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Allattamento al seno: una scelta green per l’ambiente

Allattare i nostri bambini non è semplicemente una scelta naturale e utile a garantire al piccolo tutti i nutrimenti di cui ha bisogno, ma ha anche delle ricadute positive sul nostro pianeta.
In termini di impatto ambientale, l’allattamento al seno è sempre preferibile a quello basato sul latte in polvere.

Fare la differenza

Buone notizie per l’umanità: gesti semplici come allattare i nostri bambini e continuare poi ad alimentarli con cibi freschi di provenienza locale possono bastare a fare una grande differenza nella salvaguardia del nostro ambiente e nel contrastare il riscaldamento globale.
Il problema è che finora gli sforzi dei moltissimi “avvocati dell’allattamento” — siano essi governi e istituzioni, scienziati, operatori sanitari, personale volontario — sono stati in parte vanificati da investimenti colossali (molto superiori in termini di potere economico e di lobby) delle industrie del baby-food, che in modo massiccio e spesso insidioso promuovono in tutto il mondo un’alimentazione infantile basata su latti artificiali e prodotti industriali sempre più manipolati. Oggi, a fronte di problemi ambientali crescenti, che si stanno trasformando a ritmo sempre più incalzante in vere e proprie emergenze globali, diventa imperativo che tutti comprendano quanto l’alimentazione artificiale dei lattanti sia dannosa non solo per la salute di mamme e bambini ma anche per quella del pianeta, e che in quanto società si riesca a invertire la rotta.

Cos’è la Settimana Mondiale dell’Allattamento

È il messaggio che ci arriva dalla SAM 2020 che con il tema “L’allattamento si prende cura del pianeta” mette l’accento proprio sul valore ecologico dell’allattamento al seno e dell’alimentazione complementare con cibi di famiglia, evidenziando l’urgenza di azioni volte a consolidare, diffondere e radicare questa pratica così salutare per tutti.
È ormai da 28 anni nel mondo, e da 23 in Italia, che ogni anno, in agosto in alcuni paesi e in ottobre in altri (fra cui il nostro), si celebra la Settimana Mondiale dell’Allattamento (SAM). Ideata e promossa dalla WABA (World Alliance for Breastfeeding Action ovvero Alleanza Mondiale per le azioni a favore dell’allattamento), la SAM coinvolge migliaia di gruppi locali attivandoli su un tema che cambia ogni anno, e che unisce moltissime persone nella promozione di questa pratica di importanza universale.
La SAM rappresenta quindi una preziosa e consolidata occasione per chiunque, a titolo volontario o professionale, si occupi di tutela, promozione e sostegno all’allattamento e per tutte le madri e le famiglie con bimbi piccoli. Un’occasione di connessione, ricarica, approfondimento delle conoscenze e delle competenze, di rafforzamento e attivazione delle iniziative che rendono questa settimana speciale in tutto il mondo.
L’aspetto ecologico dell’allattamento non è nuovo per la SAM; già nel 1997 la prima edizione italiana aveva infatti come titolo: “Allattamento, alimentazione secondo natura” e ancora nel 2016 abbiamo avuto “Allattamento, chiave per uno sviluppo sostenibile”.

Perché è importante allattare al seno

È ormai ampiamente documentato quanto la diffusione dell’alimentazione artificiale per i lattanti sia collegata, a livello epidemiologico, a maggiori tassi di malattie, a breve e lungo termine, per i bambini e anche per le madri.
Ne ha trattato approfonditamente la rivista Lancet nel 2016, con una serie di articoli a tema in cui sono presentate non solo le implicazioni e i tassi globali di allattamento e alimentazione artificiale, ma vengono esaminati anche gli ostacoli alla diffusione dell’allattamento e quali politiche sarebbero invece necessarie affinché torni a essere il modo normale e più diffuso di alimentazione dei lattanti.
Scopriamo così che maggiori investimenti a favore dell’allattamento potrebbero aggiungere 300 miliardi di dollari all’economia globale e salvare la vita di circa 820.000 bambini ogni anno. Inoltre, il mancato allattamento aumenta il rischio di insorgenza del cancro al seno nella madre, provocando per questo ogni anno almeno 20.000 decessi che potrebbero quindi essere evitabili.

