Con il recente DPCM e la divisione dell’Italia in diverse zone a seconda della gravità del contagio, si torna a discutere dei tamponi, della loro efficacia e di quando il cittadino possa scegliere di non sottoporvisi.
Diedo Tomassone spiega quando e a quale tampone sottoporsi e in cosa consiste l’auto-isolamento.
Notizie frammentarie e incomplete: come orientarsi?
Di recente è capitato che alcune persone, pur non essendosi mai sottoposte all’esame del tampone molecolare, ricevessero però l’avviso di essere risultate positive, con tanto di relativo obbligo di quarantena.
Altra situazione realmente avvenuta è che ad alcuni dipendenti pubblici che erano stati a contatto con persone positive è stato consigliato di fare il tampone, per poi dover però attendere 12 giorni prima di ricevere l’esito.
L’Italia non è mai stata esempio di efficienza, ma qui si rasenta la follia.
In questo stato surreale di cose (degno dei migliori romanzi di Kafka!) il rischio è che, per paura, si corra dietro a notizie frammentarie e incomplete invece di informarsi adeguatamente.
A quale tampone sottoporsi e in quali casi
Quali sono le linee guida da seguire?
Seppur nel corso dei mesi OMS e ISS abbiano aggiustato più volte il tiro, attualmente l’ultimo DPCM prevede:
- Chi sa di aver avuto contatti stretti con persona positiva per più di 15 minuti, senza mascherina, ha due opzioni: auto-isolarsi in isolamento fiduciario per 14 giorni, oppure (se si vuole uscire prima di aver lasciato passare questo lasso di tempo) fare tampone al decimo giorno.
Se il tampone sarà negativo tutto bene, altrimenti sarà necessario continuare l’auto-isolamento fino a nuovo tampone. Visti i ritardi e i frequenti intasamenti nelle cliniche in cui viene effettuato il tampone mi sento, da medico, di sconsigliare questa modalità; - Chi presenta dei sintomi (ed è quindi potenzialmente infetto), deve innanzitutto fare il tampone rapido. Si tratta di un test sierologico, non molecolare, ed è molto affidabile per quanto riguarda la negatività. Solo in caso di esito positivo si ricorre anche a al tampone molecolare nasofaringeo.
Scegliere di fare prima il test rapido ha l’enorme vantaggio che, in caso di esito negativo, non ci si deve sottoporre ad auto-isolamento e si può avere la certezza di non aver contratto il Covid, ma al massimo una semplice influenza stagionale.
Sconsigliato invece sottoporsi subito al tampone molecolare, non soltanto per via della situazione di collasso delle cliniche, ma anche per scongiurare il rischio di un falso positivo. In una situazione di emergenza non ha senso fare ore di code e aspettare settimane l’esito di un esame che non è così affidabile come dovrebbe essere.
Auto-isolamento: quanti giorni si devono lasciar passare?
Il consiglio è quindi di usare il buonsenso, evitando di lasciarsi prendere dal panico e usando tutti i mezzi diagnostici a disposizione, così da da ottenere un minimo disagio e una massima efficienza.
In qualsiasi caso, non si va mai oltre il ventunesimo giorno, sia che si parli della durata dell’isolamento, sia del lasso di tempo da attendere prima della scomparsa dei sintomi, sia dell’auto-isolamento in caso di contatto stretto con positivi (caso nel quale non c’è neanche bisogno di sottoporsi a tampone).
Diffondere queste indicazioni significa tentare di scongiurare quanto è accaduto la scorsa primavera, quando intere famiglie sono rimaste recluse quasi fossero state sequestrate per mesi in attesa di un tampone negativo che non arrivava mai.
di Diego Tomassone
Dottore in medicina, membro SIPNEI e ISDE Medici per l’ambiente, ricercatore COVID-19.