Ricomincia la scuola e, visti i recenti anni passati a schivare il Covid, ci siamo quasi dimenticati delle malattie infettive che i bambini contraggono in età scolare. Alcune di queste sono malattie esantematiche, un tempo molto comuni: il morbillo, la rosolia e la varicella, che potevano presentare anche quadri impegnativi; la quinta malattia, la sesta malattia, e la mani piedi e bocca, tuttora presenti ma decisamente meno temibili, e con decorso benigno.
Rivediamo quindi alcune di queste malattie infettive più una, la faringotonsillite, che non è esantematica, ma è frequente tra i bambini. Per ognuna, la dottoressa Fabiana Pompei fornisce definizione, principali sintomi, periodo dell’anno in cui è più facile ammalarsi, diagnosi e terapia.
I termini maschili usati nel testo sono da intendersi per persone di ogni genere.
Cosa sono le malattie esantematiche
Innanzitutto, diamo la definizione di esantema (che si può pronunciare sia esantèma che esàntema).
L’esantema è un’eruzione cutanea che, in corso di malattia infettiva, si manifesta improvvisamente sotto forma di puntini, macchie, papule, vescicole, pustole di colorito variabile che vanno dal rosa al rosso vivo. Le malattie esantematiche sono malattie infettive in cui l’esantema rappresenta uno dei sintomi principali e caratteristici della malattia in atto.
Di seguito rivediamo quindi insieme alcune delle malattie infettive più comuni in età pediatrica, per un breve ripasso e per sapere come comportarci.
Quinta malattia
La quinta malattia è una malattia esantematica virale, causata dal Parvovirus B19, in cui l’esantema compare al termine della malattia quando il bambino non è più contagioso. L’esantema è facciale, dura per un massimo di 4 giorni e conferisce alle guance l’aspetto tipico di essere state schiaffeggiate. Quando compare, i sintomi più fastidiosi della malattia sono in genere scomparsi, il bambino non è più contagioso e può tornare a scuola.
Una volta guariti, l’immmunità è permanente, cioè non c’è possibilità di riprenderla.
La malattia ha decorso benigno e porta a completa risoluzione dei sintomi.
Sintomi e contagio
Prima dell’esantema però esordiscono i sintomi simil-influenzali:
- febbre
- malessere generale
- mal di testa
- mal di gola
- dolori muscolari, talvolta anche articolari con tumefazioni alle ginocchia
Solitamente, dopo un periodo di incubazione che va da 4 a 14 giorni (ma che può spingersi fino a 21) compaiono i sintomi sopra descritti. Dopo 7-10 giorni dall’esordio di questi, appare l’esantema facciale.
Il periodo di contagio va dall’incubazione fino alla comparsa dell’esantema: può durare quindi fino a 3 o 4 settimane, il che ci fa comprendere come la quinta malattia sia facilmente trasmissibile, soprattutto nella fase di incubazione, quando i sintomi non sono ancora presenti e il bambino sta bene ma sta incubando.
Il contagio avviene per via aerea, attraverso colpi di tosse, starnuti, o il contatto diretto con superfici contaminate da secrezioni.
In che periodo dell’anno è diffusa?
Di solito tra l’inverno e la primavera.
Come si fa la diagnosi?
Dai sintomi e dalla visita del bambino.
Per chi è rischiosa la malattia?
Per chi ha anomalie o malattie del sistema immunitario, ha subito un trapianto d’organo, ha malattie della serie rossa del sangue (anemie) o per le donne incinte: in questi casi si possono avere complicanze maggiori per cui il monitoraggio deve essere stretto.
In gravidanza la quinta malattia può infatti portare alla morte del feto perché il virus è in grado di passare la barriera placentare e raggiungere il nascituro. Attenzione quindi per le donne gravide alla seconda o successiva gravidanza, nel caso in cui un figlio contragga l’infezione.
Terapia
Terapia nessuna, se non il paracetamolo per abbassare la febbre.
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Sesta malattia
Anche la sesta malattia è una malattia esantematica e di origine virale. È causata da un herpes virus e la trasmissione è aerea, attraverso le goccioline emesse parlando, o tramite starnuti e colpi di tosse, o tramite il contatto con superfici contaminate da saliva, secrezioni o da quelle stesse goccioline. Solitamente colpisce i bambini più piccoli, in età prescolare, dai 6 mesi ai 2 anni.
Il periodo di incubazione è tra i 5 e i 15 giorni.
Sintomi e contagio
Come primo sintomo compare la febbre anche alta, che può durare fino a 4 giorni. Scomparsa la febbre, inizia l’esantema.
Per questa malattia la massima contagiosità è durante la fase febbrile; una volta che questa è risolta, il bambino può tornare all’asilo o a scuola.
