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allattamento e coronavirus

Cerchiamo di fare chiarezza tra le svariate indicazioni che vengono date in materia di allattamento e Coronavirus: come comportarsi se la mamma che allatta è positiva al Covid 19 o sospetta di esserlo?
Le numerose indicazioni che vengono date in materia di allattamento e Covid 19 spesso sono contrastanti e, purtroppo, a volte fornite per disinformazione, andando a compromettere il benessere materno-infantile.
Le informazioni qui di seguito fornite provengono dalle disposizioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Società Italiana di Neonatologia, raccolte da Nicoletta Bressan, educatrice perinatale e insegnante di massaggio infantile AIMI.
A fondo pagina troverete i documenti a cui l’articolo si riferisce.

Il latte materno, una fonte di nutrienti perfettamente studiata

Partiamo immediatamente dicendo che una  donna  con  Covid 19  sospetto,  probabile  o  confermato può allattare in maniera esclusiva il proprio figlio sin dalla nascita, quindi non è in alcun modo tenuta a evitare l’avvio o sospendere l’allattamento quando già in corso.
In tutti i casi in cui le condizioni della mamma non permettano l’allattamento al seno, la donna dovrebbe comunque essere incoraggiata e sostenuta a praticare la spremitura del latte.

Sappiamo che il latte materno è un alimento specie-specifico, quindi la norma biologica è che il piccolo venga alimentato attraverso questa fonte di nutrienti perfettamente studiata dalla natura per il suo benessere.
Non solo: ormai sappiamo inoltre che il latte della mamma è anche “bambino-specifico”, nel senso che a seconda dei momenti della giornata, dell’accrescimento del bambino, della temperatura, della salute o della malattia del piccolo, la composizione del latte della sua mamma muta per fornire a lui i componenti specifici necessari per il benessere contingente, oltre che nel lungo periodo.

Allattamento e Covid: cosa bisogna sapere

Ecco alcune cose importanti da tenere presenti se la mamma è positiva al Covid 19:

  • è comunque possibile, anzi vivamente consigliato, praticare il contatto pelle a pelle in sala parto (pratica importantissima per salvaguardare un momento unico e prezioso per la relazione materno-infantile, per il benessere fisico e psicologico di grandi e piccoli in tutti gli anni a venire, oltre che per il corretto avvio dell’allattamento) e ritardare il taglio del cordone ombelicale in modo da far fluire quanto più sangue possibile (e con esso ossigeno e ferro) al neonato;
  • la presenza del padre in sala parto, se ben protetto, rimane indispensabile e non c’è nessuna indicazione o evidenza scientifica che porti a vietarla;
  • durante il puerperio, per paura del contagio, è possibile che il padre, adeguatamente protetto, stia con la madre per alcune ore al giorno, per poterla sostenere fisicamente ed emotivamente nella complessa situazione che sta affrontando, evitando di lasciarla in uno stato di solitudine;
  • lo stato di positività al Covid 19 non è un’indicazione al parto cesareo.

Un caso specifico di erronea gestione dell’emergenza

La Società Italiana di Neonatologia cita, tra l’altro, lo studio del caso di un neonato peruviano con tampone nasofaringeo positivo, tampone eseguito a seguito di un’insufficienza respiratoria a sole 12 ore di vita dopo parto cesareo della madre positiva a Covid 19.
Il clampaggio del cordone ombelicale era stato eseguito precocemente, senza consentire la pratica del pelle a pelle del neonato. Il neonato, che non presentava lesioni radiologiche al torace, ha richiesto assistenza respiratoria per 12 ore, verosimilmente non dovuta al suo stato di Covid 19.
Non parliamo, ovviamente, di una evidenza scientifica, ma di un semplice esempio di come la paura e la non conoscenza possano portare a una erronea gestione della situazione (sicuramente legata alla volontà di prevenire la diffusione del Coronavirus, per cui tutti i professionisti sanitari stanno quotidianamente operando da mesi e per cui dobbiamo essere immensamente grati), che rischia di mettere a repentaglio la salute e persino la vita del neonato, in un momento dell’esistenza sempre così delicato.
Considerando quanto sopra detto e sempre restando nella tutela e nella promozione dell’allattamento, dobbiamo assolutamente considerare che l’attuale pandemia impone la necessità di impegnarsi per un corretto approccio igienico-sanitario che limiti  il contagio per via aerea e per contatto con le secrezioni respiratorie dei pazienti infetti, soprattutto quando parliamo di una mamma positiva che si prende cura di un neonato di pochi giorni o settimane di vita.

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di Nicoletta Bressan
Educatrice perinatale e insegnante di massaggio infantile AIMI.


Bibliografia

AA.VV., Allattamento e gestione del neonato in corso di pandemia da sars-cov-2, indicazioni ad interim della Società Italiana di Neonatologia, versione 3, 10 maggio 2020.
Alzamora MC et  al.,  Severe Covid-19 during  pregnancy  and  possible  vertical  transmission,  Am J  perinatol., 2020 apr  18, Doi: 10.1055/s-0040-1710050, 2020.
Who, Breastfeeding and covid-19, Scientific Brief, 23 june 2020.

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