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Capire e comunicare coi bambini? I consigli di Naomi Aldort

comunicar-bambiniN.B. Questo articolo è il 2° di una serie di contributi appositamente tradotti per approfondire le tematiche del best seller di Naomi Aldort :

Se vuoi leggere il 1° contributo “Un nuovo libro per la collana del Bambino Naturale: Il best seller di Naomi Aldort!CLICCA QUI

Se vuoi leggere il contributo “Controllo sui bambini: il costo dell’obbedienza e le conseguenze secondo Naomi AldortCLICCA QUI

Se vuoi leggere il contributo “Siamo genitori “bambinocentrici”? Se accudiamo ad alto contatto, prende il “vizio”? I consigli di Naomi AldortCLICCA QUI

 

“Non annaffiamo un fiore se sboccia, lo annaffiamo affinché sbocci”.

Con questa citazione, metafora dell’amore incondizionato che lega un genitore al proprio figlio, vi regaliamo una seconda anteprima del libro di Naomi Aldort, di prossima uscita nella collana del bambino naturaleChi di noi, come genitore, non ha avuto momenti in cui è stato davvero difficile, se non impossibile, mantenere inalterata la percezione dell’amore incondizionato verso un figlio quando il comportamento del bambino o dell’adolescente ci scatenava reazioni e sentimenti istintivi di rabbia, impotenza o frustrazione? Nel suo libro, la Aldort, fra molti altri temi, ci espone in dettaglio una tecnica particolare, grazie alla quale è possibile indagare e risolvere pensieri e conflitti nocivi che andrebbero a discapito di una relazione sana e proficua con i figli. Di seguito, vi offriamo il passaggio di una riflessione dell’autrice che introduce il tema della nostra difficoltà a comprendere i comportamenti dei bambini e a soddisfare i loro bisogni essenziali.

“I genitori spesso mi chiamano perché sono sconcertati dai comportamenti dei figli. Vogliono rispondere con gentilezza ma non ci riescono. Molti già conoscono i modi della comunicazione gentile, ma non riescono ad applicarli. È il nostro monologo interiore che ci impedisce di comprendere il bambino e di sapere come rispondere. Le azioni dei figli non sono buone né cattive; sono solo espressione di bisogni emotivi e fisici, oppure si tratta di giochi innocenti. Eppure, la nostra mente valuta in fretta le azioni e noi non reagiamo al bambino o al ragazzo ma all’interpretazione che abbiamo dato dei fatti. Rispondere a una chiara richiesta di bisogno fisico come il sonno, il cibo o il calore sembra facile. Quando però i bisogni dei figli sono emotivi, oppure espressi in modi che contrastano con le nostre preferenze, a volte sperimentiamo delle reazioni che vanno dalla confusione alla rabbia all’impotenza, fino alla disperazione. Non sono reazioni autentiche, perché si tratta di vecchi pensieri e non di una risposta diretta al bambino; ci impediscono di vedere nostro figlio così com’è nel presente. Sono pensieri radicati nel passato che si proiettano verso il futuro, di solito sotto forma di paure, timori per la crescita del bambino o per la nostra immagine di genitori. In altre parole, spesso fraintendiamo i nostri figli perché siamo troppo impegnati ad ascoltare le reazioni automatiche che abbiamo in testa. La mente suona antichi ritornelli e noi, in quanto esseri umani, siamo portati a identificarci con questa voce interiore. Le obbediamo anche se non è in armonia con ciò che vorremmo essere e ciò che siamo.

Possiamo rispondere con amore e saggezza solo se siamo presenti appieno e liberi dalle vecchie nenie che ci girano nella testa. L’amore può essere vissuto solo nel presente. Se riusciste a essere sempre presenti con i vostri figli non avreste bisogno di questo né di nessun altro libro. È solo la nostra mente che invia messaggi complicati. Ad esempio, un bambino ai primi passi strappa un giocattolo dalle mani del suo fratellino più piccolo; il genitore potrebbe dare ascolto alla sua voce interiore che gli dice che si tratta di una crudeltà o una prepotenza, ma il bambino ha agito con assoluta innocenza per quanto lo riguarda. Sta giocando, o ha bisogno del giocattolo e ancora non è in grado di riconoscere l’umanità del neonato, o potrebbe piacergli la reazione del fratellino, o ancora desiderare l’attenzione del genitore. Se considerate vostro figlio senza analizzare, emettere giudizi o apporre etichette, potete rispondere con efficacia e calma, come vi illustrerò nei prossimi cinque capitoli.

