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Accudimento ad alto contatto e pianto dei bambini
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Qualche decina di anni fa, alcuni ricercatori hanno avuto modo di studiare le abitudini di accudimento ad alto contatto dei boscimani dell’Africa che vivevano nel deserto del Kalahari. I risultati di queste osservazioni sono decisamente interessanti.

Si dice infatti che i bimbi dei boscimani non piangano mai. In realtà non è esattamente così. Quello che si è visto è che questi bimbi piangono di rado e quando lo fanno si calmano molto rapidamente. Lo sfogo medio non dura più di dieci secondi e più del 90% dei pianti si conclude in meno di un minuto (1). Notevole, vero?

Ma come mai questi piccolini piangono così poco? Le mamme li tengono in braccio praticamente 24 ore su 24 portandoli con strisce di cuoio e dormendo accanto a loro, li allattano moltissime volte al giorno (e con moltissime si intende non 7-8, ma decine di volte), rispondono al loro pianto entro 10 secondi.

Questa vicinanza mamma-bambino fa sì che il bimbo abbia ben pochi motivi per piangere e permette alla mamma di intervenire e calmare il pianto sul nascere.
Quindi, niente di strano se i piccoli Kung non piangono praticamente mai, per loro l’adattamento alla vita extrauterina è più semplice. Hanno più tempo per abituarsi pian piano al mondo e alle sensazioni fisiche del tutto nuove (fame, sete, caldo, freddo, ecc.) sperimentate dopo la nascita. Le abitudini di accudimento di queste mamme garantiscono loro le condizioni più vicine alla loro vita nel pancione.
Una necessità per il neonato che alla nascita è ancora “immaturo”, come ben scrive il pediatra americano Harvey Karp: “Quando nascono, sono ancora dei feti e, per i tre mesi successivi, non desiderano altro che essere tenuti in braccio e coccolati, e sentirsi come se stessero ancora nella pancia della mamma”.

Il suggerimento di questo esperto che ha approfondito il concetto di quarto trimestre considerato come un “prolugamento-completamento” della gravidanza, è quello di trattare i bimbi come piccoli canguri: “I canguri ‘sanno’ che i loro piccoli hanno bisogno di qualche altro mese di calore e protezione, prima di essere pronti a saltare per il mondo, così li accolgono nel marsupio nel momento stesso in cui nascono”.
Un po’ come facevano le mamme Kung e come tuttora avviene in altri Paesi del mondo.
Perchè ne parliamo? Perchè è interessante conoscere le usanze di altre culture certo. Ma anche perchè quando la zia, la vicina di casa, il passante ci diranno “Se lo tieni tanto in braccio poi lo vizi e/o ritardi la sua autonomia”, potremo pensare ai cacciatori boscimani del Kalahari e chiederci se tutto quello stare in braccio li ha fatti crescere così inetti e mammoni…

Giorgia Cozza

1. Karp H., Magico sonno, Carocci, 2003

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