Quando nasce un bambino e lo si sottopone alla prima visita pediatrica, è di routine sentirsi rivolgere la domanda “lo avete vaccinato?”. Anzi, di solito le famiglie ricevono direttamente a casa l’invito della Asl di competenza a presentarsi per la vaccinazioni secondo un caledario preciso.
A partire dagli ultimi trenta-quarant’anni i genitori considerano le vaccinazioni dei bambini una normale profilassi preventiva cui sottoporre i propri figli, un normale gesto necessario ad assicurare loro una buona salute. Tanto che l’eventualità di non sottoporre i neonati ai vaccini “obbligatori” viene vista con diffidenza o persino osteggiata, dai professionisti e dall’opinione pubblica.
Il termine “obbligatorio” non è stato utilizzato a caso: la maggioranza dei genitori ritiene di avere l’obbligo di sottoporre i propri figli ai vaccini previsti in età pediatrica, già a partire dal secondo mese di vita, sentendosi liberi di scegliere solo nel caso delle vaccinazioni cosiddette “facoltative”. E questo “dare per scontato” non si limita all’obbligatorietà o meno di una prassi, ma investe in special modo la valutazione della reale utilità delle vaccinazioni per i bambini e degli eventuali rischi ad esse connessi.
Se dapprincipio la politica vaccinale di massa era tesa alla prevenzione di malattie a fortissimo impatto sulla salute pubblica per i gravi rischi che esse comportavano (vaiolo, tetano, poliomelite) negli anni sono stati introdotti vaccini contro patologie meno gravi e molto comuni quali morbillo, parotite, rosolia, fino ad arrivare a quelli volti a colpire ceppi virali molto eterogenei e in continua evoluzione quali quelli della meningite o dell’influenza.
Si può dire con certezza che i benefici delle vaccinazioni sulla salute dei bambini siano superiori ai rischi che esse comportano? Non si può negare l’aumentata incidenza di patologie allergiche e autoimmuni registrata con la diffusione della politica di vaccinazione di massa. La relazione tra vaccinazioni nei bambini e autismo non è più un semplice sospetto. Non è da escludersi che la crescita di soggetti affetti da dermatite atopica sia imputabile alla somministrazione di vaccini in tenerissima età, per patologie per lo più a esito benigno (malattie esantematiche) oppure pressoché debellate (vaiolo, poliomelite).
I vaccini contengono adiuvanti (ad esempio alluminio, formaldedide) nocivi per la salute, i cui effetti non sempre sono immediati (e potenzialmente letali come nel caso di shock anafilattico) ma possono presentarsi molto più in là nel tempo con manifestazioni quali allergie e malattie autoimmuni, o le sempre più diffuse patologie degenerative difficilmente riconducibili al vaccino somministrato da bambini.
È quindi consigliabile, per decidere in tutta serenità se sottoporre i bambini alle vaccinazioni pediatriche, informarsi più a fondo sui reali benefici per la loro salute, sugli eventuali rischi che essi comportano nel breve e nel lungo termine, considerando la non obbligatorietà della pratica oppure decidendo di rimandandare la somministrazione del vaccino più in là nel tempo, quando l’organismo del bimbo sarà più maturo.