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Il contatto mamma-neonato dopo la nascita
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Tutte le mamme hanno competenze di base, che emergono meglio con il rooming-in” – R. Davanzo

Quasi due decadi di esperienza e di ricerca hanno reso chiaro come la KMC sia molto più che un’alternativa alle cure con l’incubatrice” – L. Giacchetti – A. Giustardi

Oggi parliamo dell’importanza del contatto tra mamma e neonato appena dopo la nascita.

A tale proposito mi piace proseguire il nostro percorso di Educazione Consapevole rifacendomi all’affermazione del Neonatologo Riccardo Davanzo citata in apertura, che sottolinea – in così poche parole – due concetti a mio avviso molto importanti, sia dal punto di vista concettuale che operativo:

1. le mamme hanno competenze di base. Le mamme, come i loro bambini (e con loro, anche i papà), NON sono passivi e inerti fruitori di interventi a loro rivolti, bensì protagonisti – troppo spesso non consapevoli e non a sufficienza sostenuti – dell’evento gravidanza/travaglio/parto/allattamento ecc. La donna possiede competenze materne, il padre ne possiede di paterne e il nascituro/neonato ne possiede in potenza per crescere e svilupparsi come figlio e come individuo. Perché, allora, ancora queste competenze non vengono riconosciute e non vengono sostenute attraverso adeguati percorsi di empowerment? Per quale motivo ancora ci si attarda a favorire nelle coppie una salutare presa di coscienza di quelle che sono le loro insite e quiescenti capacità di “prendersi cura di” e di relazionarsi efficacemente l’un con l’altro?

2. le competenze delle mamme (e dell’intera triade madre-padre-bimbo) emergono meglio con il rooming-in e, aggiungo io, con i percorsi di Educazione Prenatale e non solo. “Emergono” significa che preesistono, che non sono “immesse” dall’esterno, ma che possono essere risvegliate e portate alla luce grazie all’aiuto maieutico (ostetrico) di un esterno “che sa quel che ancora tu non sai di sapere”.

I vantaggi offerti dal permettere e favorire la vicinanza ed il contatto madre-padre-neonato nei primi istanti, minuti ed ore di vita sono chiaramente visibili nella pratica del rooming-in totale, ossia la permanenza del bambino assieme alla madre nella stessa stanza d’ospedale per il periodo di tempo più lungo possibile nell’arco delle 24 ore, vale a dire:

sia di giorno che di notte, ad eccezione dei periodi legati alle cure ospedaliere,
con inizio dopo il parto, non appena la madre risulta essere in grado di rispondere alle richieste del bambino. Tale opzione rappresenta un’opportunità che va offerta in tutti i casi dove non è strettamente necessario l’allontanamento del neonato.

Anche nel caso di nascita prima del tempo, evento che spesso provoca la separazione tra la madre e il neonato, che resta in patologia neonatale lontano dall’odore, dal calore e dalla voce della sua mamma, sarebbe auspicabile che il neonato potesse restare in intimo contatto con la madre (e, perché no? Con il padre) attraverso la marsupioterapia (KMC – Kangaroo Mother Care).

La KMC nasce in Colombia (1978), prima come soluzione al problema della carenza di incubatrici e poi come espediente per ridurre l’impatto della separazione delle madri dai neonati. Nello specifico spazio-temporale a cui si fa riferimento, si trattava di neonati con un peso inferiore a 1 kg (e con il 50% di probabilità di sopravvivenza): invece di metterli in incubatrice, i pediatri decisero di “impacchettarli” a testa in su tra i seni della madre. Grazie al latte materno, al battito cardiaco, alla voce e alla costante attività della madre, malattia e mortalità subirono un tracollo: nove neonati su dieci sopravvissero.

È innegabile che la separazione tra la madre e il neonato appena dopo la nascita e nelle ore e giorni successivi abbia un impatto negativo e rappresenti una distorsione, una forzatura, un’alterazione del rapporto madre-bimbo. I benefici che derivano dal consentire e agevolare il mantenimento del contatto corporeo e della vicinanza madre-neonato si riferiscono alla salute psicofisica di entrambi e sono direttamente proporzionali al disagio e, spesso, alla vera e propria sofferenza provocata dallo “strappo relazionale” della separazione.

Nel prossimo pezzo vedremo più nello specifico i benefici della KMC.

Maria Beatrice Nava

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