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Massaggio infantile, contatto tra genitori e figli in crescita

massaggio-infantileNegli ultimi anni il massaggio infantile è diventato quasi una moda: sono molti i genitori che decidono di seguire un corso dopo la nascita del proprio figlio, con più o meno passione e consapevolezza. Purtroppo, per una grande parte dei genitori, questa rimarrà un’esperienza fine a se stessa ed essi non continueranno a proporre il massaggio nel tempo ai loro figli, smettendo di utilizzare il tatto come mezzo di comunicazione.
Solitamente, chi riesce a portare avanti la pratica del massaggio non lo esegue come con il neonato: quando il bambino cresce si mettono in atto una serie di adattamenti non solo fisici, ma anche volti a rispettare il pudore e la formazione dell’identità del bambino e dell’adulto in divenire. Questo avviene per esempio accettando di massaggiare solo alcune zone del corpo o di non togliere i vestiti.
Spesso sono gli stessi bimbi che, anche dopo una lunga pausa, richiedono ai genitori un particolare massaggio, magari quello che apprezzavano di più o che li faceva rilassare più velocemente.
Per potervi spiegare meglio i risvolti della prosecuzione del contatto col bambino in crescita, ho chiesto ad alcune mamme di raccontarmi la loro storia, spiegando quando massaggiano e cosa significa per loro continuare a massaggiare i loro figli nel tempo. Ho scelto i racconti di due di loro, che mi sembra possano spiegare meglio quanto il contatto corporeo rimanga un mezzo comunicativo profondo, sedimentato sotto la pelle. I nomi sono stati modificati per garantire la loro privacy.

Sara, mamma di Paola di 7 anni e di Giovanni di 24 giorni
“Io, sì sì, massaggio ancora oggi Paola. Ho continuato a farlo sempre per la verità. Ora, in particolare, mi chiede spesso di massaggiarle le gambe, quando si sveglia la notte (e non è una cosa rara, anche prima della nascita di Giovanni!), probabilmente ha dei dolori di crescita, o magari ha fatto ginnastica, è andata in bicicletta… Mi chiede spesso di massaggiarle le gambe, in piena notte, e così facendo lei si rilassa e piano piano si riaddormenta. In questi giorni sono un po’ stanca, ma mi rendo conto che per lei è anche un modo di sentirmi comunque vicina, sentire che mi prendo cura di lei. Poi io nel tempo sono diventata molto attenta ai segni del corpo, ai gesti: so bene che se sono tesa non posso chiedere che i miei bimbi si rilassino e se voglio stabilire un contatto con loro, o anche una comunicazione a parole, e qui mi riferisco alla mia grande, devo prima rilassarmi io, pormi in apertura e in ascolto di quello che viene.”
Enrica, mamma di Matteo di 16 anni
“C’è stato un periodo in cui non l’ho massaggiato, facevamo un po’ fatica, lui diventava timido, io rispettavo questa sua cosa, questo stato, semplicemente evitavo. Ho riscoperto molto il massaggio negli ultimi anni, verso i suoi 14, insomma quando è diventato un adolescente e ha iniziato ad affrontare momenti più difficili, la scuola, i compiti, i compagni.. Non che abbia problemi ma comunque accumula tensione. E poi si faceva anche più fatica a parlare, l’adulto diventa sempre un po’ distante, a quest’età vogliono farsi gli affari propri. Così, un po’ per caso, ho iniziato a massaggiargli le spalle quando tornava a casa, magari mentre gli chiedevo come era andata la giornata: mi sono resa conto che mi raccontava più cose e che si alleggeriva proprio di un peso, le spalle si abbassavano e mi sembrava più rilassato.

Oppure, magari la sera mentre si guardava insieme la tv, ho iniziato a massaggiargli i piedi e magari lui si metteva a parlare del più e del meno, del film, del pallone, degli amici, cose magari non fondamentali, ma che mi danno l’impressione di esser più partecipe della sua vita, senza dovermi fare gli affari suoi: mi piace che sia lui a scegliere cosa dirmi, cosa si sente di raccontarmi e cosa no. In fondo sta crescendo e si sta facendo le ossa, anche un po’ da solo. Però allo stesso tempo, io così gli dico che ci sono, gli faccio capire che se vuole può parlare con me e mi sento in contatto con lui, chissà forse mi sento anche di poterlo aiutare di più ad affrontare le sue sfide.

Matteo si è sempre calmato nel tempo con il contatto, magari non facevamo più il massaggio ma mi sono sempre resa conto che, anche quando era più piccolo ed era agitato, magari per una verifica o altro… io gli prendevo la mano e gliela accarezzavo un attimo e lui si rassicurava…”

Da questi racconti si può ben capire come il contatto e il massaggio, che sin dalla nascita consentono di potenziare il canale tattile (accanto a quello visivo e verbale) per comunicare con un neonato che ancora non si esprime a parole, rimangono potenti messaggeri anche quando, cresciuti, le parole fatichino a venire.

Non sempre le parole riescono a esprimere concetti affettivi, a raccontare il bisogno della presenza del genitore, bisogno che permane per un bambino o per un adolescente anche durante la sua crescita. Utilizzare e potenziare il canale tattile sin dalla nascita, avere fiducia in questo tipo di comunicazione “altra”, ascoltare i segnali del corpo (per esempio valutando il tono della persona che tocchiamo e capendo se cambia qualcosa con un nostro intervento), sono premesse per una buona comprensione della persona, sia questa un figlio di diverse età, ma a volte anche il compagno, oppure ancora se stessi.

Perché fare un massaggio tocca gli altri, ma soprattutto noi stessi, arrivando un po’ a cambiarci. Quando la persona capisce, per esempio, che il proprio tono muscolare può influire sul tono e sullo stato di un altro, può agire consapevolmente per portare pace, rilassare, inviare messaggi di apertura: “Io sono qui.”

Quando poi questo messaggio è inviato a un bambino o un ragazzo con cui, in passato, abbiamo stabilito un legame fisico, relazionale ed emotivo proprio tramite il tatto, il massaggio e le coccole sono un modo di continuare a svolgere il proprio ruolo di genitori (ruolo in evoluzione come i nostri bimbi in crescita!) lasciando aperta una porta verso l’accettazione e la comprensione di una persona che nel tempo diventa sempre più “altro da sé”, ma forse, proprio per questo, ancora più amato.

Nicoletta Bressan

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