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bambino oppositivo
bambino oppositivo

Domanda: “Aiuto! Il mio bambino (2 anni) mi fa perdere letteralmente le staffe. Dice di no a tutto, a tavola, quando è il momento di vestirsi…A volte urla e si getta a terra, solo perché non gli dico di sì. Mantenere un atteggiamento empatico e accogliente è sempre più difficile, e a volte mi scappa anche uno sculaccione. Mi sento stanca, demotivata, in colpa. In che cosa sto sbagliando?”

Prima o poi arriva, il momento in cui il nostro “angioletto”, così piccolo, tenero, tanto bisognoso di latte di mamma, abbracci, coccole; il nostro cucciolo che ci scioglie letteralmente il cuore a ogni sguardo, a ogni gorgheggio e gridolino, ogni volta che protende le manine verso di noi si trasforma in un bambino tutto diverso, imprevedibile, che ci mette alla prova ben più delle notti semi-insonni o delle coliche delle prime settimane di vita.

E sono dolori, quando si inizia ad avere a che fare con un bambino oppositivo. Perché se fino ad allora era abbastanza semplice aderire a un’idea di accudimento e di educazione improntata al rispetto, all’ascolto e all’accoglienza dei suoi bisogni, adesso che “no”, urla, strilli (i cosiddetti “capricci”) sono all’ordine del giorno è facile – e umano – vacillare e sentirsi preda di sentimenti che mai avremmo pensato di poter nutrire per il nostro bambino: rabbia, dispetto, frustrazione, e ancora rabbia.

Proprio come ci racconta questa mamma davvero in crisi con il suo accorato SOS.

L’età del bambino è già indicativa: ci troviamo nei cosiddetti terribili due anni (terrible twos), il periodo di tempo che copre il secondo anno del bambino  in cui è come se lui volesse dirci “io sono questo, si fa come dico io!” con tutta la forza e prepotenza possibili.

Attenzione, lungi dal considerare lui prepotente, o ancora “capriccioso” (termine che proprio non ci garba granché…). La sua maturazione, cara mamma in difficoltà, non è ancora completa, ed  è lui stesso vittima dell’impetuosità dei suoi sentimenti. Con i suoi “no” il tuo bambino non è contro di te: i “no” e le reazioni di protesta sono il solo strumento di cui dispone per dimostrare di essere altro da te, e ora più che mai ha bisogno di sentirsi accolto e compreso, e contenuto quando si trova nel pieno delle manifestazioni oppositive più violente.

Pensare di educarlo attraverso l’imposizione (“fa’ quello che ti ho detto”, “qui si fa come dico io!”), le punizioni (anche corporali come le sculacciate), i giudizi senza appello (“sei cattivo”, “sei un bambino capriccioso”), le condanne (“non ti voglio più bene”), le minacce (“se non la smetti ti lascio qui”) non servirà a granché, contrariamente a quanto sostiene una certa pedagogia definita “nera”, adultocentrica, secondo cui i bambini – già da molto piccoli – sarebbero un po’ delle bestiole da domare e correggere, degli esserini subdoli, manipolatori, viziati, capricciosi.

Se proviamo a considerare l’opposizione del bambino di 2-3 anni come manifestazione anch’essa di un bisogno, se ci fermiamo ad accogliere i suoi pianti e le sue urla con amore, magari fermandoci un attimo e provando ad assecondarlo, molto probabilmente presto sarà lui stesso a fare quello che gli abbiamo domandato, senza più proteste. Perché avrà capito…che lo abbiamo capito e rispettato.

E’ molto difficile e faticoso, lo sappiamo. Non sentirti una cattiva mamma, non perderti d’animo!

Anche quella dei terrible twos è una fase destinata a passare, come tutte le fasi della crescita del tuo bambino.

Un suggerimento pratico per tenere a bada i nervi nei momenti più duri, quando l’opposizione del tuo bambino è davvero difficile da gestire, è cercare di prendere le distanze: contare fino a 10, 20, 30…insomma, provare a non lasciarti travolgere dalla comprensibilissima rabbia che senti montare in te.

Oppure limitarti ad abbracciare, contenere il bimbo in preda alla sua furia oppositrice, e lasciare che si sfoghi sentendo che sei lì con lui, a prenderti cura di lui anche se – diciamocelo – sei sconvolta e arrabbiata pure tu.

Tanto arrabbiata che a volte ti scappa un gesto di cui poi ti penti: lo sculaccione. Quando avverti che stai per perdere il controllo di te, prova a concentrarti per un attimo sui momenti più belli e più dolci con li tuo bimbo: la sua nascita, la tenerezza della prima poppata, la gioia delle prime paroline…Insomma, riporta alla mente le immagini che mai e poi mai di spingerebbero a reagire con violenza contro di lui. Infondo, è o non è lo stesso bambino? Altrettanto degno di rispetto e amore?

Infine potrebbe essere davvero utile, e costruttivo, chiederti quali corde stiano toccando le manifestazioni del tuo bambino. Quale emozione suscita il suo “no”? Perché ti fa sentire così? Che cosa ti fa rivivere?

Aspettare, prendere le distanze, interrogarci evita di cedere a reazioni tanto umane quanto, tuttavia, deleterie per lui e per noi, evitando di nutrire un circolo vizioso di rabbia, sensi di colpa, senso di impotenza, e ancora rabbia.

Speriamo di averti dato un po’ di conforto e qualche strumento in più per tornare a godere con maggior serenità del rapporto con il tuo bambino. Intanto prova a seguire anche questi suggerimenti 🙂

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Meravigliosa infanzia: superare la cultura e la pedagogia adultocentrica che condanna l’infanzia, scoprendo la vera natura meravigliosa dei bambini.

Amarli senza se e senza ma: come abbandonare la logica dei premi e delle punizioni adottando un’educazione improntata all’accoglienza, all’ascolto, alla fiducia e all’amore incondizionato.

La sculacciata: le punizioni corporali segnano il fallimento della relazione con il nostro bambino. La violenza non è mai educativa.

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La pedagogia dalla parte del bambino

Il bambino abusato da una nuova cultura

Ti consigliamo di richiedere una consulenza gratuita online al nostro esperto in tema di relazione genitori-figli e stili educativi Alessandro Costantini.

Anche tu stai vivendo  una situazione analoga a quella della nostra amica? Che cosa le consiglieresti?

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