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Montessori e l’educazione cosmica in natura

Il bambino che cresce a contatto con la natura sviluppa maggiormente la capacità di percepire gli effetti di ciò che lo circonda e instaura una sorta di moralità verso l’ambiente prendendosene cura.
In un contesto come il nostro, però, sempre meno ricco di spazi verdi e caratterizzato da ritmi frenetici e ansie nei confronti dell’infanzia, cosa si può fare per favorire quella che Maria Montessori definiva “educazione cosmica”?
Ne parliamo con Fiorella Bonsi, maestra di Casa dei Bambini, educatrice Montessori specializzata per la fascia 0-3 e e Outdoor Education, con formazione in Educazione e psicologia prenatale.

Il bambino e l’ambiente

«Solo i poeti sentono il fascino di un fino rivoletto di acqua sorgiva tra i macigni, come lo sente il piccolo bambino, che si entusiasma e ride, e vuol fermarsi a toccarlo con la mano come per accarezzarlo. Nessuno che io sappia, fuori di san Francesco, ha ammirato l’insetto modesto o il profumo di un’erbicciuola senza attrattive, come uno di questi piccolini».
La scoperta del bambino, Maria Montessori

Richard Louv, autore del libro Last Child in the Woods, parafrasando quello che Maria Montessori definiva il “diritto di vivere naturalmente del bambino”, afferma che lo stare in natura è un diritto primario del bambino, equiparabile a quello del nutrimento o del sonno. Il bambino e l’ambiente sono infatti uniti da un legame caratterizzato dalla semplicità, dall’unicità, dalla lentezza, dalla scoperta, dal rischio, dal bisogno primordiale di stare in natura e dal rispetto per essa.
In un contesto come il nostro, spesso caratterizzato da una marcata iperprotezione e paura da parte dell’adulto nei confronti del bambino, da un’eccessiva programmazione della giornata e delle esperienze che rischia di allontanare il piccolo dalla possibilità di giocare e vivere liberamente gli spazi, da ritmi sempre più accelerati e poco rispettosi dei tempi dell’infanzia e di quelli naturali, diventa chiaro quanto prezioso e urgente sia un intervento educativo che tenga conto del rapporto diretto del corpo con l’ambiente circostante proprio per evitare che questo venga inibito e per limitare i cosiddetti “deficit di natura” o quei malesseri definiti “vere malattie dello spirito”.

Un’educazione nella, con e per la natura

È fondamentale considerare e partire dai bisogni “sempreverdi” dei bambini, veri protagonisti attivi del proprio apprendimento, per poter ideare, strutturare, proporre e offrire loro un cammino educativo. Essere rivoluzionari oggi significa avere il coraggio di staccarsi da un modello composto da una molteplicità di stimoli artificiali e artificiosi, avere il coraggio di dare fiducia ai bambini e alle loro risorse, sin dalla nascita.
Serve allora non tornare alla natura, perché la natura siamo noi, ma riuscire a far rifiorire l’attrazione e l’amore innato verso di essa, quella sensazione che Erich Fromm definisce “biofilia”: riconnettersi cioè alla natura attraverso un apprendimento esperienziale coinvolgendo il bambino sin dai primi anni di vita in cui è particolarmente sensibile al mondo circostante. Ciò può avvenire attraverso un’educazione che abbia come primo compito quello di fornire un ambiente che permette al bambino di sviluppare le funzioni dategli dalla natura. Un’educazione che non si acquisisce a parole, ma attraverso l’esperienza diretta. Dunque un’educazione che pone il bambino al centro e che qui ho definito essere nella, con e per la natura.

Educazione nella natura

Nella natura il bambino può apprendere, dal momento che l’apprendimento passa anche dal movimento. Le pratiche del camminare e del coltivare la terra, permettono al bambino di rallentare, di imparare la bellezza dell’attesa e di conoscere i ritmi del mondo.
L’attività fisica e sensoriale contribuisce alla formazione della percezione interiore di sé e alla percezione del mondo esterno e all’elevazione spirituale.
Il bambino può esplorare liberamente spazi e materiali e ridare loro un significato, essendo questa la premessa funzionale di attivazione di processi creativi, immaginativi e di gioco simbolico. Può sperimentare le proprie risorse, affrontare dei rischi e conoscere i propri limiti, vivendo questi come possibilità di crescita e imparando così a convivere con il “signor Errore”, visto non come stigma ma come opportunità di miglioramento.
Grazie a un atteggiamento di fiducia nelle potenzialità del bambino, gli viene offerta la possibilità rafforzare la propria autostima, superando gli ostacoli in autonomia.

