Continua l’articolo sugli effetti di alcune sostanze se assunte durante l’allattamento.
Leggi anche la prima parte.
- Nicotina
I Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie(CDC) stimano che circa il 13,6% della popolazione femminile fumi. Inoltre, le donne in età dai 25 ai 44 anni fumano più di quelle appartenenti a ogni altro gruppo demografico, subito seguite da quelle nella fascia di età dai 45 ai 64 anni.
L’impatto negativo del fumo sul corpo non include solo gravi problemi come il rischio di patologie cardiache e cancro, ma numerosi altri effetti. Per esempio, le persone che fumano riscontrano un più veloce abbassamento della vista, spesso hanno più rughe e, per le donne in particolare, queste tendono a entrare in menopausa in età più giovane.
Molteplici ricerche hanno evidenziato che fumare e allattare può avere conseguenze negative per il bambino. Uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics, per esempio, ha scoperto che i bambini dormivano di meno se consumavano latte nei 53,4 minuti che seguivano l’uso di nicotina da parte della madre. L’American Cancer Society (ACS) avverte che fumare durante l’allattamento è legato a problemi del bambino con il cibo, coliche e SIDS, la sindrome di morte improvvisa del lattante, e di sicuro, avvertono, non si tratta della scelta migliore.
Un’altra preoccupazione è l’esposizione della madre al fumo passivo e se le tossine possano essere trasferite al bambino attraverso il latte. Jennifer Thomas, pediatra ed esperta di allattamento al seno spiega: “Anche se tracce di sostanze chimiche derivate dal tabacco passano nel latte materno quando una mamma respira fumo passivo, le cellule che attivano i meccanismi di difesa del nostro organismo in esso contenute, superano l’effetto negativo di quelle sostanze chimiche”.
Quando si parla di nicotina, si deve considerare anche la sigaretta elettronica. L’ostetrica Clare Litter sostiene che gli effetti a lungo termine di questa fonte di nicotina sono sconosciuti, raccomanda perciò di svapare (neologismo che indica il fumare una sigaretta elettronica) solo dopo aver allattato, così da limitare la contaminazione del latte materno. - Marijuana
Elizabeth Hartney, PhD, psicologa, professoressa e direttrice del Centro per la Leadership e la Ricerca sulla Salute sostiene che “la cannabis è la sostanza illegale più comunemente usata tra le donne incinte e che allattano”. Quale effetto ha su un neonato in crescita? Secondo una ricerca, il tetraidrocannabinolo (THC), la componente psicoattiva nella marijuana, “è presente nel latte umano fino a otto volte di più dei livelli di plasma materno” e poiché è stato trovato nelle feci dei bambini a esso esposti, è piuttosto chiaro che il loro corpo assorba e metabolizzi la sostanza.
L’ADAI (Alcohol & Drug Abuse Institute) aggiunge che il THC passato attraverso il latte materno può essere trattenuto nel tessuto adiposo del bambino per alcune settimane, innescando una potenziale varietà di problemi per il bambino, dai tremori alle cattive abitudini alimentari, a uno sviluppo motorio rallentato.
Altri pericolosi rischi per i bambini allattati al seno ed esposti alla marijuana sono: lo sviluppo alterato di cervello e sistema nervoso, la diminuzione delle facoltà mentali, problemi di regolazione delle emozioni, iperattività, SIDS (sindrome di morte improvvisa del lattante).
Per tutti questi motivi, Hartney consiglia, se si fa uso di marijuana, di eliminare del tutto l’opzione allattamento. Se si decide di smettere di far uso di marijuana per poter allattare, la professoressa suggerisce di farlo almeno novanta giorni prima dell’inizio dell’allattamento, poiché la sostanza rimane nell’organismo per un lungo periodo di tempo. - Oppiacei
Il termine “oppiacei” si riferisce a una grande varietà di sostanze. Un oppiaceo comune è l’eroina. Nel caso specifico di questa droga, alcuni studi hanno dimostrato che un bambino allattato da una madre dipendente da eroina diviene esso stesso dipendente. Bambini esposti all’eroina attraverso il latte materno spesso hanno anche reazioni fisiche negative, come crampi addominali, diarrea, aumento dei battiti cardiaci e problemi di respirazione.
Altri oppiacei sono reperibili legalmente, attraverso una prescrizione: alcuni di loro sono prescritti comunemente per aiutare gli individui a superare una dipendenza da eroina (metadone e buprenorfina), altri sono generalmente definiti antidolorifici, come codeina, idrocodone e ossicodone. Sebbene anche questi oppiacei prescrivibili possano essere trasmessi al bambino, le linee guida pubblicate da Breastfeeding Medicine suggeriscono che l’allattamento debba continuare, “indipendentemente dalla dose” prescitta. L’uso dovrebbe però essere tenuto sotto controllo da un medico specializzato in allattamento per essere sicuri che il bambino sia salvaguardato.
Il CDC aggiunge che gli oppiacei sotto forma di codeina dovrebbero essere evitati o consumati nella minor dose possibile durante l’allattamento perché possono potenzialmente aumentare i rischi di malattia o addirittura di morte per il bambino. - Stimolanti
Il SAMHSA (Substance Abuse and Mental Health Services Administration) spiega che gli stimolanti “rendono le persone più vigili e aumentano la loro attenzione”. Sostanze in questa categoria includono opzioni illegali (cocaina e metanfetamina) e prescrivibili (Ritalin, Adderall, Dexedrine).
Così come per le altre sostanze, gli stimolanti possono essere trasferiti al bambino attraverso il latte materno, perciò ognuna ha delle raccomandazioni sull’uso legato all’allattamento.
Per esempio, nello specifico per la cocaina, ricerche pubblicate nel giornale Canadian Family Physician confermano che, anche in piccole quantità essa sia pericolosa per i bambini, i quali non riescono a metabolizzare adeguatamente la sostanza. La trasmissione porterebbe ad agitazione, irritabilità, ma anche, più gravemente, ad ipertensione, tachicardia e convulsioni. Per questa ragione, i ricercatori raccomandano alle madri l’astensione dall’allattamento per almeno 24 ore dopo l’uso di cocaina “così da permettere l’eliminazione della droga” e limitare la potenziale esposizione del bambino alla sostanza.
Risultati simili sono stati trovati nell’uso di metanfetamina, anch’essa riscontrabile nel latte materno se assunta dalla madre. In alcuni casi, l’uso di metanfetamina durante l’allattamento ha portato alla morte del bambino.
Per quanto riguarda gli stimolanti prescrivibili, alcuni studi hanno scoperto che, quando assunti durante l’allattamento al seno, non è noto che causino problemi di malformazioni, come difetti cardiaci, anomalie delle dita o malformazioni degli arti, ma è possibile che possano impattare negativamente sulla produzione di latte della madre quando presi in dosi maggiori.
Leggi l’articolo originale: How Substance Abuse Affects Breastfeeding
Traduzione di Benedetta Caia.
Foto: Tammy Nicole, www.tammynicolephotography.com