte umano (il ferro del latte artificiale è indispensabile perché questo tipo di latte può provocare delle micro emorragie nell’intestino immaturo del lattante, e il ferro serve a reintegrarne le riserve perse a causa di queste micro emorragie), gli offrirete il vostro odore, il vostro sapore, un corpo caldo in cui rifugiarsi, un momento di tranquillità e pace che nessun biberon potrà mai neanche lontanamente imitare.
  • Il bambino dopo mezzora dalla poppata piange già per la fame, mentre se mangia il latte artificiale sta tranquillo per più tempo.
    Per forza: il latte materno viene digerito in mezzora, mentre il latte artificiale ha bisogno di molto più tempo per essere digerito. Dopo mezzora, se si lamenta per la fame, provate a riattaccarlo al seno prima di offrirgli il biberon. Se il bambino piange per la fame e si innervosisce succhiando al seno e dovete offrigli un biberon di latte artificiale, fatelo inizialmente con metà dose rispetto a quella indicata sulla confezione in base all’età del bambino. Poi provate ad attaccarlo: se i morsi della fame sono placati, succhierà volentieri anche dal seno.
  • Il mio latte sembra acqua, mentre il latte artificiale è molto piùcorposo.
    Il latte materno è il risultato di anni di evoluzione naturale, e la natura fa le cose per bene. Il primo latte è molto acquoso, è il latte che serve per prima cosa a dissetare il bambino. Durante la poppata, il latte si fa via via più denso, aumentando la quantità di grassi e proteine.
    Non vi preoccupate: il vostro latte non è mai acqua, è il latte che la natura ha predisposto per il vostro bambino in millenni di evoluzione.
  • Come faccio a riposarmi? Mi devo alzare anche di notte a ogni poppata.
    Semplice: dormite con il votro bambino. Se riuscite a offrirgli il seno coricate al suo fianco, molte volte nemmeno si sveglierà. Popperà dormendo, e voi potrete riposarvi o riprendere sonno insieme a lui. Di notte la prolattina raggiunge il suo picco e dormire e riposarvi aumenterà la produzione di latte.
  • Sulla scatola del latte artificiale c’è scritto che bisogna somministrare 4, 5, 6 biberon (a seconda del mese di età), ma il bambino piange dalla fame. Cosa devo fare?
    Ascoltate vostro figlio. Entrambi i miei figli non hanno mai voluto biberon colmi, hanno sempre fatto piccoli pasti.
    Chi ha deciso che l’allattamento con il latte artificiale non debba essere ugualmente a richiesta? Perché devo ingozzare mio figlio con un quantitativo eccessivo, che poi impiegherà almeno tre ore a digerire? Provate a offrire un quantitativo minore e se serve più spesso, potete arrivare anche a 9, 10 biberon (con metà dose o ancora meno!) nella giornata (compresa la notte), e cercate sempre di offrire il seno il più possibile.
    Un po’ alla volta, aumentando il vostro latte, provate a diminuire sia il numero dei biberon che la quantità di latte artificiale per ogni pasto.
  • Il bambino non è più capace di succhiare al seno, si è abituato al biberon.
    I neonati e i lattanti sono dotati di alcune caratteristiche istintive maturate in millenni di evoluzione. L’istinto di suzione è forse il più forte di tutti. Il bambino a cui viene offerto il seno sa cosa fare. È il modo di succhiare il biberon a non essere istintivo e a dover essere appreso, per cui non vi scoraggiate.
    Se il bambino sembra confuso e non riesce più ad attaccarsi al seno, potete provare a usare i paracapezzoli: gli sembrerà di succhiare un biberon e stimolerà il seno a continuare la produzione del vostro latte. Quando sarete tranquille e troverete un momento in cui il bambino non abbia troppa fame, provate nuovamente a offrirgli il seno “nudo”, aiutandolo con la mano ad attaccarsi correttamente. Ci vorrà un po’ di pazienza e qualche tentativo fallito, ma non demordete. Se ce l’ho fatta io, ce la farete anche voi!

di Chiara Pagliarini


Articolo revisionato il 28 luglio 2021

Commenti (15)

  1. […] Questa è la mia esperienza di allattamento (semi)riuscito. […]

    • Valentina

    • 9 anni fa

    Rileggo spesso il tuo articolo che mi conforta. Anche io devo fare un all’attamento misto e ci sono giorni in cui mi chiedo : ne vale la pena? Poi la voce dentro me dice sì e vado avanti !

