Il periodo che va dai 18/24 mesi in poi è quindi un buon momento per approcciarsi all’abbandono del pannolino. È necessario, però, organizzare un ambiente a misura di bambino e avere con lui una comunicazione chiara e semplice, evitando premi e punizioni.
Questo nuovo tempo ci ha trasportati in una dimensione antica, per noi ormai sconosciuta, di una continua condivisione di tempo e spazio a cui non siamo più abituati, ma che in fondo ci appartiene come persone.
In tempi lontani, questo stare insieme, questo condividere i luoghi di casa, gli angoli di vita domestica era abitudine quotidiana che oggi abbiamo perso e che ci ritroviamo, senza alcun preavviso, a dover affrontare con i nostri bambini. Conciliandolo, certamente non senza fatica, con la nostra attività professionale e la gestione della vita di tutti i giorni.
Anche i nostri bambini, come noi, vivono in modo diverso le loro giornate e, anche se non sempre chiedono, lo percepiscono molto bene.
Questi momenti possono essere però occasioni di un tempo ordinariamente felice, nel quale affiancarli con meno distrazioni e più intensità, cercando di costruire uno spazio sereno e di incontro reciproco.
È un tempo per accogliere più in profondità i nostri bambini nella vita di tutti i giorni, affinché prendano attivamente parte alle nostre giornate e alla vita che scorre intorno a loro. E, così facendo, si costruiscano come persone.
Perché è importante non solo predisporre un ambiente che consenta esperienze di qualità, ma è anche essenziale che l’adulto instauri una relazione di comprensione e rispetto con il bambino?
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Come rendere possibile questo?
Offrendo loro occasioni significative, reali, collegate in modo molto concreto a come viviamo noi la nostra giornata, ogni famiglia con abitudini e interessi diversi. Tutto ciò che è vita quotidiana è un’occasione per coinvolgere i nostri bambini, senza inventarsi cose diverse da quelle che noi facciamo normalmente: apparecchiare la tavola per i pasti, svolgere piccole attività di cucina, riordinare la casa, ma anche prendersi cura di loro stessi, permettendo ai bambini di imparare a lavarsi, vestirsi, svestirsi, leggere, osservare delle immagini, guardare fuori dalla finestra il sole, le stelle, le foglie che crescono nuove sui rami, cantare, raccontarsi cose, disegnare.
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Per il bambino è importante partecipare a ciò che conosce, che è per lui familiare, perché non solo suscita il suo interesse, ma è anche un modo per stare con noi, per entrare in relazione, per sentirsi utile in casa, perché ci ama e ama la propria casa.
Il bambino ama profondamente il mondo in cui vive e desidera prendervi parte in modo concreto e continuo.
Il lavoro, come Maria Montessori chiama il “fare” interessato e concentrato del bambino, è non solo la risposta a un desiderio di agire, ma anche di sentirsi parte di una comunità, di contribuire alle sue necessità, di percepire il valore concreto del proprio agire, di sentirsi utile.
di Isabella Micheletti
Autrice, maestra e formatrice dell’Opera Nazionale Montessori.