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Scuola e coronavirus: attenzione a non esagerare con il digitale

Scuola e coronavirus: ansia da programma e corsa alla digitalizzazione. 

La scuola digitale sembra aver trovato nel coronavirus la sua occasione di realizzazione. Nel giro di poche ore dalle prime chiusure, e poi dalla serrata su territorio nazionale, le piattaforme digitali per una didattica a distanza sono brulicate, offrendosi come unica via per salvare la scuola e gli studenti in questo momento.

L’iperconnessione sembra essere l’unica strada da seguire in questa fase di ridisegnamento delle nostre vite, delle relazioni interpersonali, delle dinamiche professionali, economiche e scolastiche.

Alle tante ore che già bambini e ragazzi trascorrono davanti agli schermi, si aggiungono quelle di didattica a distanza e quelle trascorse a scaricare contenuti su contenuti come se questo servisse miracolosamente a rifornire il sapere interrotto. Molti docenti sembrano presi dall’ansia di inondare i ragazzi, anche piccoli, di compiti da svolgere per “non restare indietro”. Bambini e ragazzi attaccati ai mezzi digitali, come se questo non fosse già di per sé un problema, e genitori che devono scervellarsi a capire le procedure.

Non bastava seguire la strada che ciascuno di noi già segue? Registro elettronico, canali di condivisione di file (email, classroom ecc)? In una situazione anomala come questa, si può anche pensare di registrare videolezioni o spiegazioni come file da condividere e fornire agli studenti. No! Sembra non bastare. Servono le piattaforme, la videoconferenza, la videolezione, la videoscuola , “la scuola del futuro” con tanto d’appello e connessione multipla?



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Il rischio che dobbiamo scongiurare è che i ragazzi si impigriscano ancora di più, considerando il sapere come mero sovraccarico di contenuti, molti dei quali sarà impossibile scaricare per motivi tecnici, o di tempo, o semplicemente perché non ne avranno voglia, come spesso accade in tempi normali.

Altro rischio da scongiurare è che si arrivi a pensare che per fare scuola basti il digitale, e che quindi sia superabile il rapporto docente-allievo, in altri termini che la didattica vera, in presenza, possa essere in futuro soppiantata da quella a distanza, una volta convinto il popolo che questo sistema funziona.
Cosa che avviene velocissimamente, in un momento come quello che viviamo, caratterizzato da incertezza, vulnerabilità, paura, disorientamento, precarietà, angoscia, stravolgimento di tutte le linee, crollo di tutte le certezze, almeno di quelle poche rimaste.

Ultimo grande passo verso la realizzazione di una scuola azienda dove di umano resta ben poco! Ma la scuola non è un’azienda.

L’apprendimento non è riempire vasi, questo lo sappiamo da tempo, ma sembriamo averlo perso di vista.

 

Il rapporto docente-allievo non può e non potrà mai essere sostituito dalla videolezione. L’insegnamento-apprendimento è fatto di sguardi, incoraggiamenti, sorrisi, arrabbiature.

Adesso tutto si è fermato! Dobbiamo affrontare la realtà con i nostri ragazzi, e non far finta che tutto possa andare avanti, purché si rimanga iperconnessi su smartphone e pc.

Chiediamo ai ragazzi di leggere libri, di approfondire quanto svolto finora, di verbalizzare le emozioni di questo momento, chiediamo di inviarci i loro pensieri. Aiutiamoli a capire che la vita ci pone di fronte a delle prove che ci costringono a reinventarci, a mettere da parte delle cose che diamo per scontate. Non sovraccarichiamoli con contenuti digitali o con ore e ore di iperconnessione. Diamo loro il tempo di elaborare, di comprendere che nulla è scontato nella vita.

I genitori sono chiamati a riscoprire il loro ruolo, che è quello di passare più tempo coi figli, parlando con loro e, perché no, seguendoli nei compiti, per quanto possibile, soprattutto per i più piccoli.
Non si può pensare a un bimbo di primaria davanti a un pc o a uno smartphone per ore: è proprio quello che dobbiamo evitare!

Gli studenti più grandi possono trovare in questa vicenda l’occasione di crescere, di essere autonomi, anche nello studio.

Riscopriamo la lentezza, quella lentezza perduta a causa di quella velocità che ha infettato il nostro tempo, l’infanzia, la scuola. Non si recupererà questo tempo con qualche file in più.

In questo momento di emergenza inaspettata, i mezzi tecnologici possono esserci d’aiuto, ma per carità, smettiamo di credere che saranno questi a salvare la scuola e gli studenti!

Forse, chissà, da questa situazione nascerà qualcosa di buono. Forse l’arresto di tutto ci permetterà di restituire il giusto valore alle cose. Forse saranno gli stessi studenti a rendersi conto di quanto la didattica in presenza sia insostituibile e, magari, si ritroveranno a riscoprire il valore del docente.

E allora sarebbe quella la vera crescita, la vera rivoluzione. Ce lo auguriamo tutti!


di Mena Senatore
Docente e autrice di Bambini digitali.

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