    • marilena

    • 9 anni fa

    Stavo cercando esperienze di allattamento misto e ho trovato questo articolo..mi ha rassicurata anche perchè leggendo nei vari forum femminili mi sembrava di trovare solo esperienze perfette di allattamento al seno anche oltre l’anno. Io ho un bimbo di 4 mesi e già dal secondo mese abbiamo aggiunto il LA,io ho seguito con molta tenacia le linee guida per l’allattamento ma il mio bimbo dopo un mese continuava ad attaccarsi in continuazione, facevo mattinate intere seduta sul divano. Al controllo del secondo mese la pediatra mi disse che le aggiunte sono state necessarie per la crescita, si era cresciuto normalmente. Il mio bimbo probabilmente ha la fisicità del padre (1,90) ed io che sono 1.58 per 46 kg, fisicamente non stò dietro alle sue necessità.

    • nadia

    • 8 anni fa

    Ciao, articolo molto interessante perché mi sto trovando esattamente nella tua situazione, l’unica cosa che mi sento di contraddire è in merito all’uso dei paracapezzoli: anche io ho pensato subito che sono stati una salvezza x le ragadi ma ho dovuto ricredermi perché da quando li ho usati il latte scendeva molto meno e una volta tolti ho passato le pene dell’inferno x far riabituare la bimba al capezzolo, sono stati la causa dell’allattamento misto. Probabilmente non è così per ogni bambino ma x la mia purtroppo questa è stata la mia esperienza. Spero veramente di poter tornare a darle solo il mio latte ma la vedo molto difficile dato che lei riesce a malapena a prenderne 30/40 gr

    • Alessandra

    • 8 anni fa

    Questo messaggio mi é stato.molto utile,avevo pensato di smettere di allattare visto che vedo il mio latte acqua… ma poi man mano vedo che va diventanto piú bianco non glie lo.toglieró mai piú il latte al mio piccolo. Grazie….Alessandra

    • Yessi

    • 7 anni fa

    Buon giorno ho un bimbo quasi 4 mesi…. ho letto il tuo articolo e mi sembra di essere io a raccontarlo …. mio piccolo a smesso di attacarsi di giorno non so quanti tentativi ho fatto e faccio a volte mi metto a piangere della disperazione molte volte penso che pessima madre sono che non è capace di alimentare il propio figlio …. uso il tiralatte in giornata per fortuna di notte si attaca a volte 3 volte pero il mio problema è che lui rifiuta alimentarsi ho cercato di alimentarlo a sua richiesta un fallimento completo non cresce un gramo invece se lo forzo aumenta di peso ne provo tutte ma lui sempre se rifiuta mi spiace forzarlo mi sento cattiva pessima madre….

      • Teresa Cassone

      • 3 anni fa

      Non lo sei.. Ti sono vicina.. Siamo tutte mamme lottatrici!! Vinceremo!!chissà adesso a 2 anni di distanza da quando hai scritto come va.. Spero bene!! Un abbraccio grandissimo

      • AldoeMary AldoeMary

      • 3 anni fa

      Anche io sono nella tua stessa situazione. Mi sento inutile! Il mio bambino ha 2 mesi e non ho mai avuto tanto latte sin dai primi giorni, quindi ascoltando le persone a me vicine che mi dicevano di continuo non hai abbastanza latte…il bambino cosi muore di fame. Ormai stanca e frustrata ho introdotto il latte artificiale. Lui ciuccia che è una meraviglia ma io mi sento maledettamente in colpa. Leggere le vostre esperienze mi rincuora perché forse anch’io posso ancora farcela . Stamattina ho iniziato nuovamente ad offrirgli il mio seno , il mio piccolo ha ciucciato un po’ ma poi si è innervosito è quindi gli ho dovuto preparare il biberon. Mi sento molto giù e sconfortata ma devo lottare sono sicura che ci riuscirò.