Quando le azioni di un bambino vi provocano fastidio, rabbia o dolore, potreste essere tentati di eliminare quel comportamento. La cosa però non funziona, e anche se il comportamento fosse eliminato (attraverso la paura), un altro ne prenderebbe il posto per rappresentare lo stesso bisogno insoddisfatto. Il bambino è il vostro maestro; quando vi liberate della lezione interrompendola, perdete entrambi. Se, al contrario, investigate quei pensieri che vi spingono alla negazione del bambino, così come descritto nel capitolo uno, guadagnerete in libertà emotiva e potrete rispondere, anziché reagire. Capire che il bambino sta esprimendo un bisogno può aiutarci a modificare il nostro obiettivo, che non sarà più quello di impedirgli di esprimersi, quanto quello di scoprire ciò di cui ha bisogno. Quando interrompiamo l’espressione è perché siamo bloccati nel nostro antico dolore e non comprendiamo nostro figlio. Se invece identifichiamo le nostre reazioni istintive con le tracce del passato, e ne verifichiamo la validità e la rilevanza, possiamo capire il modo in cui la nostra mente lavora; in quell’istante nostro figlio ci apparirà con chiarezza nel presente.

In altre parole, potremmo dire che il più grande ostacolo alla capacità di capire il bambino è considerare i nostri pensieri e le nostre opinioni reattive alla stregua di verità o di utili guide. Come leggerete nei capitoli seguenti, esistono dei modi per imparare a distinguere la vostra guida amorevole, incentrata sul bambino, dalle vostre reazioni, incentrate su di voi. Una distinzione chiara si ha nel risultato: la guida amorevole conduce a soluzioni pacifiche e intese affettive, al contrario le reazioni conducono alla battaglia, alla rabbia, all’allontanamento. Spesso, le azioni del bambino sono esse stesse il soddisfacimento di un bisogno, come quando ha voglia di correre in giro senza sosta, di imitare la scimmia con grida e stridii, o di trasformare il bagno in una foresta pluviale. Capire i suoi intenti renderà facile lasciarlo stare o trovare il modo di farlo sfogare senza che interferisca con le vostre preferenze o il benessere altrui. Ciò che intralcia l’amore e la comprensione dei suoi modi espressivi è il vostro monologo interiore sulla paura di perdere il controllo, sul timore che vostro figlio non cresca come si deve o altri drammi e aspettative creati dalla mente.

Una volta che sarete concentrati sul bambino, sarà più facile rispondere con gentilezza. I cinque bisogni emotivi fondamentali che dettano il linguaggio comportamentale del bambino sono:

  • L’amore
  • La libertà di esprimere se stesso
  • L’autonomia e il potere
  • La sicurezza emotiva
  • L’autostima

Se vissute con soddisfazione e costanza, queste esperienze fondamentali formano solide fondamenta sulle quali il bambino può esercitare il proprio potenziale e vivere fiero e felice con se stesso e con gli altri. Detto altrimenti, un bambino che è sicuro dell’amore dei genitori, che si sente meritevole, benvoluto, autonomo e libero di esprimersi appieno in tutta sicurezza, crescerà bene e non perderà il contatto con se stesso e con voi. I bambini che invece mostrano difficoltà e disturbi nel comportamento, nell’apprendimento e in altri ambiti, si sentono emotivamente in pericolo, impotenti, soli o insicuri.

I capitoli che seguono offrono lumi sui molti comportamenti con cui adolescenti, bambini, piccoli ai primi passi e neonati comunicano questi cinque bisogni fondamentali, oltreché indicare risposte appaganti a questi comportamenti.”

Michela Orazzini

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