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Babywearing e le pressioni esterne

Ecco alcune delle frasi che un genitore che Porta il proprio piccolo si sente dire dalle persone che lo circondano:

“Ma cos’hai lì sotto la giacca? Guarda che lo soffochi”

“Credevo avessi partorito invece hai ancora la pancia”

“Questo bambino è sempre in fascia, non lo possiamo mai vedere”

“Guarda che se lo abitui a stare sempre lì, poi prende il vizio”

“Anche tu che sei un papà ti leghi il bambino in fascia? Fai il mammo?”

“Sicuri che va legato così stretto? Secondo me è troppo costretto…”

“Ma riceve abbastanza stimoli? Perché non vede niente e sta sempre fermo in fascia”

“Sentilo come piange, vuol dire che non sta bene nella fascia, tiralo fuori subito”

Anche i perfetti sconosciuti si sentono autorizzati a dire la loro quando incontrano per strada il genitore che porta il proprio bambino.

Un pò di storia
Oggi, in Europa, il babywearing è considerato ancora una pratica “alternativa”, sebbene sia solo nel diciannovesimo secolo che nasce l’utilizzo della carrozzina per trasportare i bambini all’esterno e, fino al tardo Medioevo, trasportare i piccoli sul proprio corpo era una pratica diffusa.

La realtà quotidiana
Aggiungiamo a tutte queste pressioni esterne, il fatto che spesso il genitore sia stanco, stia vivendo la fatica della genitorialità e dell’accudimento, sia in arretrato di ore di sonno, sia nella piena messa in discussione delle proprie competenze genitoriali e spesso gli manchi la sicurezza legata al Portare. Non è mai stato Portato, non ha un’esperienza fisica della pratica, oppure spesso è insicuro sulla tecnica che ha usato, sulla posizione del bambino.

Le possibilità per una buona riuscita
Riuscire a Portare i propri cuccioli non è sempre semplice, il babywearing spesso non è immediato. Può aiutare allora essere accompagnati da una figura competenze sul Portare che possa trasmettere sicurezza e accompagni a superare dubbi e difficoltà.
L’elemento che sicuramente aiuta più di tutto è ricordare che siamo genitori competenti, che rispondiamo al bisogno di contatto del nostro bambino perché lo riconosciamo come bisogno primario, perché il nostro istinto ci dice che il nostro cucciolo sta bene vicino a noi, in braccio o nel supporto, ma vicino.

Poniamoci delle domande
Alle pressioni esterne invece capiamo come rispondere:
La persona che abbiamo davanti è veramente disponibile ad ascoltarci?
Vuole veramente conoscere le ragioni che ci portano a portare i nostri piccoli?
I nostri e suoi bisogni?
I benefici del babywearing?

Qualche possibile risposta
Chiediamoci quando vale la pena investire le nostre preziose energie in un confronto.
A volte scopriremo di avere davanti una persona che semplicemente non conosceva questa possibilità e dimostrerà  sana curiosità.
Altre volte è più fruttuoso rimanere ad ascoltare come il nostro corpo si incastri perfettamente a quello del nostro cucciolo, sentire il suo profumo, il suo corpicino caldo e ringraziare noi stessi di esserci donati questa possibilità, nonostante le fatiche che comporta e alle chiacchiere inopportune… insomma, fare spallucce

Buon portare a tutti!

di Margherita Chiappini
Formatrice e istruttrice Portare i Piccoli®️, educatrice socio-pedagogica.

 

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