• 0 Elementi - 0,00
    • Il carrello è vuoto.
breastsleeping

Il breastsleeping, cioè allattare il proprio bambino fino a quando non si addormenta, è una scelta comune a molte madri che tentano in questo modo di tranquillizzare il piccolo.
In questo articolo tradotto dal blog Raised good, vediamo se si tratta di una cattiva abitudine o, al contrario, quali e quanti benefici apporta.

Una cattiva abitudine?

Racconta una mamma:
«Mio figlio scalcia via le coperte e si risveglia di soprassalto: sono le due di notte e sta avendo un incubo. Richiama la mia attenzione, così io lo allatto e lui può rilassarsi e tornare a dormire. Tenendolo tra le braccia, ripenso ai primi giorni di maternità, quando mi mettevo sulle ginocchia il cuscino per l’allattamento e restavo incantata da quella creatura appena nata che così velocemente mi era entrata nel cuore.
Eppure ricordo anche di essermi sentita dire che mi stavo tirando la zappa sui piedi se sceglievo il breastsleeping, allattando mio figlio fino a farlo addormentare. Si consigliava la routine fondata sull’alternanza di momenti dedicati al cibo, altri al sonno e altri al gioco; gli esperti citavano le più diverse griglie temporali sostenendo che durante la notte i bambini non avrebbero dovuto aver il bisogno di mangiare. Restavo sveglia a cercare su Internet informazioni tipo “Allattare mio figlio finché non si addormenta è diseducativo?”. Dubitavo di me stessa e del mio istinto».

Il breastsleeping: un momento di pace

«Ma la mia esperienza con il breastsleeping, allattando e cullando mio figlio fino a farlo addormentare, è sempre stata tutt’altro che una cattiva abitudine, sia quando era ancora un neonato, sia quando è cresciuto: allattarlo nelle ore notturne è stato un passaggio naturale tra l’energia delle nostre giornate e la quiete del nostro riposo. Il breastsleeping rende le nostre notti pacifiche e mi concede qualche istante per riprendere fiato dopo una giornata particolarmente impegnativa. Non rinuncerei mai a questo momento con mio figlio».
L’allattamento al seno e il sonno sono collegati indissolubilmente.
Come affermano James J. McKenna e il team dei esperti dell’Università di Notre Dame interessati a studiare il comportamento madre-figlio in relazione al sonno, siamo “programmati” per allattare i nostri figli fino a farli addormentare. Lo dimostra la scienza.

L’allattamento notturno: una fonte di melatonina

Il ritmo circadiano è un ciclo di quasi 24 ore che fa sì che il periodo di veglia avvenga durante il giorno e quello di sonno durante le ore notturne. L’alternanza sonno-veglia è controllata da un numero variegato di ormoni, tra cui la melatonina, secreta dalla ghiandola pineale: al calar del sole i livelli di melatonina salgono e ci sentiamo assonati.
Nei neonati però questa parte del cervello non è ancora del tutto sviluppata, per cui prima delle otto settimane d’età il riposo dei piccoli non è determinato da alcun ciclo circadiano. Ulteriori studi indicano che l’alternanza sonno-veglia non si stabilizza completamente fino ai quattro mesi di età, quindi i neonati non riescono a distinguere il giorno dalla notte.
Tuttavia, la natura ci ha donato la possibilità di sincronizzare il ritmo circadiano della mamma e quello del suo bambino. Il latte materno prodotto durante le ore notturne, infatti, è ricco di melatonina: per questo dopo essere stati allattati i bambini dormono così serenamente.

I benefici dell’allattamento notturno e del breastsleeping

L’allattamento al seno notturno è ricco di altri induttori del sonno e stimolatori del cervello, in aggiunta alla melatonina.
Come nota Darcis Narvaerz, ricercatrice all’Università di Notre Dame, l’allattamento serale contiene più triptofano, un amminoacido che non soltanto induce il sonno, ma è anche precursore della serotonina, l’ormone del buonumore.
Durante l’allattamento notturno aumentano anche i livelli di prolattina, l’ormone che aiuta a regolare e mantenere la disponibilità del latte, per cui è possibile che i neonati siano più felici di essere allattati nelle ore notturne perché c’è più disponibilità di latte.