In concomitanza alla febbre possono anche esserci altri sintomi:
- malessere e irritabilità
- congiuntivite
- diarrea
- mal di gola
- possibile linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi al collo, ascelle e inguine)
L’esantema è puntiforme, come quello della rosolia: non si tratta di vescicole, ma di maculo-papule di colore rosa-rosso che appaiono sul tronco, sul viso e sul collo, di tanto in tanto alla radice degli arti. Non prudono e scompaiono nel giro di 2 giorni, senza lasciare traccia. È possibile che insieme all’esantema si gonfino i linfonodi retrocervicalii, cioè quelli che abbiamo posteriormente sul collo, sotto la nuca.
In che periodo dell’anno è diffusa?
Tutto l’anno.
Come si fa la diagnosi?
Dai sintomi e dalla visita del bambino.
Per chi è rischiosa la malattia?
Per chi ha un’affezione del sistema immunitario o ha subito un trapianto di organo.
Nei bambini sani la malattia decorre benigna; si è però notato, rispetto ad altre infezioni pediatriche comuni, un’aumentata incidenza di convulsioni febbrili nei bambini predisposti. È un sintomo, quello delle convulsioni febbrili, che ci spaventa molto, ma che in realtà si risolve senza problemi.
Terapia
Sintomatica: paracetamolo per la febbre o se il bambino lamenta malessere o è irritato.
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Mani piedi e bocca
È anche questa una malattia esantematica e virale, che in genere colpisce i bambini in età da asilo, questo perché è molto contagiosa e raramente un bambino riesce a evitarla. Ma non è escluso che possa contrarla a scuola, fino ai 10 anni di età, e che possa anche colpire gli adulti, dando in questi manifestazioni solitamente molto lievi.
È causata da un virus (più di uno) della famiglia degli Enterovirus; il periodo di incubazione è più corto che nella sesta malattia, e sicuramente più che nella quinta: dura solitamente 7 giorni.
Sintomi e contagio
Il sintomo caratteristico è l’eruzione di vescicole rosse, solo talvolta pruriginose, ma in genere no, sulle mani, sui piedi e in bocca. Non è detto che la comparsa delle vescicole avvenga su tutte e tre le aree e non è neppure detto che si limiti a queste sole tre zone. Può talvolta interessare anche il viso, le braccia e le gambe.
L’eruzione non disturba il bambino a meno che non avvenga in bocca, causando dolore alla masticazione e alla deglutizione. Allora è possibile che il bambino inizi a mangiare e a bere molto poco ed è questo il rischio maggiore che si corre con la mani piedi e bocca, quello della disidratazione.
La febbre in genere è lieve o assente, ci può essere un po’ di diarrea o i dolori alla pancia o alla testa e nient’altro.
I sintomi durano 7-10 giorni: in questi giorni il bambino può essere contagioso, mentre dopo la prima settimana la possibilità di contagio si riduce considerevolmente. Alla scomparsa della febbre e delle vescicole il bambino può tornare a scuola.
Secondo alcuni pediatri, essendo la malattia molto lieve e comune, anche laddove persistano delle vescicole sulla cute, non c’è ragione che il bambino rimanga a casa (purché però non abbia febbre e vescicole in bocca e stia bene). La malattia infatti si trasmette per via aerea, ma se il bambino non ha vescicole nel cavo orale, non ha possibilità di espellere più il virus e trattenerlo a casa sarebbe un eccesso di precauzione. Questo vale a meno che non sia in atto un piccolo focolaio all’interno della comunità scolastica e, per evitare l’ulteriore diffusione del virus, la scuola non richieda di far rimanere il bambino a casa fino alla completa risoluzione dell’esantema, o a meno che nella classe di nostro figlio non ci sia un bambino fragile da salvaguardare.
La mani piedi e bocca ha un decorso benigno e le complicanze sono rarissime.
In che periodo dell’anno è diffusa?
In genere si contrae dall’autunno alla primavera.
Come si fa la diagnosi?
La diagnosi è clinica, dai sintomi e dalla visita del bambino.
Per chi è rischiosa la malattia?
Ancora una volta per chi ha malattie del sistema immunitario o una sua depressione (chi ha subito un trapianto d’organo) e per le donne incinte, soprattutto nelle prime settimane di gravidanza, seppur il rischio rimane piuttosto basso. In questi casi conviene contattare il proprio ginecologo o le ostetriche ospedaliere presso cui effettuiamo i controlli della gravidanza.
