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Tecnologia e digitalizzazione: sono davvero un’ancora di salvezza ?

Questi mesi di emergenza ci hanno insegnato a credere che la tecnologia sia la nostra ancora di salvezza: tutto si è fermato, ma la tecnologia ha risolto.
Ogni attività sociale, professionale, sportiva è stata sostituita dal virtuale. La scuola si è fermata ed è diventata virtuale: insegnanti e compagni sono diventati piccole icone su uno schermo.
Un mondo così l’avevamo immaginato in un futuro graduale e invece eccolo materializzatosi in un attimo. E i bambini? Cosa pensano loro? Cosa significherà, in termini di crescita evolutiva, tutto quello che stiamo vivendo?
Risponde in questo articolo Mena Senatore, docente e autrice di Bambini digitali.

Relazioni umane autentiche

Rinchiusi per due mesi davanti al PC, molti bambini, soprattutto i più piccoli, cresceranno con quest’idea di scuola virtuale.
Le regole e misure anti-covid impongono il distanziamento sociale per cui i bambini si bloccano, non abbracciano più.
L’allarme era già scattato su una generazione poco empatica, eccessivamente distratta dal digitale e sempre meno capace di vivere relazioni reali. Adesso, nel dopo-covid, la situazione assume dimensioni davvero incommensurabili.
Quello che stiamo vivendo avrà ripercussioni e si trasformerà in crisi generazionale.

Ora più che mai, ora più di prima, spegnere i dispositivi e stare con loro, i nostri bambini, si pone come un ultimo, urgente tentativo di salvarli: ascoltarli e aiutarli a riappropriarsi di quel senso di fiducia negli altri, ascoltare le loro emozioni.
I bambini digitali, ora più che mai, sono bambini che necessitano di relazioni umane autentiche in una società che pian piano, complice in questo momento il covid, si sta disumanizzando. Stanno interiorizzando l’idea che il contatto fisico con l’altro sia pericoloso e che a sostituire un abbraccio o una stretta di mano ci sia il virtuale.

Quali saranno le ripercussioni?

Ogni fascia d’età pagherà le sue conseguenze e, soprattutto nei piccoli, questa esperienza lascerà un marchio profondo dal quale non potrà prescindere lo sviluppo dell’identità sociale.
La spontaneità nel correre verso la maestra o un compagno per un abbraccio viene bloccata in nome di una paura instillata nelle menti giorno dopo giorno, da mesi.
Uso delle mascherine, distanziamento, stare seduti nel proprio banco singolo, non cantare, non urlare, non suonare il flauto, non respirare… L’emergenza che diventa normalità!
Ciò che era stato adottato in stato di emergenza (didattica a distanza, telelavoro, restrizioni) minaccia di imporsi come nuova normalità con cui convivere.
Bisognerebbe lavorare per tornare realmente alla normalità e non per rendere normale ciò che non lo è, ciò che ci disumanizzerà e soprattutto snaturerà i nostri figli.
Una comunicazione attraverso lo schermo che protegga dal rischio del contatto, del guardarsi negli occhi, una comunicazione monotona, sterile, inespressiva, disempatica, può costituire terreno fertile di molti futuri disagi (Bambini digitali).

Una comunicazione attraverso lo schermo che protegga dal rischio del contatto, del guardarsi negli occhi, una comunicazione monotona, sterile, inespressiva, disempatica, può costituire terreno fertile di molti futuri disagi.
da Bambini digitali. L’alterazione del pensiero creativo e il declino dell’empatia

Un vecchio allarme

L’allarme era già scattato; ora diventa più che mai urgente.
Con l’emergenza covid, la tecnologia si è imposta in ogni settore, soprattutto a scuola, realizzando a pieno titolo, e abbattendo ogni ultimo ostacolo, quella digitalizzazione auspicata da tempo, a danno dell’apprendimento,  della socializzazione, del benessere psico-fisico di tutti noi, e in special modo dei piccoli.
Purtroppo stavolta il meccanismo è spietato, potente, invincibile.
A dettare tutto ciò è la paura che, iniettata in dosi più o meno abbondanti in ciascuno di noi, fa chinare il capo e accettare tutto come se le soluzioni proposte fossero le uniche possibili.
Anche sostituire la scuola con un dispositivo!
Anche negare un abbraccio, una stretta di mano.
La scuola, che in questi giorni riparte, ha cambiato drasticamente il suo volto ospedalizzandosi e chiedendo ai bambini sacrifici enormi.
Si creano forse i presupposti per l’impossibilità di andare avanti in questo modo, con l’unico obiettivo finale di promuovere la Dad, cavallo di battaglia di chi, negli ultimi mesi, legifera di scuola e di istruzione.

Rispetto delle regole, paura e sicurezza

In nome di un’emergenza gonfiata all’ennesima potenza, sono stati spazzati via tasselli importanti: il compagno di banco, la ricreazione, la condivisione  della merenda, lo scambio di penne…
Siamo d’accordo, rispettiamo le regole perché teniamo tutti alla nostra sicurezza, ma è proprio necessario tutto ciò? È davvero così che proteggiamo i nostri figli? Non corriamo il rischio di convincerli di essere al sicuro solo in casa davanti a uno schermo?
Se così fosse, le conseguenze sarebbero inimmaginabili per i nostri bambini e i nostri ragazzi. Ne scaturirebbe una crisi generazionale profonda, irreversibile.
In un momento storico-sociale in cui le certezze crollano, la famiglia deve riprendersi il ruolo di centralità e recuperare quella dimensione emotiva minacciata e persa.  


di Mena Senatore
Docente e autrice di Bambini digitali.

Un commento

    • Annetta

    • 4 mesi fa

    solo i senza – cervello tengono i bambini rinchiusi dietro ad uno schermo e vietano loro il contatto fisico.le persone normali no

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