Diventare consumatori più consapevoli

È ormai chiaro che, oltre a essere dispendiosa per le famiglie, l’alimentazione artificiale provoca maggiori costi anche per i sistemi sanitari ed economici dei paesi, e sappiamo che ha un impatto molto pesante anche dal punto di vista ecologico. Anche se quest’ultimo aspetto non è quello a cui pensano i genitori quando si trovano a fare delle scelte per l’alimentazione dei loro bambini piccoli, tuttavia dovrebbe esserlo per chi prende decisioni in tema di salute materno-infantile, e più in generale per chiunque abbia a cuore i temi della sostenibilità legati agli stili di vita e all’alimentazione.

Via via che i consumatori diventano sempre più consapevoli, diventa più facile incidere sulle politiche, e questo è vero anche a livello ambientale. Ne è un piccolo esempio, in Italia, la grande riduzione dell’uso dell’olio di palma nei prodotti industriali di uso comune, provocata proprio da campagne di informazione e pressione da parte dei consumatori (per inciso, l’olio di palma viene ancora correntemente usato nella produzione di latti formulati per l’infanzia, con tutte le conseguenze per l’ambiente e per la salute dei bambini).

I benefici dell’allattamento

A fronte di problemi ambientali che con grande rapidità si stanno trasformando in vere e proprie emergenze, diventa sempre più importante una rivoluzione nei nostri stili di vita, a cominciare dai sistemi alimentari, e quindi proprio dal ricorso sconsiderato e massivo ai latti formulati e ai prodotti industriali per i bambini. Ce lo ricordano gli scienziati, e ce lo impongono tragiche minacce che si stanno già concretizzando in molte parti del nostro pianeta, sfide che dobbiamo già affrontare insieme per garantire un futuro alla nostra madre Terra e ai suoi abitanti, siano essi umani, animali o vegetali.

Ma vediamo di accennare ad alcuni aspetti relativi all’importanza dell’allattamento per la salute del pianeta: la mamma che allatta ha bisogno di sole 550 calorie circa in più rispetto al suo fabbisogno abituale, e di bere qualche bicchiere di acqua in più.
Il latte materno è sempre pronto, alla giusta temperatura, non richiede accessori per la sua preparazione né per la somministrazione e non produce scorie. Mentre sfama e disseta il suo bambino, la mamma gli passa anche anticorpi e altre sostanze utili per il suo sistema immunitario, mentre contemporaneamente protegge la propria salute, e tutto con zero inquinamento!

Al contrario, l’alimentazione artificiale è un vero disastro per l’ambiente…

L’impatto ambientale del latte artificiale

Il latte artificiale necessita di numerosi ingredienti che spesso attraversano vari paesi prima di arrivare agli impianti industriali di produzione. Durante il processo di produzione, si impiega molta energia e vengono prodotte emissioni di CO2 e rifiuti.
Il latte in polvere deve essere addizionato ad altre sostanze chimiche, miscelato, confezionato e poi inviato alle reti di distribuzione. Per somministrare la formula, sono necessari biberon, sterilizzatori e accessori vari, e se vi sono avanzi, devono essere buttati.
Provate a contare le confezioni di latte in polvere che un bambino consumerà nel suo primo anno di vita con i biberon, le tettarelle ecc.
Ma cosa succede se questi bambini sono milioni in tutto il mondo? E se i genitori usano acqua in bottiglie di plastica per ricostituire il latte?
Nella maggior parte dei paesi del mondo, questa plastica non viene riciclata e finisce in discarica, negli inceneritori, o peggio nei fiumi e nei mari. La plastica rilascia poi sostanze chimiche come interferenti endocrini che poi ritornano all’uomo attraverso la catena alimentare.
Anche la pratica di usare cibi e bevande industriali per l’infanzia, fra cui i latti di crescita, è altamente inquinante, oltre che inutile e potenzialmente dannosa dal punto di vista nutrizionale in quanto abitua i bambini a cibi ultra-processati.

