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Se il bambino non dorme è perché non si stanca abbastanza?

Il bisogno di movimento del bambino inizia già durante la vita fetale: il feto, infatti, inizia a muoversi da subito ed è possibile apprezzare i primi movimenti di estensione, flessione, rotazione e avviluppamento. Questi movimenti, spiega Bernard Aucouturier, pedagogista e psicomotricista, si ritroveranno in tracce nel cervello e si alterneranno in tensioni e distensioni, momenti di riposo e momenti di attività.
Silvana Parisi, puericultrice, psicomotricista e sleep consultant certificata, spiega perché sempre più frequentemente i cosiddetti “disturbi del sonno” del bambino sono collegati alla mancanza o all’insufficienza di movimento corporeo spontaneo, quindi come favorirlo e attraverso quali strumenti, se necessari.

Il movimento: una “pulsione vitale”

La pulsione è una forza, una spinta biologica che agisce in permanenza, la sua sorgente è corporea e rappresenta uno stato di eccitazione (come la fame o la sete) che orienta l’organismo verso un oggetto grazie al quale la richiesta può essere placata, attraverso cioè la soddisfazione di un bisogno.
La pulsione motoria, in particolare, rappresenta il modo elettivo di dirsi, di esprimersi del bambino già dalla vita fetale, e questa possibilità di stare al mondo deve essergli consentita da subito affinché possa comunicare il suo essere al mondo circostante.
Grazie al contatto costante con la mamma il bambino prende coscienza della sua esistenza e attraverso il rispecchiamento scopre di esistere. Sopravvive, quindi, innanzitutto grazie a lei, alla figura di riferimento, e ne è dipendente. Attraverso le cure continue, le interazioni precoci e un aggiustamento reciproco di questi scambi, le pulsioni si umanizzano, dando inizio così all’avventura psicologica del bambino.
È un processo lungo e laborioso che sfocia con il tempo nell’identificazione del sé.
Si potrebbe però obiettare che il neonato (o il bambino piccolo) non necessita solo di contatto corporeo. Il rispetto profondo delle pulsionalità e del bisogno di movimento dovrebbero, infatti, figurare tra le attività principali nella routine quotidiana del bambino.
Il portare in fascia, per esempio, rappresenta un pratica utile e comoda laddove però non vincoli e ostacoli lo sviluppo psicomotorio e soprattutto esperenziale che il bambino deve fare, limitando le possibilità di movimento spontaneo di cui necessita in maniera vitale.
Il processo di individuazione e separazione dalla figura di riferimento di cui parlava la psicoanalista e psicoterapeuta Margaret Mahler, consiste appunto nella graduale uscita del bambino da una fusione simbiotica con la mamma che gli consente di comprendere di possedere delle proprie caratteristiche personali e delle capacità per poter affrontare le piccole criticità del quotidiano.

L’importanza del movimento e del gioco spontaneo in un ambiente adatto

Il gioco spontaneo è imprevedibile ed è la forma privilegiata di espressione dei bambini. È a tutti gli effetti un’attività psicomotoria poiché è una mescolanza di sensazioni e abilità.
Pedagogiste importantissime come Maria Montessori ed Emmi Pikler sottolinearono l’importanza di favorire il movimento spontaneo del bambino, entrambe convinte che si dovesse creare l’ambiente giusto affinché il bambino potesse esperire le capacità motorie acquisite in una particolare fase del suo sviluppo.
Entrambe inoltre ritenevano pericolosa l’interferenza dell’adulto nel percorso di crescita; Emmi Pikler , in particolare, suggeriva di porre il neonato in posizione supina qualche minuto al giorno già dalla nascita, permettendogli di esprimere tutto il suo potenziale lasciando che, in modo autonomo e con i propri tempi, conquistasse tutte le posizioni per poi arrivare alla deambulazione.
Anche il “tummy time” (letteralmente il “tempo della pancia”), per esempio, può essere un ottimo momento di pratica motoria per i più piccolini: la posizione è prona (sulla pancia appunto) e serve a stimolare lo sviluppo dei muscoli del collo e del tronco. Questa attività può essere svolta molto presto per qualche minuto al giorno .
Durante il movimento spontaneo, inoltre, il bambino sviluppa neurogenesi (processo di formazione di nuove cellule nervose da cellule staminali neurali o da cellule progenitrici che svolgono un ruolo fondamentale nel neurosviluppo). Il gioco quindi chiede e garantisce mobilizzazione e trasformazione del corpo.

“Disturbi del sonno” e mancanza di attività motoria

I  bambini a cui non è stata data la possibilità di mettere a frutto le loro capacità motorie, sono spesso agitati e nervosi, hanno una bassissima tolleranza agli stimoli esterni e alle piccole frustrazioni proprio perché non hanno avuto modo di “sentirsi”, di mettersi alla prova come esseri competenti e in grado di risolvere autonomamente le piccole criticità quotidiane.
Inserire quindi attività motorie, studiate e calibrate per età e tempistiche adeguate, potrebbe quindi essere la chiave di risoluzione per alcune “problematiche” relative ai frequenti risvegli notturni.
Ciò che è importante ricordare è che, così come il contatto e la presenza di mamma e papà, anche il gioco e il movimento sono una forma di rassicurazione profonda perchè alternano momenti di disorganizzazione a momenti di organizzazione.

Quali supporti per favorire il movimento?

Per i piccolissimi:

  • palestrine strutturate con vari oggetti appesi, preferibilmente in materiali naturali, che stimolano il movimento degli arti superiori e la futura coordinazione oculo-manuale;
  • giostrine Montessori (o mobiles), giostrine visuali, realizzate con materiali semplici, che accompagnano la crescente competenza visiva del neonato e si appendono al soffitto: giostrina Munari, giostrina ottaedri, giostrina gobbi e giostrina ballerini.

Per i più grandicelli (dai 6 mesi):

  • tappetini componibili che attutiscano eventuali cadute da seduti;
  • proporre oggetti interessanti e stimolanti (non necessariamente giocattoli) che il bambino possa esplorare con le mani e con la bocca in assoluta sicurezza e autonomia.

Tutte queste attività motorie agevolano e convogliano l’eccesso di energie che altrimenti il bambino si porterebbe in dote nel sonno notturno, creando risvegli frequenti e sonno disturbato .
Molto spesso è sufficiente introdurre queste attività nella routine quotidiana per vedere già i primi benefici durante la notte.
Il bisogno di contenimento, di contatto, è soltanto una delle numerosissime esigenze del bambino; il compito dei genitori è proprio quello di non focalizzarsi esclusivamente su un unico bisogno, ma di agevolare più pulsioni possibili, come appunto la necessità di movimento di cui abbiamo parlato finora.
Soltanto offrendo ai piccoli l’opportunità di muoversi, diamo loro la possibilità di affinare la propriocezione (o cinestesia, cioè la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio) , fermo restando che, qualora manifestassero un certo disagio nel vivere questa esperienza motoria, le braccia di mamma e papà sono pronte a contenere il pianto o a soddisfare il bisogno di rassicurazione.

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di Silvana Parisi
Puericultrice, psicomotricista, naturopata e sleep consultant certificata. Fondatrice del progetto Puericultrici italiane Newborn & Family care e del sito www.puericultricesilvana.it, si occupa di mamme e bambini dal 1989.

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