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piano del parto

Il piano del parto è un documento scritto e firmato in cui si esprimono le proprie preferenze rispetto alla nascita del bambino, da allegare alla cartella clinica e consegnare a chi assisterà il parto.
Beatrice Sapori, referente certificata Il Parto Positivo e Babybrains, spiega in cosa consista questo documento, perché è importante pensarci per tempo e su quali argomenti soffermarsi per scriverlo.

Cos’è il piano del parto?

Il piano del parto, o piano nascita, è un documento scritto e firmato dalla mamma in attesa, una sorta di “carta dei desideri”, che permette di comunicare alla struttura sanitaria quelle che sono le volontà riguardo al travaglio, al parto, alla nascita del bambino.
Verrà scritto nella forma che sentite più vicina al vostro modo di essere: potrà essere un elenco, una breve lettera, una tabella. L’importante infatti non sarà la forma ma quello che consentirà di fare e di vivere.
Il piano del parto non ha l’obiettivo di essere un atto di difesa dalla violenza ostetrica (anche se di fatto acquisisce un valore legale che vedremo più avanti), ma è, prima di tutto, uno strumento di relazione che dovrebbe aiutare la comunicazione tra la donna, il papà e chi si prenderà cura di voi per fare in modo che la nascita avvenga nel modo più dolce e rispettoso possibile.
È ormai dimostrato come il contesto, l’ambiente e l’assistenza ricevuta abbiano un ruolo importante per un’esperienza di nascita positiva.
Aver quindi comunicato i propri desideri anticipatamente permetterà di evitare continue richieste alla partoriente («Signora, posso visitarla? Signora, mettiamo il monitoraggio! Signora, chiediamo l’epidurale?»), cosicché il travaglio si svolga in modo naturale e senza interferenze, favorendo il lavoro del personale ospedaliero e l’esperienza positiva della mamma e del nascituro.

Come scrivere il piano nascita

Sintetizzando, potremmo dire che il piano nascita è un mezzo che aiuta i genitori a sentirsi fiduciosi e il personale di assistenza ad assecondare i loro desideri.
Attenzione però: presentarsi in una struttura con il piano nascita pronto, ma senza riporre fiducia in chi assisterà, potrebbe rivelarsi controproducente proprio perchè sentirsi calma e fiduciosa è una condizione realmente necessaria al corpo della donna per dare alla luce il suo bambino.
Scrivere insieme il piano nascita vi permette di prendere atto del fatto che siete già genitori (non lo sarete dal giorno del parto!), di iniziare a informarvi prendendo in esame quelle che sono le procedure mediche generalmente utilizzate, selezionando ciò che secondo voi è importante, fondamentale oppure da evitare.
Potreste considerare per esempio:

  • il diritto di avere accanto una persona di fiducia per tutta la durata del travaglio, del parto e del post parto;
  • la possibilità di rifiutare l’utilizzo di ossitocina per accelerare il parto;
  • le proposte di analgesia (l’anestesia epidurale, ma anche acqua, canto, movimento, respiro, massaggi);
  • altre pratiche che potrebbero risultare fastidiose, come lo scollamento delle membrane, la rottura artificiale del sacco, le esaminazioni vaginali di routine per stabilire i cm di dilatazione;
  • il modo in cui desiderate che l’ambiente venga mantenuto: luci spente, possibilità di movimento, possibilità di bere e mangiare, monitoraggio intermittente e non continuo;
  • la gestione del secondamento, durante il quale vengono espulsi o estratti dall’utero la placenta e altri annessi fetali, come le membrane che compongono il sacco amniotico ed il liquido amniotico.

E ancora, tutto quello che riguarda l’immediato post nascita:

  • il taglio del cordone ombelicale;
  • il Bonding, il Breast Crawling, il contatto a pelle;
  • il bagnetto ritardato;
  • la profilassi antibiotica oculare e la vitamina K;
  • gli screening neonatali e la degenza in reparto.

Modelli pre-compilati e ruolo della struttura

Chiaramente, soprattutto se siete in attesa del primo figlio, pensare di poter decidere tutto questo da soli sembra faticoso e surreale. Rifarsi alle linee guida OMS è sicuramente un ottimo punto di partenza, ma ancora più utile potrebbe essere partecipare agli incontri di accompagnamento alla nascita, ma valutate la qualità della proposta e se verrà affrontato il tema del piano del parto.
Nei laboratori del Parto Positivo esiste un incontro dedicato principalmente al piano nascita, ma qualsiasi ostetrica saprà accompagnarvi nella stesura di questo documento. In particolare, sconsiglio sempre di usare modelli standard e pre-compilati proposti oggi da alcune strutture: sarebbe come delegare o semplificare la responsabilità che avete sulla vita che sta per venire al modo.
Se non avete un’ostetrica di riferimento, chiedete di parlare con le ostetriche ospedaliere. Alcuni ospedali, poi, permettono di visitare le sale parto (in questo momento storico, essendo difficile accedere, alcuni propongono tour virtuali o la possibilità di prendere un appuntamento con la capo-ostetrica a cui potrete porre evenutali domande sulle routine ospedaliere).
Qualora vi accorgeste di una sorta di chiusura in questo senso da parte della struttura, di un rifiuto alle richieste elencate motivato da protocolli interni, potrebbe essere un campanello di allarme che vi faccia riflettere. Chiedetevi se volete davvero che siano queste persone ad accogliere la vita di vostro figlio: se rispondono con chiusura a una richiesta telefonica, come risponderanno quando sarete in quella stuttura nel pieno del travaglio?
In tal caso, valutate la loro posizione in maniera intelligente, vi indicherà che forse è necessario un cambio di rotta, un altro ospedale, un’altra ostetrica, un altro piano.