    • Meritamon84

    • 7 anni fa

    Leggerti mi ha un po’ rincuorato, scoraggiata com’ero di aver dato ben due biberon di latte artificiale oggi!!! Grazie!!!

      • Alessandra

      • 3 anni fa

      La mia piccola è nata il 4 Gennaio in sofferenza, con cesareo d’urgenza. Già l’indomani, siamo state separate, lei trasferita al Bambin Gesù. Solo il 7, con le mie dimissioni, ho potuto allattarla al seno (era andata benissimo!), ma per pochissime volte. Ovviamente in Terapia Semi-Intensiva prendeva il biberon a tutti i pasti in cui non potevo esserci io. La mia produzione ancora non va oltre i 20cc a tirata, in totale da entrambi i seni.
      Da due giorni poi, rifiuta proprio di attaccarsi: scuote la testa, si inarca, fino a piangere disperata. E lì subentra il biberon.
      Neanche con l’aiuto di una ostetrica siamo riuscite a superare questo scoglio. Sono affranta, allattare al seno potrebbe ricucire questa profonda ferita della separazione alla nascita, che al tempo stesso probabilmente è il motivo per cui lei ora sceglie la via semplice, senza la fatica della suzione.

      Mille idee per la testa: paracapezzoli per darle l’idea di plastica, biberon medela calma per farle assumere la posizione più simile all’allattamento naturale, iniziare pelle a pelle con l’odore del latte…

      Ho letto questo articolo con profonda empatia. Non sono sola, non siamo sole. ❤️

    • Anastasia Tona

    • 3 anni fa

    Io sono stata “costretta” a passare al biberon con la mia seconda bambina, lei piccolina e pigra, io un seno troppo grande per la sua boccuccia, e per lei è stato subito faticoso succhiare il latte. Ha iniziato ad attaccarsi nella maniera sbagliata e a provocare le ragadi ad un seno.
    Sembrava che tutto stesse migliorando e che lei avesse inziato a mangiare bene, quando di punto in bianco ha iniziato a piangere disperata dopo solo un’ora dalla poppata. Al controllo ecco l’amara scoperta, un crollo della crescita, stava mangiando meno di quello che le necessitava.
    Doppia pesata ed ecco il verdetto…troppo poco latte, e lei non riesce a tirare il latte. si accontenta di quello che riesce a succhiare subito e poi per stanchezza si addormentava.

    Iniziamo l’aggiunta, ma soprattutto a tirare il latte e alimentarla al bibero (che ho dovuto bucherellare per non farla stancare a succhiare, altrimenti non risolvevamo il problema)
    Con il tiralatte non riesco a tirare molto latte, una volta al giorno la attacco al seno per stimolare il latte, ma poi c’è sempre il latte artificiale pronto.
    Non riesce a mangiare coricata nel letto (ma nemmeno suo fratello, che purtroppo ho allattato solo fino al terzo mese, perchè lo stress del lavoro ha fatto andare via il latte)
    Concordo con il tuo pensiero, troppa poca informazione, e troppa disinformazione. Poco aiuto, sopratutto in questo terribile momento, alle mamme lavoratrici in proprio, che non possono usufruire di permessi (io ho un negozio, se chiudo non lavoro, ma con la bambina ho deciso di ridurre le ore di apertura, e se sono sola, chiudo per farla mangiare tranquillamente). Io ho avuto una terribile esperienza in ospedale, la bambina è stata 2 giorni senza mangiare, perchè non riusciva ad attaccarsi, e non veniva nessuno dal nido per aiutarci.

