Parliamo ancora di vaccini con un’intervista a Suzanne Humphries e Roman Bystrianyk autori di Malattie, vaccini e la storia dimenticata, tradotta da Michela Orazzini.
- Malattie, vaccini e la storia dimenticata è il risultato di molti anni di studi e intense ricerche; è anche il frutto di grandi cambiamenti di prospettiva nella professione e nella vita della dottoressa Suzanne Humphries. Quale è stato lo scopo che vi siete prefissi nell’affrontare un lavoro così rigoroso, serio ed esaustivo?
Suzanne H. – In principio il mio solo obiettivo è stato quello di rispondere alle domande che io stessa mi ero posta e che erano sorte in occasione delle critiche che i colleghi medici mi avevano mosso perché le mie opinioni in fatto di vaccini, quelli che avrei dovuto somministrare a miei pazienti in condizioni critiche di salute, differivano dalle loro. All’inizio si è trattato solo di indagare la possibilità che, come affermavano alcuni miei pazienti, il vaccino li avesse danneggiati. Una volta trovato il sostegno medico-scientifico alle loro affermazioni su una possibile pericolosità del vaccino, non ho fatto altro che darne conto in modo accurato e dettagliato, così come avrei fatto con qualsiasi altra nuova diagnosi. Ho poi iniziato a pormi io stessa domande sull’intero programma vaccinale. Sembrerà strano, ma quello che più di tutto mi ha spinta a fare ricerca in tal senso è stato il forte criticismo dei colleghi per aver affermato una semplice e pura verità, ossia il fatto che i miei pazienti erano stati danneggiati dai vaccini. Si tratta di un’eventualità molto comune in medicina, quella per cui un farmaco o una sostanza possano causare problemi. Non riuscivo a capire come mai la questione dei vaccini producesse un simile scompiglio e agitasse tanto gli animi. Ogni volta che avevo fatto notare la possibile pericolosità di un farmaco o suggerito che venisse sospeso, nessuno si era messo mai a discutere. Nel caso dei vaccini, invece, mi fu chiaro che esisteva un vaso di pandora che si supponeva dovesse restare chiuso.
Roman B. – Ho iniziato le mie ricerche sui vaccini subito dopo la nascita dei miei figli. Avevo sentito molte cose diverse attraverso programmi radio e alcune letture. All’epoca credevo che i vaccini potessero provocare un danno neurologico in alcune rare circostanze, ma nel complesso ritenevo che fossero una buona cosa, visto che avevano debellato le malattie mortali del passato. Nel corso della mia ricerca mi imbattei in un grafico che mostrava come la mortalità per morbillo fosse scesa del 95% prima dell’introduzione del vaccino. Ecco, quello è stato uno di quei momenti in cui ti dici “Non può essere vero!”. Decisi allora di controllare quei dati andando in biblioteca e consultando un almanacco. Riportai i numeri dell’almanacco su un foglio di carta a quadretti. I dati erano molto grezzi ma dimostravano come il grafico che avevo trovato nel libro fosse sostanzialmente corretto. In questo modo si dissiparono del tutto le illusioni a lungo cullate sull’azione dei vaccini. Da quel momento fui spinto a ulteriori ricerche e a raccogliere sempre più dati, il che ha avuto come risultato i grafici contenuti nel libro Malattie, vaccini e la storia dimenticata.