Bambini speciali…
Molte persone, nel leggere queste due parole, presuppongono anche: sorelle o fratelli speciali, genitori speciali e quindi famiglie speciali…
Come già detto nel mio primo articolo, io concordo con la parola “speciale” solo se posta come risultato della ricerca di un contrario di “normale”.
Per il resto no. Non mi sento speciale e non credo di avere una famiglia speciale solo perché convivo e conviviamo con una disabilità in “casa”.
Speciali si, speciali no… naaaaaaaaa!
Giudicare ed etichettare certi contesti non rende mai giustizia alla realtà.
Il giudizio separa… sempre !
SIAMO TUTTI SPECIALI.
Ogni famiglia, a suo modo, è speciale!!!
Senza voler tornare a fare facile demagogia sulla frase di Gibran “Siamo tutti unici ed irripetibili” che, seppur vera, non è compresa appieno da tutti (visto che spesso è accompagnata da battute ironiche alquanto infelici) ritengo sul serio che siamo tutti davvero “speciali”.
In ogni gesto, in ogni azione che facciamo ogni giorno: siamo speciali!
I problemi nascono (e l’ansia evolve) dal fatto che troppo spesso ce lo dimentichiamo.
Tanto quanto il “giudizio” (su noi stessi e sugli altri) ci allontana dalla felice consapevolezza del nostro percepirci speciali. Ascoltare con la “A” maiuscola (noi stessi e gli altri) ci avvicinerebbe alla serenità che tale consapevolezza sarebbe in grado di darci se solo lo volessimo.
R. Assagioli dice che la crescita di un essere umano passa per questi tre stadi:
CONOSCI, ACCETTA E TRASFORMA.
– Riconosciamoci meravigliosamente speciali…
– Accettiamo le nostre qualità e le nostre debolezze per quello che sono, senza giudizio…
– Trasformiamo il tutto, migliorandoci…
Fatto questo su di noi, potremo pensare di applicare lo stesso principio al nostro rapporto con il prossimo.
Il Vangelo afferma: “Ama il prossimo tuo come te stesso”; quindi, elemento essenziale è, prima di tutto, amare se stessi.
In questo periodo di feste, di inizio anno e di “magia” natalizia vorrei dedicarvi un pensiero sull’ascolto…
“Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu cominci a darmi consigli, non fai ciò che ti chiedo.
Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu cominci a dirmi perché non dovrei sentirmi in quel modo, calpesti le mie emozioni.
Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu pensi di dover far qualcosa per risolvere i miei problemi, mi deludi.
Forse è per questo che la preghiera funziona per molti.
Perché Dio è muto, non dà consigli, né prova ad aggiustare le cose.
Semplicemente ascolta e confida che tu risolva da solo.
Quindi, ti prego, ascoltami e sentimi.
Se desideri parlare, aspetta qualche istante il tuo turno e, prometto, che ASCOLTERO’ !”
Felice Natale e sereno Anno Nuovo a tutti voi.
… e, per un giorno, PERMETTETEVI di sentirvi SPECIALI.
Ugo Parenti