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Caro-bebè, quanto costano i bambini alla nascita?
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I bambini costano. Lo leggiamo sui giornali, lo sentiamo in televisione, tutti lo dicono e a furia di dirlo diventa vero. Così vero che, secondo i dati resi noti in questi giorni dall’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, nel 2016 i genitori hanno affrontato una spesa per il bebè compresa tra 6.988 e 15.000 euro. E questo prima che il bimbo festeggiasse il primo compleanno. Le previsioni per il 2017 prospettano un ulteriore aumento che porterà la cifra minima a 7072,90 euro e quella massima a 15.140 euro.

Non c’è che dire, proprio un bell’investimento. I genitori incontrati in occasione delle presentazioni di Bebè a costo zero, spesso confermano. D’altronde, chi mai farebbe mancare qualcosa al proprio bambino?

Il mercato propone una serie infinita di gadget e accessori e la pubblicità sa far bene il suo mestiere. Soprattutto quando si aspetta il primo figlio se, come in genere accade, non si ha esperienza di bambini piccoli, si tende a pensare che quanto offerto dal mercato sia effettivamente necessario. Se lo vendono, servirà! In realtà, non è proprio così. Non sempre. Non quando parliamo di prodotti per l’infanzia.

Ma andiamo con ordine.

Diamo uno sguardo ad alcune voci presenti nell’elenco di Federconsumatori. Nel 2016 i genitori hanno speso per le pappe e la formula artificiale da 1.699 a 3.681 euro, per i biberon da 34 a 53 euro, per lo sterilizzatore da 57 a 86 euro, per i ciucci da 44 a 61 euro, per i pannolini da 715 a 1.095 euro, per le salviette da 91 a 179 euro, per le creme da 49 a 129 euro. Questo solo per citare alcuni capitoli di spesa. L’elenco è decisamente più lungo e continua con passeggini, girelli, box, seggioloni, giocattoli, vestitini, per arrivare alle cifre citate all’inizio. Settemila e quindicimila euro.

Non sorprende che tante coppie esitino a coronare il desiderio di un bambino, preoccupate per l’importante investimento iniziale richiesto.

Ma è davvero necessario spendere queste cifre per accogliere il nostro bambino? Sono così tante e diversificate le esigenze di un neonato?

No.

No, non è necessario acquistare la vasta mole di prodotti consigliati dalla pubblicità. E no, le esigenze di un neonato non sono affatto numerose. Anzi, è vero proprio il contrario.

Il cucciolo d’uomo, da buon mammifero, viene al mondo con pochi fondamentali bisogni che sono gli stessi in ogni tempo e in ogni paese. Latte, contenimento, amore. La natura ha già pensato ai “fondamentali”. La mamma e il papà sono la risposta. Al seno della mamma il bambino trova il nutrimento, il calore, la sicurezza che gli servono per crescere bene per crescere felice. E un “buon” papà che sostiene e incoraggia la neomamma, è il perfetto completamento per la diade madre-bambino.

Riporto qui una riflessione tratta dal volume Bebè a costo zero crescono:

“È talmente radicata la convinzione che per accogliere un bimbo sia necessario acquistare tanti accessori che persino di fronte all’evidenza, di fronte al fatto che i neonati vengono al mondo con pochi fondamentali bisogni, che sono gli stessi in ogni tempo e in ogni paese, e che nella maggior parte dei casi non hanno il cartellino del prezzo e non si acquistano nei negozi specializzati per l’infanzia, nonostante la risposta sia lì sotto gli occhi di tutti, la società dei consumi non accenna a rallentare o a fare un passo indietro. Aspetti un bimbo? Devi comprare. Gadget, accessori, prodotti. Non importa se poi, una volta nato, quel bambino, guidato da un istinto atavico, cerca insistentemente la sua mamma, il suo abbraccio, il suo conforto, snobbando per lo più sdraiette, cullette e carrozzine. La società dei consumi fila dritta per la sua strada: i bambini costano, punto. Dobbiamo comprare, consumare, cercare in altro, oggetti e accessori, la risposta ai bisogni del neonato. Anche se è contro natura. Anche se nei primi tempi successivi alla nascita c’è assolutamente bisogno di continuità: per stare bene il neonato deve ritrovare quelle sensazioni che lo hanno accompagnato nei lunghi mesi trascorsi nel grembo materno. Calore, contenimento, presenza continua. Di giorno e di notte. I genitori sono la risposta. È di loro che ha bisogno quel bambino che è nato”.

E questo è il primo passo. Fondamentale. Poi ci sono gli accessori certo. Alcuni prodotti possono rivelarsi utili per alcune famiglie. Ma ricordiamo che lo stesso accessorio può essere apprezzato da un genitore e giudicato inutile da un altro. Le famiglie sono tutte diverse. E ogni bambino nasce con un temperamento proprio, unico e speciale.

Quindi. Ricapitolando: molti accessori compresi nelle liste nascita proposte dai negozi specializzati non sono affatto necessari; alcuni accessori possiamo farceli prestare da famiglie che non li usano più allungando così la vita degli oggetti (a tutto vantaggio della salute del pianeta che lasceremo ai nostri bambini); conviene aspettare che il bimbo nasca per capire meglio cosa potrebbe servirci ed evitare così spese inutili.

Eppure suggerire di non comprare o di comprare meno, oggi è decisamente impopolare.

Negli ultimi decenni, la società dei consumi si è impegnata a farci credere che per accogliere al meglio un bimbo sia indispensabile proprio questo: comprare e spendere molto. Si è impegnata per farcelo credere e un po’ (o tanto) ci è riuscita. Svilendo il ruolo fondamentale di mamma e papà, spostando l’attenzione dalle persone – dai genitori che possono dare tanto, tantissimo al loro bambino, che sono la chiave per il suo benessere psico-fisico – agli oggetti comprati e da comprare.

Ebbene, siamo stati ingannati. Garantire il meglio al proprio bambino non significa fare acquisti. Consumare.

Per accogliere un bambino non è necessario “riempire”, riempire la casa di accessori, gadget, prodotti. È necessario proprio il contrario: fare spazio. Nella nostra casa, preparandola per accogliere un bimbo piccino in sicurezza, e soprattutto nel nostro cuore. È su noi stessi che dobbiamo investire. Informandoci, riflettendo, scegliendo.

Preparandoci per comprendere quali sono le esigenze dei bambini, e come potremmo rispondere a queste esigenze. Allenandoci a metterci in ascolto. Di noi stessi, e del nostro bambino.

Accogliere un bambino è un impegno enorme, sì. Ma non a livello economico. A livello umano, personale. Un figlio ci chiede di trasformarci da figli a genitori, da coppia a famiglia. Di prepararci alla meraviglia e alla fatica. Ad accogliere una creatura che ha bisogno di noi al cento per cento, che dipende interamente da noi per stare bene, per crescere felice. C’è davvero tanto che ruota intorno a una nascita. E non ha il cartellino del prezzo.

Giorgia Cozza

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