E se qualcosa va storto?

Un altro tassello importante nella stesura del piano nascita è pensare al “piano B”.
Il parto è di per sé un evento naturale e con rischi di emergenza bassissimi se assistito nel modo migliore, tuttavia rimane una piccolissima possibilità che qualcosa vada in modo diverso da come programmato.
Per questo motivo considerate anche l’emergenza, per esempio: qualora si renda necessario intervenire con un cesareo, desiderate che il bambino venga posizionato sul petto della madre o, se le sue condizioni di salute non lo permettano, sul petto del papà?
Stesso discorso nel caso di patologie che rendano necessario un parto medicalizzato o un cesareo programmato: vorreste che il bambino sia sempre accompagnato dal papà anche in terapia intensiva e che possano essere le sue mani le prime che vostro figlio sentirà? Le prime che gli metteranno il pannolino o gli faranno il bagnetto?
O ancora, se dovesse rendersi necessario un distacco precoce vorreste essere sostenuti e incoraggiati nell’allattamento al seno? Chiederete perciò che non venga proposto al bambino nessun tipo di sostituto del latte materno né alcun interferente allo stesso: ciucci, biberon, tettarelle o glucosata.
Preparandosi in questo modo, anche nell’eventualità di un’emergenza e di una nascita diversa da quella attesa, vi sentirete protagonisti e felici che la vostra voce sia stata ascoltata.

Come e a chi presentare il piano del parto?

Tornando alla scelta della struttura, una volta individuata, potrete chiedere direttamente al personale quali siano le modalità previste per discutere il piano nascita: alcuni ospedali consigliano di presentarlo nell’ambulatorio “gravidanze a termine”, altre all’ingresso in pronto soccorso una volta avviato il travaglio, alcune chiedono di riceverlo tramite fax o e-mail prima di poterne discutere.
Non esistono indicazioni standard, ogni donna valuterà con la sua ostetrica o il suo ospedale quando sarà il momento di parlarne. Preparatene due copie cosicché anche il personale del reparto maternità possa riceverne e leggerne una.

Ha valore legale?

La domanda porta a considerare un elemento molto importante da conoscere: il consenso informato.
In campo medico, il consenso informato è una forma di autorizzazione che deve essere espressa da un paziente per ricevere un qualunque trattamento sanitario, previa la necessaria informazione sul caso da parte del personale sanitario proponente. Esatto, anche se siamo “solo” donne che devono partorire, nel momento in cui entriamo in ospedale per farlo siamo considerate “pazienti”.
L’articolo 33 della legge n. 833 del 1978 stabilisce che gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono di norma volontari; qualora previsti, i trattamenti sanitari obbligatori devono comunque rispettare la dignità della persona, i diritti civici e politici, compreso, per quanto possibile, il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura.
L’attuale Codice Deontologico sancisce l’obbligo di informazione al paziente (articolo 30) o all’eventuale terzo (articolo 31), nonché l’obbligo di acquisire il consenso informato del paziente (art. 32) o del legale rappresentante nell’ipotesi di minore (art. 33).
Lo stesso Codice Deontologico stabilisce poi l’obbligo di rispettare la reale ed effettiva volontà del paziente (art. 34) nonché i comportamenti da tenere nell’ipotesi di assistenza d’urgenza (art. 35). Si può pertanto sostenere che sussiste un obbligo diretto, di natura deontologica, all’informazione al paziente, nonché all’acquisizione del consenso informato.
Semplificando, in poche parole, è dovere di chi assiste informare la donna su quelle che sono le procedure ed è diritto della donna accettarle o riufiutarle: quindi, aver scritto nero su bianco che desideriate o vogliate evitare una determinata procedura medica significa aver dichiarato a chi vi assiste una decisione che dovrebbe essere rispettata.
Scrivere il piano nascita potrebbe essere il punto di partenza per una consapevolezza nuova, che vi permetta di pensare che frasi come “Nel mio ospedale non posso riufiutare l’induzione” oppure “Non so perché, l’ha detto il ginecologo” sono questioni di altri tempi, quando il rapporto tra il medico e il paziente non includeva un certo tipo di comunicazione basato sul rispetto ai fini di un buon esito della cura stessa.
Comprendete quindi che il valore legale del piano del parto è strettamente legato al diritto all’autodeterminazione: avere accanto un professionista di cui vi fidate, avere piena libertà di chiedere qualora non fosse chiara una determinata procedura, discutere insieme sui pro, i contro e le alternative possibili se possibili, fa del piano nascita uno strumento finalizzato alla costruzione di una buona relazione, favorendo così il diritto a un parto rispettoso e a una buona nascita.


di Beatrice Sapori
Referente certificata Il Parto Positivo e Babybrains, cura il sito e social Nascere Bene Italia.

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