Terapia
Paracetamolo, ma quasi mai, perché la febbre è in genere lieve, e risciacqui per alleviare il fastidio in bocca, se l’esantema compare anche lì. Assicuriamoci che il bambino ingerisca liquidi non solo dandogli da bere acqua ma offrendogli pasti liquidi (brodi, passati di verdura ecc.), di modo che allo stesso tempo beva e mangi, riducendo al minimo le occasioni in cui deve assumere qualcosa per bocca.
Faringotonsillite o mal di gola
La faringotonsillite o mal di gola è una malattia molto comune e nella maggior parte dei casi è di natura virale. Questo presuppone che guarisca da sola e che non richieda terapie specifiche, se non quelle che possano alleviare il dolore o il fastidio e l’eventuale febbre. In genere il pediatra consiglia di fare lavaggi con soluzione fisiologica delle vie nasali.
Tavolta il mal di gola non è però dovuto a un virus, ma a un batterio, lo Streptococco beta emolitico di gruppo A (SBEGA), che può causare una serie di gravi complicanze. In questo caso si rende necessaria la terapia antibiotica.
Gli antibiotici infatti sono da assumere sempre in caso di tonsillite streptococcica, perché laddove il batterio non venisse del tutto debellato potrebbe diffondersi attraverso il sangue in altri distretti corporei, anatomicamente lontani dalla gola, come le articolazioni, il cuore, i reni, il sistema nervoso centrale, causando complicanze come la malattia reumatica, la glomerulonefrite e la PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections), affezione autoimmune del sistema nervoso centrale. Nei casi più gravi la malattia reumatica può dare anche un interessamento cardiaco.
Sintomi e contagio
Dalla clinica non è possibile distinguere se l’infezione è di origine virale o batterica: in genere la faringite virale è associata a sintomi tipicamente virali (congiuntivite, raffreddore, diarrea) ma non si può far affidamento solo su questi; ugualmente non si può far affidamento sulla presenza o meno delle placche in gola: anche le faringotonsilliti virali possono infatti causare placche biancastre sulle tonsille. Bisognerà dunque procedere con un tampone faringeo.
Il periodo di incubazione della faringotonsillite, che sia virale o streptococcica, è molto breve, all’incirca di 3 giorni. La durata della malattia è in genere di 7 giorni, nel caso della tonsillite streptococcica anche meno, ma una volta iniziato l’antibiotico, cioè dopo 24 ore dall’inizio della terapia, il bambino può tornare a scuola perché non è più contagioso.
Una volta presa la faringite streptococcica, la si può rifare: l’averla già fatta non ci protegge dall’eventualità di riprenderla ancora. Per quelle virali, i virus che causano raffreddore e mal di gola non conferiscono un’immunità permanente e sono per giunta numerosi: contratto uno, avanti il prossimo.
Come si fa la diagnosi?
Tramite tampone faringeo, che può essere effettuato dal pediatra di famiglia e anche in farmacia, l’importante che l’operatore che preleva sia abile.
In farmacia sono disponibili kit per il prelievo in casa, ma personalmente li sconsiglio. Abbiamo preso tutti dimestichezza con i tamponi per il Covid, ma prelevare dal naso è più semplice che dalla gola, soprattutto su un bambino, che può essere molto disturbato dal prelievo in gola e dunque collaborare poco.
Inoltre il prelievo nasale è quasi obbligato, le cavità nasali sono piccole in confronto a quella della gola e infilato il tampone correttamente, adeguatamente in alto e ruotato abbastanza a lungo il rischio di effettuare un prelievo fasullo è davvero basso; per la gola non è così. La cavità è più ampia, prelevare dalle tonsille è difficile e, ripeto, fastidioso, dobbiamo cercare di strofinare solo in fondo sulle tonsille, senza toccare il resto del cavo orale, sia quando infiliamo sia quando estraiamo il tampone, con il riflesso del vomito sempre in agguato. Insomma bisogna avere una mano esperta.
Per chi è rischiosa la malattia?
La malattia virale non è rischiosa, ma, se le secrezioni nasali che spesso accompagnano il mal di gola non vengono sufficientemente allontanate, possono andare a ostruire l’orecchio o le vie aeree inferiori, procurando otiti e bronchiti. I lavaggi nasali con fisiologica sono di grande aiuto.
Le complicanze della tonsillite streptococcica, seppur più rare delle otiti e delle bronchiti, possono subentrare in qualunque bambino e adulto sano e sono invece molto pericolose.
Terapia
Se di origine virale solo sintomatica; se causata dallo streptococco terapia antibiotica con amoxicillina, impostata dal pediatra in base al peso del bambino.
di Fabiana Pompei
Laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione. Dopo anni passati in ambulatorio, ora scrive di ciò che più le interessa: nutrizione, educazione alimentare, pedagogia e genitorialità.