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guardarsi negli occhi

guardarsi negli occhiA volte i bambini continuano a chiamarci anche se abbiamo detto più volte “dimmi cosa c’è?”. Solo quando ci avviciniamo a loro e li guardiamo negli occhi sembra che la nostra frase sia ascoltata.

Vi siete chiesti il motivo? Fermatevi a pensarci. Fermatevi un istante. Dategli attenzioni e datevi la possibilità di farlo, datevi attenzione. Non è mai troppo presto per cominciare a farlo, concedetevelo dal primo giorno.

Nessuno potrà sostituire lo sguardo di vostro figlio che cerca di leggere nei vostri occhi e nessuno potrà sostituire lui per voi.

Siete unici per voi stessi ed è per questo che da sempre, da subito, dalla nascita i bambini non si accontentano di una risposta veloce impersonale. Certo, crescendo cambieranno le loro modalità comunicative ed esprimeranno diversamente la richiesta di attenzione nei vostri confronti: prima non parleranno a voce ma solo con lo sguardo e poi con la gestualità e proprio per questo che è fondamentale prestare loro attenzione con i vostri occhi per leggere ciò che vi stanno dicendo.
Troppo spesso noi adulti siamo distratti dal cellulare, impegnati a leggere un sms al volo, troppo spesso incantati davanti ad un monitor e troppo spesso, poco più in là, c’è un bambino che vi presta i suoi occhi dall’altra parte del monitor. Una bambino che ha bisogno di ritrovarsi nel vostro sguardo per sentirsi ascoltato e visto, visto nel senso di riconosciuto. Ha bisogno di quegli occhi che lo rispecchiano per entrare in relazione con voi.

Rallentate voi per lui, per il vostro insieme, per esserci, esserci veramente, fate un respiro profondo se vi sentite di non farcela, fatene un altro e un altro, almeno tre. Avvicinatevi a quegli occhi curiosi, avvicinatevi a quello sguardo che aspetta solo voi.

Si lo so, non è tutta poesia: la vita è frenetica, si corre per andare al lavoro, per fare la spesa, per pulire casa e allora ci sentiamo in diritto di vedere quel video che fa tanto ridere su YouTube. Certo che si. E allora io non dico di non farlo, anzi… una mamma o un papà che si è fatto una risata in più, potrà donare una risata in più anche a suo figlio. Ma ragionate su “quando” è il momento migliore per farlo: per voi così da farvela grassa grassa la risata e per godervela al massimo e per lui, perché l’attenzione che gli darete sarà unica e non divisibile con qualcos’altro! Cercate di esserci quando potete e di esserci per vostro figlio completamente, al 100%. Non sottovalutate la sensibilità dei bambini, vi leggeranno dentro anche se non lo vorrete e se non “sarete lì” con la testa e con lo sguardo lo sapranno prima di voi. Non fatevi guardare da dietro quel monitor.

Meglio un tempo minore ma di qualità che un tempo più ampio senza guardarsi negli occhi. E ricordate che starete meglio dopo quella grassa risata!

Fonti :
E. Rossini, E. Urso, “ I bambini devono fare da soli senza mai sentirsi soli “, Gruppo Edicart, 2016.

T. Hogg “ Il linguaggio segreto dei neonati “, Mondadori, 2013.

Chiara Palmieri
, pedagogista, curatrice del sito Passione a mano libera

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