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silenzio Maria Montessori

Perché parlare di silenzio e Maria Montessori?
In ottica montessoriana, stare in silenzio non significa semplicemente non parlare, ma comporta l’inibizione volontaria e controllata di tutti i movimenti, un atteggiamento che consente al bambino di uscire dal caos disorientante e ritrovare la concentrazione, per stare bene con se stesso, in relazione con gli altri e in armonia con la natura.
Isabella Micheletti, autrice, educatrice e formatrice dell’Opera Nazionale Montessori, spiega perché è così importante per un genitore capirne l’utilità e offre alcuni suggerimenti per favorirlo. Una “lezione del silenzio” per apprenderne il profondo significato, cosicché il bambino impari a non temerlo, ma a conoscerlo e ad apprezzarlo per saperne trarre tutti i benefici che comporta.

Il bambino vive spontaneamente il silenzio

Cosa significa il silenzio nelle nostre vite? Non solo assenza di rumori, non solo mancanza di parole, ma anche raccoglimento, concentrazione, contemplazione, stupore, riflessione, profondità di sensazioni. Quanto altro si potrebbe riferire della ricca vita interiore che accompagna un silenzio ricercato e scelto.
La vita è abbracciata dai piccoli suoni del mondo naturale che tuttavia mancano del frastuono artefatto delle nostre città e ci richiamano vivamente a quel mondo interiore che appartiene profondamente all’essere umano.

Il bambino vive spontaneamente il silenzio. Certamente i suoi slanci sono volti all’ascolto dei suoni, alla loro ripetizione, al desiderio di mettersi in contatto con le altre persone per esprimere i propri bisogni, per raccontarsi, ma egli è profondamente e incredibilmente capace di accogliere e vivere il silenzio.
Il frinire di un grillo, lo scroscio della pioggia, il fischio del vento, lo sciabordìo del mare, il frullo d’ali di un uccello sono le voci della vita che, nella loro stupefacente armonia, si avvicinano al silenzio e al suo equilibrio perfetto.
L’essere umano ancora capace di accogliere con stupore questo intenso scorrere della vita si pone in una situazione di ascolto intenso e attento raccoglimento. Ma è spesso questa una disposizione frutto di un cammino interiore, che invece il bambino vive in modo spontaneo e immediato.

Maria Montessori e la lezione del silenzio

Il bambino, soprattutto nei suoi primi anni, è capace di porsi in sintonia profonda con la vita che scorre intorno a lui, nei suoi ritmi e nel suo fluire dolce e continuo. Osserva, ascolta e osserva ancora, con la complicità di chi comprende il senso profondo di quanto lo circonda, proprio perché ne fa parte.
Non cerca di dominare, di sopraffare, di imporre la propria presenza, ma riesce naturalmente a tessere legami delicati e rispettosi con gli altri esseri viventi.
Con i suoi occhi, fin dai primi mesi di vita, il bambino osserva, impara a conoscere, a porsi in contatto, a far proprio, attraverso la comprensione e l’esperienza, il mondo circostante.
Il suo intervento è di scoperta, di attrazione, di comprensione, guidato da un intelletto d’amore, come scrive Maria Montessori, che lo conduce sulla via della conoscenza volta alla comprensione e non invece al dominio: le sue mani si uniscono al movimento della vita per saperne fare uso, per comprenderla, per trarne le energie necessarie. E questo lavoro continuo di pensiero e di gesti è accompagnato dal silenzio di chi possiede la pace ed è capace di ritrovarla in ciò che lo circonda.

Il bambino è naturalmente capace di silenzio perché sa contemplare la bellezza del mondo, sentendosi parte di essa.
Poco a poco egli diventa capace di intervenire in modo sempre più diretto e preciso sull’ambiente che lo circonda, impara a trasformarlo, a farlo proprio, alla ricerca del senso e del significato della realtà. Nell’apprendere il linguaggio diventa capace di comunicare, sempre meglio, necessità e desideri e di descrivere con crescente precisione e ricchezza di dettagli il mondo che prima lo stupiva, come paesaggio continuamente nuovo e misterioso.
Dopo i suoi primi due anni di vita il suo sguardo è più consapevole, più abile nel mettere in relazione tutto ciò che l’ambiente gli comunica. Parla, descrive, usa oggetti producendo rumori, ma è comunque e quasi magicamente capace di profondo e sapiente silenzio di fronte a ciò che suscita il suo interesse e lo chiama intimamente. Il silenzio diventa per lui risposta all’appello della vita e manifesta al contempo la grande capacità di attenzione che possiede.

Suggerimenti per i genitori

Come favorire questo legame quasi magico che il bambino vive con il mosaico della vita, questa sua abilità di accoglierlo con profonda capacità di ascolto?
La via più semplice e a portata di mano è quella dell’ascolto attento nei suoi confronti, un atto che è per l’adulto frutto di esercizio interiore.
È importante dialogare con il nostro bambino, trasferirgli ricchezza di pensiero e favorire quell’apertura al mondo e alle sue differenze che egli possiede in modo innato.
Ma altrettanto prezioso è saperlo ascoltare in silenzio, osservarlo in silenzio, rispettare il suo silenzio senza turbarlo con giudizi poco opportuni e di cui il bambino non ha bisogno.
Quante volte osserviamo il bambino attento a guardare, a muoversi, a svolgere un’attività (che a noi sembra semplice, ma che per lui è sempre un grande lavoro) con silenziosa dedizione. Questo prezioso momento è per il bambino un tempo di apprendimento, di comprensione, di tranquillità interiore, di attenzione che occorre preservare e custodire con cura.

Il silenzio che il bambino vive spontaneamente, come frutto di un tempo di concentrazione o di stupore, manifesta la sua capacità di porsi in contatto intenso con ciò che lo circonda e con se stesso.
Noi stessi possiamo godere di questo suo tempo, osservandolo con silenzioso stupore e amorevole complicità, consapevoli che anche in questo modo il bambino si sta costruendo, sta imparando a scoprirsi, a capirsi, a capire come rispondere al richiamo della vita.
Dunque, accanto alla contentezza del fare e del dialogare insieme al bambino, di cantare per lui e insieme a lui, di una corsa a perdifiato mano nella mano, può affiancarsi la gioia di stargli accanto partecipando al suo saggio saper ascoltare, sentire, osservare. Rispettando i suoi tempi, i suoi ritmi, la tensione della sua vita interiore.
Questo dono che facciamo al bambino, salvaguardando ciò che lui stesso ci mostra essere qualcosa che gli appartiene, lo facciamo anche noi, poiché recuperiamo una dimensione autenticamente nostra.
Anche nell’imparare il silenzio il bambino è per noi una guida.


di Isabella Micheletti
Autrice, maestra e formatrice dell’Opera Nazionale Montessori.

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