    Continuo a tirarlo, e penso anche 30 gr di latte mio ti farà solo bene. E finchè riuscirò, continuerò a farlo.

    • Teresa Cassone

    • 3 anni fa

    Grazie grazie grazie !!! Ti ringrazio di vero cuore è proprio quello che volevo sentirmi dire!!! Mi sono ritrovata in ogni tua parola!!! Per la mia esperienza ho avuto il secondo figlio a 40 anni.. Quando credevo di non poterne avere più!! Un vero dono del cielo!! Tu immaginati come mi posso essere sentita quando le puericultrici dell’ ospedale mi dicevano che ero già vecchiotta pure x allattare!! Do una sola una sola poppata di latte artificiale al giorno la sera al mio bimbo e più di una una volta sola alla settimana quando manco da casa.. Ma insisto insisto e persisto!! Grazie mille tu non hai idea quanto mi ha fatto star bene e mi sono commossa leggendo le tue parole!!!

    • Susanna Chen

    • 3 anni fa

    grazie del tuo incoraggiamento, a me dicono che il mio latte è troppo acquoso ma non ho perso lo stato d’ animo sapendo che anche se sarà poco sarà sempre la cosa migliore che posso offrire a mia figlia.

    • Debora Sorrentino

    • 3 anni fa

    È stato bello leggerti. Mi sono ritrovata perfettamente in quello che dici. Situazione simile alla tua. Con la mia bimba che ora ha 3 anni ho dovuto arrendermi all’allattamento misto con grande delusione da parte mia e nessun sostegno di chi mi circondava… Non riuscivano a capire quanto mi sentissi in colpa a non avere abbastanza latte e mi spingevano a dare il biberon. Non ho mai mollato e passavo più di un ora ad allattare prima al seno e poi biberon. Sono riuscita cmq a darle il mio latte fino agli 11 mesi e ne sono stata contenta. Ora incinta di nuovo ero tranquilla consapevole degli errori fatti nell’avviare l’allattamento e convinta di riuscire a dare solo il mio latte… Ma purtroppo mi sbagliavo. Mio figlio nato a inizio marzo è molto pigro e dorme tanto.. Il terzo giorno ha valori di ittero alti e nn lo dimettono. Resto con lui x dargli il mio latte ma tra la preoccupazione x lui e la lontananza dall’altra mia figlia nn ho montata lattea e I valori restano costanti fino a che nn integriamo x 24 ore latte artificiale. Finalmente torno a casa ma ormai si è avviato l’allattamento misto e non riesco a tornare a quello esclusivo. Continuerò a tentare ma è bello non sentirsi sole con mamme che provano le tue stesse cose. Il mio grande dispiacere è solo quello di non avere una consulente che possa guidarti o cmq solo ascoltarti in queste situazioni. Un abbraccio a tutte le mamme lottatrici come noi

