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outdoor education

La situazione di emergenza sanitaria ha incrementato alcuni problemi che ci affliggono da anni, se non decenni: fra questi la sempre più scarsa attività fisica, soprattutto in natura, dei giovanissimi. Se fino a poche generazioni fa non serviva nemmeno programmare attività motorie all’aria aperta, dal momento che i bambini frequentavano usualmente le piazze, le strade, i prati e gli spazi aperti, in genere con i loro coetanei, le “migliorie” portate dal progresso ci hanno regalato una gioventù decisamente più sedentaria, a rischio obesità e sovrappeso e, dalla primavera del 2020 almeno, dipendente più dagli schermi che dalle attrattive offerte dall’ambiente “reale”.

Federica Villa, insegnante e curatrice del blog Dontwasteasunnyday, in cui ragiona di maternità e genitorialità, educazione e vita outdoor, definisce questo tipo di pedagogia all’aria aperta, sottolineandone i benefici, ma anche le difficoltà e i limiti affinché possa mettersi in pratica davvero. Trovate anche una lista di attività outdoor da scegliere e proporre ai bambini.

Educazione outdoor: qualche spunto per “principianti”

La consapevolezza riguardo ai problemi elencati sta lentamente aumentando, portando alla ri-scoperta dell’outdoor education, che sempre più famiglie e istituzioni scolastiche ed educative stanno scegliendo per l’enorme beneficio educativo, che si esplica sul versante fisico (e anche immunitario, particolarmente avvertito oggi), psichico, emotivo e comportamentale, ma anche per quanto riguarda ovviamente la “coscienza ecologica”.
Realizzare un progetto outdoor non è qualcosa che si può improvvisare, ma trovare realtà che adottino questo paradigma è sempre meno difficile, soprattutto nel contesto extrastatale (sebbene non manchino esperienze anche nella scuola pubblica, almeno nel primo ciclo di istruzione, come la Rete delle Scuole all’Aperto), fermo restando che anche nel contesto domestico, con l’ausilio delle giuste risorse, si possono offrire esperienze significative e sempre più preziose, con i tempi che corrono.

Figlia della scuola del Nord Europa, l’educazione outdoor, basata sulla pedagogia del bosco, è dunque ormai presente da qualche anno anche nel nostro paese in maniera non trascurabile: sarebbero centinaia e centinaia le strutture che la declinano in vari modi, dal nido alla scuola secondaria, nel settore privato e delle associazioni e, in misura sicuramente meno massiccia, in quello statale.
Il condizionale è d’obbligo, dal momento che non esiste un vero censimento delle scuole, in un panorama così variegato; è però sicuramente un fenomeno in netta crescita, a cui la pandemia ha dato una grande accelerazione.

Le attività outdoor realizzabili sono innumerevoli, sebbene sia comprensibile lo spaesamento di chi (ormai assuefatto alla vita urbana e ipertecnologizzata) potrebbe ritenere di non avere le giuste competenze per affrontare, senza la guida di esperti, un percorso del genere.
Eppure, al di là della indubbia necessità di fare le cose “a ragion veduta”, il primo consiglio che mi sento di dare è quello di non perdere tempo e affidarsi, semplicemente, ai bambini: loro, più di noi, conservano la loro essenza selvatica, e non hanno certo bisogno di grandi spiegazioni, una volta che varchino la soglia di un bosco!

«Nel bosco le esperienze sensoriali sono presenti nella loro pienezza e coinvolgono tutti e cinque i sensi. I bambini sono spronati in modo naturale a sperimentare le loro capacità motorie e a fare innumerevoli scoperte ed esperienze tattili. Possono allenare il senso dell’equilibrio camminando sui tronchi o attraversando fossati. Toccano e annusano i fiori e le bacche, e si buttano nell’erba alta o nei mucchi di foglie. Strappano foglie per preparare zuppe e poi si annusano le mani; sentono il picchio e altri uccellini o il fruscio delle foglie. D’inverno si mettono a studiare le tracce degli animali o provano a prendere i fiocchi di neve con la lingua» suggerisce Alexandra Schwarzer in Giocare tra gli alberi, per esempio.

L’ambiente naturale è vivo, sempre pronto a una interazione significativa con l’essere umano, a qualsiasi età e in qualsiasi stagione o condizione climatica: fin dalla vita uterina, i piccoli possono sperimentare i rumori del bosco e la conformazione del terreno, che causa il dondolio più accentuato del corpo della mamma.

Dopo un “apprendistato” maturato nella fascia o nel marsupio, un piccolo di pochi mesi può già giocare nel bosco sdraiato su un telo o un tappeto, manipolando foglie, sassi, pigne o legnetti.
La natura accoglie e sostiene il suo sviluppo psicomotorio: nel bosco si gattona, si impara a camminare, a correre, saltare.

Anche il linguaggio viene sviluppato enormemente, non solo grazie all’attività fisica, ma anche alla ricchezza di stimoli ed elementi di cui apprendere i nomi, che attirano irresistibilmente l’attenzione di bambini e ragazzi, così come dalla necessità di dar conto delle molte esperienze possibili.

Esperienze outdoor per bambini: quali scegliere

Parlando di esperienze per bambini all’aperto, l’invito è dunque quello di scegliere la semplicità, rifuggendo per esempio le aree gioco strutturate e parchi avventura che offrono, ancora una volta, esperienze “preconfezionate”; via libera invece al gioco libero in natura, possibilmente con i coetanei, che è la cosa più necessaria, per i piccoli.

Attività outdoor semplici e benefiche per bambini “di ogni età” sono, per esempio:

  • la semplice camminata esplorativa del bosco, anche a piedi scalzi, per saggiare il terreno e le sue caratteristiche e risvegliare i sensi
  • l’osservazione delle piante e degli animali
  • la raccolta di oggetti o frutti (bacche, rametti, foglie, ghiande, castagne…), che si possono poi classificare e riporre in recipienti o utilizzare per lavori artistici
  • la costruzione di un riparo, di una galleria o una diga, se è presente un corso d’acqua
  • consumare il pasto, senza lasciare rifiuti e magari accendendo il fuoco
  • arrampicarsi sugli alberi o su un pendio
  • correre
  • fare giochi con corde o dondolare su un’amaca
  • camminare sul filo, o meglio una “slackline” montata su due alberi sufficientemente lontani

Come vedete, sono solo le esperienze outdoor più semplici, a cui se ne possono affiancare altre più elaborate, eventualmente affidandosi ad accompagnatori in natura, a scuole o associazioni che promuovono questo approccio, senza pregiudizi né troppi timori: i bambini sono fatti per stare all’aria aperta, sporcarsi, correre qualche rischio e superare se stessi, grazie all’insostituibile apporto della natura.


di Federica Villa
Insegnante di scuola superiore di primo grado, mamma alla pari in allattamento e curatrice del blog Dontwasteasunnyday, in cui ragiona di maternità e genitorialità, educazione e vita outdoor.

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