Educazione con la natura

La natura è percepita non solo come contesto ma come partner del bambino, in un rapporto di contaminazione e appartenenza. L’esperienza è sempre contaminazione, lo stare con la natura è permetterci di conservarne traccia, di sporcarci con essa e di custodirne il ricordo.

Educazione per la natura

La definizione rimanda alla visione cosmica di Maria Montessori che si ritrova anche nei progetti educativi in natura in cui si parla di educazione emozionale.
L’educazione cosmica vuole suscitare interesse nel bambino per l’ambiente, la consapevolezza di essere “solo” una piccola parte di un sistema in cui tutti gli esseri viventi sono interdipendenti e connessi e verso cui ognuno ha una grande responsabilità, con uno sguardo al presente e alle generazioni future.
Questa consapevolezza può avvenire se l’adulto propone una comunicazione empatica e non violenta, offre un ascolto attivo e un linguaggio che sostengono il bambino nella ricerca di soluzioni che si traducono poi nella gestione dei rapporti interpersonali e quindi dei conflitti, risolti secondo natura.
L’educazione cosmica non vuole essere un’ecologia depressiva che mostra al bambino solo i disastri avvenuti per mano umana, ma è di stampo positivo poiché coltiva un senso di meraviglia, è un’educazione al sentimento della cura e all’accoglienza, che eleva il bambino a guardiano della natura e vero maestro per la costruzione di un mondo nuovo.

Suggerimenti pratici

Ogni giorno può essere prezioso per coltivare l’amore verso la natura con i nostri bambini e le nostre bambine. Ecco alcune attività che potete sperimentare.

  • Camminare all’aria aperta, rispettando i ritmi dei più piccoli e il loro desiderio di fermarsi a osservare una lumaca, una fila di formiche laboriose, un ragnetto o di raccogliere i doni della terra. Portate un cestino o un sacchetto in cui custodire i regali della natura in ogni stagione: in autunno potete raccogliere foglie di ogni forma e colore, ghiande, castagne, rametti, ma con parsimonia. Una valida indicazione, infatti, è quella di raccogliere un numero limitato di elementi naturali, spiegando che siamo ospiti sulla Terra e stimolando un pensiero per gli altri animali che hanno bisogno di nutrirsi e di sopravvivere. Sarà anche un’occasione per raccontare, per esempio, degli animali che si preparano al letargo, di come costruiranno le loro tane e di cosa si ciberanno.
  • Prendersi cura di una piantina è un modo per osservare il ciclo della vita: la nascita, la crescita, la fioritura e la morte e la sua trasformazione. Prendersene cura ricordando di innaffiarla, trovarle una posizione luminosa, pulirle le foglie sono tutti gesti d’amore che i bambini e le bambine fanno con una grande attenzione e serietà.
    Potete anche coinvolgerli nella coltivazione di un orto, se ne avete la possibilità, sarà un’esperienza preziosa per tutta la famiglia. Preparare la terra, conoscere i suoi abitanti, piantare tuberi, piante, piante officinali permette di fare esperienza dell’origine di ciò che ci troviamo nel piatto ogni giorno, che ogni verdura ha una sua stagionalità e che ci sono fiori che possono attirare api e farfalle.
  • Uscire anche nei giorni di pioggia perché, come ci insegna Baden Powel, fondatore del movimento Scout, “Non esiste buono o cattivo tempo, ma esiste buono e cattivo equipaggiamento”. Un paio di stivali da pioggia e un impermeabile vi permetteranno di godervi la magnifica esperienza di raccogliere l’acqua piovana con le vostre mani o con dei secchielli, di sentirne il suono su di voi, di saltare nelle pozzanghere.

A noi adulti spetta il compito di donare luce al seme che ogni bambino ha dentro di sé ancora prima di nascere, coltivare in lui la speranza, la cura, la bellezza e il desiderio di contemplazione e il senso di meraviglia perché, cito ancora Maria Montessori, «il bambino che ha sentito fortemente l’amore verso l’ambiente e gli esseri viventi, che ha trovato gioia ed entusiasmo nel lavoro, ci fa sperare che l’umanità possa svilupparsi in un senso nuovo».


di Fiorella Bonsi
Maestra di Casa dei Bambini, educatrice Montessori specializzata per la fascia 0-3 e e Outdoor Education, con formazione in Educazione e psicologia prenatale.

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