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Il tatto nei bambini favorisce la nascita del sé
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Per i bambini piccoli, il tatto è il senso primario su cui basarsi per avere informazioni sull’ambiente e per favorire la nascita del sè, attraverso una modalità di conoscenza ed esplorazione diretta.

Alla nascita gli altri sensi sono poco sviluppati e apportano una quantità minima di informazioni utili; per questo motivo il neonato sfrutta moltissimo il contatto delle labbra e quello generale del corpo, oltre alla percezione cinestetica, per esplorare ed entrare in relazione. Il senso del tatto è ritenuto così importante perché si sviluppa molto precocemente nel feto, in un periodo tra la sesta la nona settimana di gestazione, e pare che sia proprio questo senso ad accompagnarci per tutta la vita, subendo meno dell’udito e della vista il deterioramento dovuto all’età.

Il tatto è il primo senso a svilupparsi nell’utero materno ed è l’ultimo a lasciarci prima della morte. V. McClure

Le scoperte e l’esplorazione del mondo dei piccoli, nei primi mesi di vita, passano proprio per questo canale, imprimendosi nei loro corpi e sulla loro pelle, andando a formare le basi della percezione di sé e dello schema corporeo, oltre che della propria emotività e, in definitiva, della personalità. Per questi motivi è molto importante che i bimbi vengano toccati e accuditi con amore, ma anche che possano toccare in libertà e sicurezza, manipolando diversi materiali, sporcandosi, muovendo gli oggetti e muovendosi nello spazio appena ne saranno in grado.

Attraverso l’esplorazione del corpo della madre, il bambino inizia a sperimentare i propri confini, acquisendo di conseguenza la consapevolezza del proprio corpo o comunque una sua prima bozza. La percezione che abbiamo del nostro corpo è collegata alle prime esperienze infantili e la mamma e il papà giocano un importante ruolo nella costruzione della percezione di sé proprio consentendo, stimolando o inibendo l’esplorazione tattile del piccolo.

Pensate al piccolo che afferra il seno con le labbra e con le manine: assaggiando, succhiando, tirando la pelle della mamma, il bambino ha tutto il mondo tra le mani e costruisce giorno dopo giorno il primo rapporto oggettivo, imparando progressivamente fino a dove arrivano i confini del suo corpo e dove inizia l’esterno.

Nonostante sia così importante per la scoperta e l’esplorazione del mondo, dell’ambiente, dell’altro, e, in definitiva, di sé, oltre che per imparare a percepire l’amore delle persone che ci circondano, questo senso viene via via messo in secondo piano durante la crescita, per lasciare spazio all’udito e soprattutto alla vista.

Quando il bambino conquista la padronanza del tatto e, attraverso esso, del proprio corpo, la prospettiva si ribalta e la vista diventa il senso preminente per esplorare e comprendere la realtà. Non sottovalutiamo che anche la vista ha una qualità tattile, che si esprime nell’atto di “toccare con gli occhi”: guardare a lungo e languidamente una persona è un chiaro messaggio dello stabilirsi di un contatto, esattamente come evitare di fissare un estraneo o distogliere lo sguardo sono segni di interruzione del contatto stesso.

Ma allora come mai il tatto passa in secondo piano nelle nostre vite quando cresciamo, rimanendo relegato solo nella sfera privata? Cercheremo di capirlo insieme nel prossimo articolo.

Nel frattempo, buon massaggio a tutti!

Nicoletta Bressan

L’indipendenza di un bambino
deve passare attraverso la libertà.
La libertà di sporcarsi, la libertà di cadere,
di sbagliare, di muoversi, di inciampare.
L’indipendenza di un bambino
deve passare attraverso la libertà
di poter fare da solo

E. Rossini, E. Urso

Fonti:
McClure V. (2000), Massaggio al bambino, messaggio d’amore, Bonomi Editore, Pavia
Montagu A., (2011), Il linguaggio della pelle. Il senso del tatto nello sviluppo fisico e comportamentale del bambino, Verdechiaro Edizioni, Reggio Emilia
Munari A. (1994), Il percorso della conoscenza, Animazione Sociale n.6/7
Rossini E., Urso E. (2015), I bambini devono essere felici. Non farci felici., Gruppo EdiCart, Legnano

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