Oggi vorrei parlarvi di come massaggiare il bambino sin dalla primissima infanzia sia un ottimo deterrente contro le punizioni corporali.
Parto con un espisodio al quale mi è capitato di assistere.
Due donne parlano fra loro, camminando insieme a un bimbetto di non più di quattro anni; il bimbo cerca di chiamare la mamma, la quale, presa da una fervente conversazione, non lo degna di uno sguardo. All’ennesimo richiamo del bimbo, che a quanto pare aveva focalizzato la sua attenzione su un giornale da colorare, la mamma gli dà una sculacciata accompagnata da un’apparente spiegazione: “Non vedi che la mamma sta parlando? Fai sempre i capricci!”.
Non si fa, questo lo sappiamo tutti.
Bisognerebbe almeno ascoltare il richiamo del bambino (forse più diretto a farsi ascoltare dalla propria mamma che a farsi comprare il libretto).
Una sculacciata, per così poco?!
Sorvolando sul perbenismo e l’indignazione facile, io mi chiedo: ma la sculacciata è ancora un metodo educativo? Non parlo di pesanti violenze, ma dell’eterno dilemma della “sculacciata a fin di bene”, quella tirata fuori dal nervoso, dall’esasperazione, quella che “proprio mi prudevano le mani”: quante volte abbiamo sentito questa storia?
Nella mia vita lavorativa, fra le varie cose che faccio, spiego ai papà come massaggiare le compagne in gravidanza e insegno massaggio infantile, sperando di ispirare rispetto per questi corpi così fragili e forti allo stesso tempo, corpi indifesi, che hanno in sé una forte energia: la vita in potenza. Attraverso il massaggio si impara l’ascolto, l’attesa, ci si conosce e si conosce l’altro e il veicolo per questa conoscenza è proprio il corpo.
Ma se imparo il rispetto per il corpo altrui, per quel piccolo, fragile corpo indifeso che, in fondo, non è poi così diverso dal mio, devo imparare anche che non posso disporne e che non ho diritto di violarlo.
Quando usiamo le punizioni corporali, la pelle diventa veicolo di un’esperienza dolorosa e viene percepita come organo direttamente associato alla rabbia: nasce in questo momento l’associazione tra pelle e punizione per il proprio peccato. Si riscontrano qui anche i semi del legame tra nervoso e manifestazione cutanea, il mangiarsi le unghie, la scarnificazione delle dita, i tagli, i graffi, le bruciature autoinflitti per rabbia o delusione degli altri e di sé.
Sperimentare il massaggio, le carezze, il contenimento, il tocco buono di cui tante volte abbiamo parlato, aiuta i piccoli a crescere liberi dalla costrizione provocata dal dolore fisico e insegna agli adulti che la punizione corporale non è un modo di chiedere rispetto, ma solo un mezzo per instillare paura. Appena prima di ricevere o mentre subiscono una sculacciata, i bimbi mostrano rigidità muscolare, tensione, accelerazione del battito, appunto chiari segni di paura, che anche nella vita adulta si ripresenteranno nei momenti di maggior tensione.
I bimbi che vengono massaggiati e che sperimentano il tocco buono, invece, imparano che non esiste una tattilità più rispettosa di quella che stanno ricevendo e interiorizzano la disciplina proprio imitando quel rispetto e quel tocco ricevuto. Genitori e figli insieme pongono così le basi della fiducia e dell’affidabilità reciproche, andando oltre la pura sensorialità tattile per raggiungere la salute e il benessere fisico ed emotivo.
Laddove il massaggio infantile è metodo comunicativo per relazionarsi ai propri piccoli, la sculacciata o lo schiaffo sono un fallimento comunicativo che ostacola lo sviluppo dell’essere umano (anche se ancora cucciolo), un fallimento nella trasmissione del semplice messaggio che lo nutre e lo fa crescere: “Tu sei amato”. E se il bimbo impara ad amare, ad abbracciare e a coccolare in base a come lui stesso è stato amato, abbracciato e coccolato, cosa imparerà dalla punizione corporale (non è un caso che la maggior parte dei genitori che utilizzano ancora questo metodo educativo lo abbiano sperimentato sulla loro pelle quando erano piccoli)?
Le prime percezioni che un bambino ha del mondo sono tattili: questo è vero soprattutto nel primo anno di vita, ma anche negli anni successivi la principale esplorazione rimarrà quella effettuata tramite il tocco e la manipolazione. Se vogliamo che i bimbi crescano felici, che amino e rispettino ciò che gli sta intorno, i messaggi tattili che gli forniamo devono essere rassicuranti, non fraintendibili e, soprattutto, non spaventosi. Il compito di scegliere se incutere timore e nutrire il risentimento oppure se infondere serenità e insegnare il rispetto, in fondo, è riposto nelle nostre mani.
Nicoletta Bressan