Quante corse nelle nostre giornate. Si comincia già alla mattina, appena aperti gli occhi. La sveglia suona e sappiamo che non possiamo indugiare.
Non c’è tempo, dobbiamo dire al nostro bambino. Presto, sbrigati.
Ma i bambini, che sono piccoli, hanno bisogno di più tempo rispetto agli adulti per fare quei gesti che a noi sembrano immediati ma per loro non lo sono. Così qualche volta, si perde anche la pazienza.
Per la strada camminiamo veloci. Presto, andiamo. Dobbiamo correre all’asilo nido, alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria. È tardi. O forse ancora non lo è, ma lo diventerà se non ci sbrighiamo.
No, non c’è tempo per osservare le foglie gialle dell’autunno. E men che mai per saltarci dentro. No, via, a camminare sul muretto va a finire che facciamo tardi. No, neanche per un piccolo tratto. Sì, belle le nuvole, però ora andiamo. Eh già, quella moto lì parcheggiata ti piace proprio, però non c’è tempo, dobbiamo andare.
Spesso siamo di corsa anche sulla via del ritorno. Spesso è tardi. Dobbiamo ancora fare la spesa, riordinare la casa, preparare la cena. C’è tanto da fare.
No, non c’è tempo per osservare il sole che pian piano scompare dietro i tetti delle case. E la canzone che hai imparato oggi la ascolto mentre siamo in auto, dai, ora camminiamo. Sì, c’è profumo di focaccia o forse di pizza, non lo so, ma sbrighiamoci. Eh no, certo, che se ora ti metti a saltellare non arriviamo più…
E una volta a casa non sempre va meglio. Mamma mi leggi questo libro? Mamma giochi? Mamma vieni a vedere il mio disegno? Mamma guarda cosa ho costruito!
Sì, sì, dopo. Un attimo. Aspetta. Ma insomma! Non lo vedi che sto facendo questo e questo e questo?
Lo vede sì, il nostro bambino. Però…
Andiamo, corriamo, facciamo. D’altronde se non lo facciamo noi, non c’è qualcuno che lo farà al posto nostro. È vero. Ma così la vita rischia di scivolare via, e ogni giorno che si conclude è un giorno che non tornerà. I profumi, gli sguardi, gli abbracci, le parole gentili che non sono stati oggi, li abbiamo persi.
Pensando al dopo, ci sfugge l’adesso.
Però noi siamo fortunati. C’è un bambino nella nostra vita che può insegnarci a rallentare.
Un bambino che può insegnarci ad andare piano. A fare piano.
Ad assaporare.
La vita.
Il quartiere. Il profumo di focaccia. Le nuvole che danzano nel cielo. Le foglie nel vento. Il gatto grigio in fondo alla via. I colori. Le persone. Un cuore disegnato. Una torre di legnetti.
Quanta vita c’è intorno a noi. Anche se quasi non la vediamo. Non abbiamo molto tempo per guardare noi. Ma i bambini la vedono tutta questa vita. E sono così buoni che la mostrano anche a noi. Ce ne fanno dono.
E allora, non sempre, ma qualche volta e poi qualche volta in più, accettiamolo questo regalo.
Rallentiamo. Respiriamo.
Respiriamo il nostro bambino. Abbracciamolo forte.
Quanto amore c’è nel sedersi vicini senza fare nulla. Nel sedersi ad ascoltare, a guardare, a sorridere.
Lasciamo che il nostro bambino ci insegni a fermarci. A vivere l’attimo. A vivere di più.