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Il bambino piccolo Montessori

In attesa della prossima uscita Il bambino piccolo Montessori, ti proponiamo una serie di articoli tradotti dal blog The Montessori notebook di Simone Davies, autrice del libro.

Puoi prenotare la tua copia in anteprima a prezzo speciale e senza costi di spedizione fino a mercoledì 1 maggio!


I bambini sono geniali
P
erché amo i bambini piccoli*

La maggior parte dei maestri Montessori ha un’età preferita con cui lavorare. Per me, si tratta dei bambini piccoli. Le persone spesso si stupiscono di questa mia preferenza, perché possono essere difficili da trattare, sono emotivi e non sempre ascoltano.

Voglio dipingere i bambini piccoli sotto una nuova luce.

I bambini vivono il momento. Passeggiare per strada con un bambino piccolo può essere una vera gioia. Mentre noi ci facciamo una lista mentale delle commissioni che dobbiamo sbrigare e pensiamo a cosa fare per cena, loro rimangono nel presente e cercano le radici che crescono tra le fessure del marciapiede.
Ci insegnano a essere presenti quando trascorriamo del tempo con loro. Restano concentrati sul qui e ora.
 

I bambini assimilano tutto senza sforzo. La dottoressa Montessori ha constatato che i bambini sotto i sei anni assorbono tutto automaticamente, proprio come una spugna assorbe l’acqua. Lo ha definito con il termine “mente assorbente”.
Non serve mettersi lì con un bambino di un anno e provare a insegnargli la grammatica e come si struttura una frase. Entro i tre anni avrà già acquisito un notevole vocabolario e saprà costruire frasi semplici (e alcuni di loro anche paragrafi più complessi). Pensate invece a com’è apprendere una nuova lingua da adulti – richiede grande sforzo e impegno.

I bambini sono estremamente capaci. Spesso capita che finché non si hanno figli propri, non si capisce quanto i bambini in tenera età siano già estremamente capaci. Al raggiungimento dei diciotto mesi, cominciano ad accorgersi quando si va a casa della nonna molto prima di arrivarci, perché riconoscono alcune cose lungo la strada. Quando vedono un elefante in un libro, corrono a cercarne uno giocattolo.

Quando organizziamo la casa per renderla più accessibile ai nostri figli, loro si assumono compiti con entusiasmo, abilità e gioia. Asciugano se rovesciano qualcosa, vanno a prendere i pannolini per i fratellini, buttano lo sporco nella spazzatura, aiutano a cucinare e vogliono vestirsi da soli.
Un giorno, un tecnico è venuto a casa per una riparazione. Non dimenticherò mai la sua faccia nel vedere mia figlia (che ancora non aveva compiuto i due anni) dirigersi verso il bagno, cambiarsi i vestiti, mettere quelli sporchi nella cesta e tornare a giocare. Era chiaramente sorpreso di quanto fosse capace di cavarsela da sola.

I bambini sono innocenti. Non farebbero del male a una mosca. Certo, se vedono qualcuno giocare con qualcosa, potrebbero pensare «Voglio giocare con quel giocattolo adesso» e rubarlo all’altro bambino. Potrebbero fare qualcosa per ottenere una reazione («Ora faccio cadere il bicchiere per vedere come reagiscono mamma e papà») o essere frustrati perché le cose non vanno come vogliono loro. Ma non lo fanno perché sono meschini, dispettosi o vendicativi. Sono solo impulsivi e seguono ogni loro istinto.

I bambini non portano rancore. Immaginate un bambino che vuole restare al parco anche se è ora di tornare a casa. Ne è distrutto. Il capriccio può arrivare a durare una buona mezzora. Ma una volta calmato (a volte con aiuti esterni), ritorna a essere allegro e curioso – al contrario degli adulti, che quando si svegliano con la luna storta sono intrattabili per tutto il giorno.

 

I bambini sono anche incredibilmente comprensivi. A volte facciamo qualcosa di sbagliato – perdiamo la pazienza, infrangiamo una promessa o siamo di malumore. Quando ci scusiamo con un bambino, gli stiamo mostrando come chiedere perdono, ed è molto probabile che ci dia un forte abbraccio accompagnato da parole gentili. Se il nostro rapporto con i nostri figli si fonda su basi solide, loro si prenderanno cura di noi tanto quanto noi ce ne prendiamo di loro.

I bambini sono genuini. Adoro trascorrere del tempo con loro perché sono diretti e sinceri. La loro genuinità è contagiosa. Quello che dicono è proprio quello che vogliono dire. Parlano col cuore in mano.
Chiunque abbia passato un po’ di tempo in loro compagnia sa che magari indicano qualcuno sull’autobus gridando «Quella persona non ha i capelli». Noi sprofondiamo nella vergogna, mentre loro non provano alcun imbarazzo.
È proprio quella stessa schiettezza che rende facile lo stargli vicino. Non ci sono giochetti mentali di mezzo, nessun secondo fine, nessun programma.
Sanno come essere loro stessi. Non dubitano di loro stessi. Non giudicano gli altri. Faremmo bene a imparare da loro.


*Quando parlo di bambini mi riferisco a bambini da uno a tre/quattro anni.
In inglese toddler, da to toddle, camminare barcollando [ndr].


I bambini sono geniali

Ciò che può sembrare mancanza di flessibilità («Non posso fare colazione senza il mio cucchiaio preferito!») è in realta espressione di un forte senso dell’ordine.

Ciò che può sembrare uno scontro tra volontà è in realta un modo per fargli capire che le cose non vanno sempre come vuole lui.

Ciò che può sembrare rifare lo stesso gioco continuamente è in realta il suo modo per acquisire padronanza.

Ciò che può sembrare un capriccio esplosivo è in realta il suo modo di dire «Ti voglio tanto bene, con te mi sento al sicuro e posso sfogare quello che mi sono tenuto dentro tutto il giorno».

Ciò che può sembrare andare piano deliberatamente per provocarti è in realta il suo modo per esplorare quello che lo circonda.

Ciò che può essere molto imbarazzante da sentire è in realta la sua incapacità di mentire, un modello di sincerità.

Ciò che può sembrare solo un’altra sveglia notturna è in realta segno di puro amore espresso attraverso piccole braccia cicciotte che ti abbracciano nel cuore della notte.


Leggi l’articolo originale: Toddlers are brilliant

Traduzione di Arianna Rossignoli

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