    • Tiziana

    • 2 anni fa

    Mi ha fatto piacere leggere il tuo commento più che altro perché emerge anche quanto il personale ospedaliero e dispositivi adeguati possano fare la differenza nei primi giorni. Avere intorno troppe ostetriche e pediatri spesso alle prime esperienze che dispensano consigli sulla base di quanto appreso dai testi probabilmente formati da quelle ostetriche che dall’altra parte sono si esperte ma forse ormai un tantino ciniche e malfidenti con la tendenza a generalizzare ( “voi mamme non volete allattare”). Pensavo che l’esperienza più dolorosa fosse il parto. Durante il parto ho avuto due ostetrici (di cui un ragazzo ) formidabili. Durante il ricovero sono stata ricoperta di consigli, chi passava delle ostetriche prendeva e spremeva i capezzoli stile mucca per testare che”mamma ma lei ne ha di latte” e ogni volta dovevo dimostrare il contrario per non farmi togliere l’aggiunta che per vari motivi miei di salute non bastava (doppia pesata, tiralatte all’una di notte perché uno per tutto il reparto). Dopo il parto non avevo letteralmente le forze per badare mia figlia. Tanti sensi di colpa ma ci chiedono di provvedere da sole a loro da subito e probabilemente sarei svenuta, come effettivamente mi é capitato, con lei in braccio. Intanto lei veniva allattata al biberon perché non avevo le forze per allattarla e andare al nido, dopo due giorni pretendevano che avessi latte a sufficienza e si attaccasse al seno nudo. Letti a manovella da tirare su e giù da in piedi ( con i punti del dopo parto e la bambina in braccio e in tempo di covid si restava nella stessa posizione per delle ore per non disturbare il personale). Il Personale sempre molto gentile, non voglio genteralizzare io questa volta, però oltre la gentilezza ogni tanto si nascondeva un pressappochismo nel valutare la persona di fronte e i vari casi e si elargivano tanti bei consigli affrettati pieni di luoghi comuni, senza dare tante spiegazioni. Continuo ad allattare mia figlia perché é un momento nostro che mi mancherà ora alla soglia dei suoi 5 mesi e con pochissimo latte rimasto, però per chi non riuscisse (anche se credo sia importante provarci in tutti i modi) credo che la bravura e l’amore di una mamma sia in tante altre cose. Sono solo i primi mesi ne passeranno ancora di anni prima dell’adolescenza quando loro tireranno un po’ le somme sul tipo di madri che siamo state per poi colpevolizzarci comunque :-). Penso però che oltre riempire sempre le mamme con varie ansie da prestazione sull’esempio di Mary Poppins (allatta
    e cambia il pannolino alle 2 di notte con il sorriso mentre cinguetti come un usignolo davanti ad una bambina strillante stile Shining) di sensibilizzare anche personale ospedaliero/pediatri ecc. Trovare tempo per tiralatte con allattamento misto non é facile. Bisogna allattare, dare biberon e poi allattare. tempo 3 ore si inizia da capo, perché se chiedi consiglio alle ostetriche su come aumentare produzione del latte pretendono che una donna si “tiri” latte almeno sei volte al giorno pensando che una donna non sia mai sola.e che il bambino non abbia altri bisogni (perché per carità mai tirare fuori i bisogni di una madre, anche solo fisiologici, o di una casa o “persino” lavorativi si passerebbe da viziate e pigre..bisogna immolarsi fino in fondo). Forse anche questo pretendere troppo scoraggia molto. Così come stare dietro ai rigurgiti a fontanella non venga minimamente considerato come disagio anche solo della bambina stessa perché ecco “cresce”.Bisognerebbe anche aiutare economicamente i genitori che sono costretti a comprare latte artificiale. ( É una spesa non indifferente con Iva al 22% come se avessimo scelta). Si smette anche di allattare, e pochi lo dicono ma andrebbe urlato, perché non tutte le lavoratrici possono permettersi la maternità facoltativa retribuita al 30% dello stipendio e hanno necessità di rientrare a lavoro (però stanziano gli assegni nido che spesso incentivano quelli privati a tariffe sproporzionate). L’organizzazione mondiale della salute stima che bisogna allattare un bambino almeno 6 mesi, la maternità obbligatoria in Italia é prevista solo per i 4 mesi dopo il parto ( se ho usufruito poi della maternità anticipata oppure scelgo di andare in maternità all’ottavo mese questi diventano 3 come se fosse stata una colpa). Tornassi indietro mi godrei più il momento con la consapevolezza di aver fatto il possibile e di non dover dimostrare nulla a nessuno, mi bastano i bei sorrisi di mia figlia che cresce. Grazie per questa testimonianza fuori dal coro, ci si sente meno sole.

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