Rischio crisi idrica

Mentre la FAO richiama l’attenzione di tutti gli stati sulla gravità della crisi idrica mondiale, con consumi di acqua cresciuti negli ultimi anni a ritmi più che doppi rispetto alla crescita della popolazione, continuiamo a perseguire sistemi alimentari ad altissimo consumo di acqua, e a inquinare le falde acquifere con sostanze chimiche derivanti dalle pratiche agricole (residui di pesticidi e concimi chimici) e dagli allevamenti intensivi.
L’acqua serve per abbeverare le vacche, per la produzione dei mangimi necessari a sfamarle, per tenere puliti gli allevamenti e i mezzi necessari alla mungitura e al trasporto del latte, fino agli impianti di produzione del latte in polvere, che vanno disinfettati e puliti per evitare contaminazioni.

Forse non tutti sanno che per produrre un solo chilogrammo di latte in polvere, sono necessari circa 4.700 litri di acqua (fonte: Lancet Breastfeeding Series 2016, Why invest in Breastfeeding) e questo non include le altre sostanze che vengono aggiunte alla formula per lattanti e tutta l’acqua di cui avranno bisogno i genitori per la preparazione del biberon e la sua pulizia!

Una responsabilità comune

Oltre a consumare milioni di litri di acqua, gli allevamenti intensivi di vacche — necessari per la produzione di latte in polvere — richiedono enormi quantità di mangimi, contribuendo così alla deforestazione e alla sostituzione di ambienti naturali con colture intensive altamente inquinanti, come quelle di soia OGM o palma da olio.
Spesso le foreste vengono incendiate per far posto agli allevamenti o alle piantagioni, pratica purtroppo sempre più intensa in Amazzonia e nel sud est asiatico, con enormi emissioni di CO2 e perdita di foreste e habitat per animali ed esseri umani.
Negli allevamenti, anche le deiezioni dei bovini diventano un grave problema che, lungi dal trovare una soluzione, aggrava sempre di più la crisi ambientale sia perché i liquami finiscono per inquinare suoli, fiumi e poi anche mari, sia per i gas serra, in quanto gli allevamenti intensivi rilasciano enormi quantità di metano (un gas serra 30 volte più potente della stessa CO2).

Per tutti questi motivi, diventa sempre più importante diffondere la consapevolezza di quanto un reale sostegno all’allattamento e una vera politica di protezione dalle scorrette pratiche di marketing dei latti formulati e dei cibi industriali per bambini potrebbero fare in termini di riduzione dei problemi ecologici.
Senza contare che, ogni volta che una mamma porta al seno il suo bambino per allattarlo, o dedica tempo ed energie per cucinare cibi locali, prevalentemente vegetali integri per sé e per la propria famiglia, si dovrebbe sentire gratificata per la sua azione concreta a favore della salute sua, dei propri cari e del pianeta, e si dovrebbe sentire parte di un gruppo molto grande di altre madri che in ogni parte del mondo stanno facendo la stessa cosa.
Mangiare verde” (o “green”) vuol dire scegliere cibi sani, locali e sostenibili, la cui produzione non danneggi l’ambiente, e tutto questo ha inizio proprio dall’allattamento.

«Il latte umano non viene scremato, processato, pastorizzato, omogenizzato, confezionato, immagazzinato, trasportato, riconfezionato, liofilizzato, ricostituito, sterilizzato o sprecato. Cosa ancora più importante per molte persone oggigiorno, non è geneticamente modificato. Non richiede carburante per essere scaldato, non richiede refrigerazione, ed è sempre pronto per essere assunto alla temperatura giusta. In breve, è il cibo più amico dell’ambiente che esista».
Francis e Mulford, Formula for Disaster – Come il latte artificiale inquina il mondo, IBFAN, 2000.

L’allattamento si prende cura del pianeta, noi prendiamoci cura dell’allattamento.


di Paola Negri
Autrice, educatrice perinatale MIPA e consulente professionale in allattamento IBCLC.

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