Il breastsleeping: un aiuto per prevenire le coliche

Le coliche neonatali colpiscono i bambini tra le due settimane e i quattro mesi di vita e si manifestano come episodi di pianto, spesso nelle ore serali.
La loro causa può essere anche legata all’alternanza fra melatonina e serotonina, che tendono a bilanciarsi a vicenda all’interno del corpo: di sera, i livelli di serotonina si alzano, causando contrazioni intestinali.
Negli adulti, questo fenomeno è contrastato dalla melatonina, che fa rilassare il muscolo liscio del tratto gastrointestinale. Nei neonati, invece, questo bilanciamento non può avvenire, perché prima dei tre mesi di vita la melatonina non viene prodotta.
Per questo è tanto importante il breastsleeping: il latte materno è per il bambino una preziosa fonte esterna di melatonina, necessaria per armonizzare la fisiologia del neonato e proteggerlo dalle coliche.

Una protezione contro la morte in culla

Numerosi studi hanno inoltre dimostrato che l’allattamento al seno protegge contro la SIDS (Sudden Infant Death Syndrome): la ragione potrebbe essere che i risvegli notturni, più frequenti nei bambini che sono abituati al breastsleeping, mantengono i neonati in fasi più leggere e più sicure del sonno.
Il Consiglio Nazionale della Salute e della Ricerca Medica in Australia riferisce che l’allattamento notturno potrebbe ridurre del 44% il rischio di morte in culla.

[postx_template id=”65665″]

La scelta resta della mamma

Nessuna madre dovrebbe mai sentirsi in dovere di giustificare le proprie scelte genitoriali: così come non si deve giudicare chi non ha la possibilità o la volontà di allattare nelle ore notturne, così si deve rispettare chi invece sceglie il breastsleeping. Ogni mamma ha il diritto di decidere come gestire il proprio corpo.
I bambini sono programmati per ricercare il contatto con i genitori soprattutto nelle ore notturne, per cui se una madre decide di allattare di notte dovrebbe andare fiera della propria scelta, fidandosi del proprio istinto e del proprio cuore.


Leggi l’articolo originale: What happens when your baby breastfeeds to sleep

Traduzione di Alessia Fattori
Revisione di Beatrice Toscano e Francesca Pamina Ros


Bibliografia

S. R. Antonini, S. M. Jorge, A. C. Moreira, The emergence of salivary cortisol circadian rhythm and its relationship to sleep activity in preterm infants, Clinical Endocrinology, 52(4), 2000, pp. 423–6.

M. Mirmiran, Y. G. Maas, R. L. Ariagno, Development of fetal and neonatal sleep and circadian rhythms, Sleep Med Rev., 7(4), 2003, pp. 321-34.

K. McGraw, R. Hoffmann, C. Harker, J. H. Herman, The development of circadian rhythms in a human infant, Sleep, 22(3), 1999, pp. 303–10.

SA Rivkees, Developing circadian rhythmicity in infants. Pediatrics. 112(2), 2003, pp. 373-81.

D. Narvaez, Psychology Today. Normal Infant Sleep: Night Nursing’s Importance, 2013.

J. Riordan, K. Wambach, Breastfeeding and Human Lactation, 4th ed. Jones and Bartlett, 2010, p. 89.

A. Cohen Engler, A. Hadash, N. Shehadeh, G. Pillar, Breastfeeding may improve nocturnal sleep and reduce infantile colic: potential role of breast milk melatonin, Eur J Pediatr, 171(4), 2012, pp. 729-32.

L. Weissbluth, M. Weissbluth, Infant colic: The effect of serotonin and melatonin circadian rhythms on the intestinal smooth muscle, Medical Hypotheses Volume 39, Issue 2, 1992, pp. 164-167.

National Health and Medical Research Council, Infant feeding guidelines. Information for health workers, sourced March 7th 2019.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Accetto i Termini e Condizioni e la Privacy Policy

×
Registrati alla newsletter